CD FLC: in un’impasse su precariato, contratto e autonomia.

Resoconto del Direttivo FLC del 18 dicembre 2019.

Mercoledì 18 dicembre 2019 a Roma, presso la sede della CGIL di Corso Italia, si è tenuto il Direttivo nazionale della FLC. Oltre ad alcuni adempimenti (come il bilancio) e la definizione delle ultime strutture nazionali (abbiamo indicato nel Forum precari in rappresentanza di RT! il compagno Vincenzo Cimmino di Milano), si è discusso della situazione politico sindacale della categoria.

Il segretario della FLC, Francesco Sinopoli, nella relazione ed in particolare nelle conclusioni ha stimolato organizzazione a non farsi prendere da pessimismo e sconforto: dalla legge di bilancio si è ottenuto poco, ma su contrasto autonomia, precariato, investimenti e rinnovo contratto l’iniziativa della FLC prosegue a gennaio senza soluzione di continuità. Non a caso si è deciso ora di proclamare lo stato di agitazione del comparto istruzione e ricerca.
La relazione ha rivendicato sia l’intesa del 24 aprile (che secondo il segretario generale avrebbe determinato lo spostamento degli equilibri nel governo, accentuandone le contraddizioni e quindi contribuendo alla sua caduta), sia dopo il risultato europeo e le tentazioni neoautoritarie di Salvini la nascita del governo Conte bis ed il sostegno della CGIL per una gestione parlamentare della crisi.
Su questi mesi per Sinopoli sono però precipitati nodi intricati: i 23 mld per il taglio dell’IVA, le crisi industriali (ilva e non solo), il rinnovo dei ccnl pubblici. Si sono però conquistati alcuni elementi importanti (come il taglio del cuneo fiscale), anche se la legge di bilancio è senza asse e baricentro, frutto soprattutto delle mediazioni nella compagine governativa. In questo quadro, per il segretario FLC Landini ha fatto una proposta originale, quella di un’alleanza contro lo sbriciolamento del paese, che è operazione straordinaria per creare un nuovo coinvolgimento ed un’azione del governo in questa fase di crisi, a partire dalla ripresa degli investimenti pubblici nei settori della conoscenza. Non è però, e non può essere, una replica dei patti neocorporativi degli anni ottanta (Sinopoli ha infatti ribadito di non credere in nessun possibile scambio, soprattutto quando non c’è niente da scambiare).
E’ necessario cioè provare a costruire cioè un’alternativa alla stagnazione ed alla deriva del presente, tenendo presente il segnale che arriva dalla Gran Bretagna: la proposta Labour di una ripresa della centralità dello stato e di grandi investimenti è stata sconfitta da un’opzione nazionalista. Un segnale che indica l’arretramento e la difficoltà della sinistra e che parla anche all’Italia, in una dinamica politica ugualmente segnata da consenso nazionalista sulla lega e sulla destra.
In questo quadro, il segretario FLC ha sottolineato l’importanza di portare avanti le vertenze del 2019. Tutte. Senza soluzione continuità.
Sul precariato, si sono portati a casa alcuni risultati, con grande impegno e difficoltà, in un quadro contraddittorio segnato anche da sgambetti parlamentari (come l’introduzione dei limiti quinquennali alla mobilità, che è materia contrattuale). Quindi a gennaio è necessario riprendere mobilitazione dei precari, in parallelo alla legge collegata sull’accesso nella scuola, anche in forme e modalità significative, in grado di coinvolgere categoria e segnare una presenza nel paese.
Si è aperta in queste settimane la trattativa sul ccnl con la Presidenza del Consiglio. Non ci sono le risorse per chiudere in questa legge di bilancio: 3,5 miliardi non sono sufficienti. Abbiamo chiesto un altro miliardo per avere aumenti significativo, obbiettivo che ci possiamo porre l’obbiettivo di raggiungere entro il 2020, a partire da chiari impegni e relative intese collegate al DEF. Uno spazio temporale che ci permette di costruire un contratto non solo su salario, ma anche sulla ridefinizione di alcuni limiti normativi alla contrattazione decentrata su salario e organizzazione del lavoro.
Sull’autonomia, il DDL boccia non ci convince per tanti versanti. Lo abbiamo detto, come abbiamo portato la CGIL a sviluppare una posizione inequivocabile sulla scuola. Abbiamo promosso e partecipato alle iniziative di informazione e mobilitazione in queste settimane, le riprenderemo a gennaio.
Su tutto questo, o abbiamo risposte o c’è uno sciopero sospeso da aprile scorso. Lo sciopero però si costruisce, evitando marginalità e testimonianza.

Il dibattito è stato articolato. Diversi interventi (in particolare dei settori della sinistra della maggioranza) hanno sottolineato il rischio dell’impasse in cui siamo. Dalla difficile condizione salariale della categoria (con salari bassi anche in confronto al resto del pubblico impiego) al precariato (ritornando a chiedere un percorso di stabilizzazione per tutto il precariato, al di là dei 50mila posti a concorso), senza dimenticarsi dell’autonomia differenziata (in cui si è sottolineato la pericolosità della bozza Boccia, l’isolamento della categoria nel contrasto alle iniziative governative, il rischio che in una dinamica di frammentazione sociale del paese anche l’eventuale argine sulla scuola sia poi travolto nel tempo). Come hanno sottolineato la gravità della condizione salariale non solo nei settori pubblici della categoria, ma anzi in particolare nei settori privati, o l’intervento particolarmente negativo di questo governo negli altri settori del comparto (a partire dall’università, con l’istituzione di un Agenzia Nazionale della Ricerca politicamente controllata, di impianto sfacciatamente autoritario). Alcuni hanno anche sottolineato i limiti e le tensioni presenti nel cosiddetto fronte sindacale unitario, anche in funzione della possibile evoluzione della dinamica politica. Questi interventi hanno quindi sottolineato la necessità non solo di riprendere la mobilitazione, ma anche di sviluppare un maggior protagonismo FLC in questo percorso, a partire da una definizione più puntuale di una nostra specifica piattaforma e da un forte coinvolgimento della categoria, con assemblee e iniziative nei posti di lavoro e nei territori. Altri settori (in particolare quelli più moderati), hanno invece valorizzato in particolare i risultati ottenuti sino a qui (i limiti e gli ostacoli sull’autonomia, le risorse conquistate sul contratto che ci avvicinano al nostro obbiettivo, le stabilizzazioni del decreto precari), sottolineando l’importanza di una tenuta politica complessiva nel quadro molto difficile segnato dalla presenza della destra nel paese.

L’Ordine del giorno conclusivo ha raccolto le contraddizioni, le incertezze e le ambiguità di questo dibattito. Da una parte ha rilanciato l’orizzonte di una prossima mobilitazione intorno ad una prima traccia di piattaforma, dall’altra però non ne ha definito né delle scadenze né un percorso concreto, senza neanche alludere alla necessità immediata di uno sciopero generale.

Per questo abbiamo votato contro l’ordine del giorno, con le motivazioni presentate nell’intervento del compagno Luca Scacchi.

LS

 

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