Contro la regionalizzazione, confermare lo sciopero del 17 maggio.

Un'intesa solo di vaghe promesse. Comunicato di #Riconquistiamotutto nella FLC.

Qui il testo in pdf e jpeg.
Qui una versione sintetica su una facciata in pdf e jpeg.   

All’alba del 24 aprile è stata firmata un’intesa tra governo e sindacati dell’istruzione/ricerca (CISL FSUR; FLC CGIL; UIL Scuola RUA; SNALS Confsal; Gilda-Unams).

L’INTESA È FATTA SOLO DI UNA SERIE DI IMPEGNI POLITICI: sono solo una serie di promesse senza scadenze, senza risorse e senza nessun provvedimento immediatamente applicabile od esigibile.

SONO SOLO PAROLE. Senza la prossima legge di bilancio, infatti, nessuna di queste grandi promesse potrà concretizzarsi. E nella prossima legge di bilancio, nella quotidiana lite tra i partner di governo e dopo il ribaltamento dei loro rapporti di forza con le Europee, precipiteranno molte partite: la recessione appena iniziata, i 23 miliardi per l’aumento dell’IVA, la flat tax, l’instabilità finanziaria e lo spread, il cuneo fiscale, la crisi Alitalia,…
Che peso potranno mai avere le parole di oggi, di un altro tempo ed un’altra stagione politica?

PAROLE PER DI PIU’ VAGHE E SENZA MOLTO CONTENUTO.
Sul rinnovo del CCNL ci si impegna ad arrivare “al recupero graduale nel triennio del potere d’acquisto delle retribuzione”. vuol dire che solo nel 2021 si potrà avere un aumento più o meno del 4% (poco sopra i 100 euro medi). Quanto previsto dall’IPCA, cioè l’inflazione al netto di carburanti ed energia (in realtà quindi qualcosa meno della difesa del potere d’acquisto, come mostra il prezzo della benzina in queste settimane). Dal 2008 ad oggi (come detto dalla FLC) gli stipendi medi nel comparto sono calati del 2,9% (cioè sono scesi nominalmente di oltre 800 euro all’anno), a cui si aggiunge l’11,2% di inflazione del decennio. Quando si recupererà questa perdita del potere d’acquisto? Non nello scorso rinnovo, non in questo. Solo alla scuola, però, si promettono risorse aggiuntive: “un percorso che permetta un graduale avvicinamento alla media dei livelli salariali degli altri paesi europei”. Nulla però si dice su quanto sia questo avvicinamento, quanto duri questo percorso e soprattutto quale forma eventualmente assumerà (per tutti/e o selettivo? salario accessorio o paga base?).
Sul precariato, anche qui ci si concentra solo sulla scuola (ed in particolare sui docenti), con qualche accenno all’incremento del personale che svolge attività di didattica e ricerca nell’università e a completare le stabilizzazioni in corso nella ricerca. Le indicazioni sono comunque confuse e, per di più, sembrano limitate solo alla prossima tornata (anche per sostituire gli usciti in quota 100): si promettono cioè “modalità adeguate e semplificate”, oltre che “percorsi abilitanti semplificati e selettivi”, per chi ha 36 mesi di servizio. Però non c’è nessun numero e nessun meccanismo chiaro, neanche per i precari di lunga durata.
L’ultimo punto è dedicato alla “scuola del Paese”. Nel contratto di governo è previsto un processo di autonomie regionali rafforzate. In questi mesi sono state presentate le proposte di intesa preparate dal governo con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Quelle intese avviano una regionalizzazione di tutto il sistema nazionale di istruzione e ricerca (scuola, università, formazione professionale, enti di ricerca, Afam, ecc). Nel quadro di queste autonomie rafforzate, cosa dice l’intesa coi sindacati? Ribadisce astrattamente l’unità e l’identità culturale, prevede un reclutamento uniforme, ribadisce lo status giuridico regolato dal CCNL e l’unitarietà degli ordinamenti, dei curricola e dei sistemi di governo. Nessuna delle intese con le Regioni mette però in discussione questi elementi. Perché con la gestione degli organici (numero per classe, regole per mobilità, ecc), fondi autonomi (contratti integrativi in grado di distribuire salari aggiuntivi e magari anche impegni aggiuntivi), la possibilità di integrare i curricola nel quadro dell’attuale autonomia, possono comunque smantellare i sistemi nazionali come si propongono di fare.

LO SCIOPERO DEL 17 MAGGIO ERA STATO CONVOCATO PROPRIO CONTRO LA REGIONALIZZAZIONE.
Oltre che ccnl e stabilizzazioni, si voleva difendere diritti e servizi universali. In queste settimane, proprio in vista dello sciopero, stava infatti crescendo l’attenzione e la preoccupazione per le autonomie rafforzate. Si stavano moltiplicando assemblee, comitati, prese di posizione nelle scuole, nelle università e negli enti di ricerca. La firma di questa intesa, la sospensione dello sciopero, rischia ora di bloccare ogni iniziativa.

Questo era tra l’altro l’unico sciopero sinora convocato sulla regionalizzazione, nonostante le intese con le Regioni riguardino anche altri importanti servizi universali (dalla sanità ai trasporti). Nei mesi scorsi avevamo criticato questo isolamento, l’assenza di un allargamento ed una generalizzazione della mobiltiazione. In ogni caso, come nel 2015 con la Buonascuola, proprio qui si poteva innescare una prima rottura tra settori di massa e le politiche del governo contro il lavoro e i diritti. E quindi questo sciopero poteva esser un primo passo della resistenza di tutti e tutte. Con la firma dell’intesa, con la sua sospensione, ora si rischia invece di dare un sostanziale via libera, una significativa spinta in avanti a questo governo sulla strada della regionalizzazione.

Non a caso il primo a felicitarsi è stato Salvini. Quel Salvini che solo 24 ore prima aveva precisato che in ogni caso nei prossimi 4 anni si farà la riforma della scuola. Quello stesso Salvini che si prepara a vincere le prossime elezioni ed a pesare ancora di più sul governo e sulle sue politiche (qualunque esso sia).

PER QUESTO RITENIAMO L’INTESA SCRITTA SULL’ACQUA E SOPRATTUTTO SBAGLIATA.

PER QUESTO SI DEVE RITIRARE LA FIRMA E CONFERMARE LO SCIOPERO DEL 17 MAGGIO.

#Riconquistiamotutto
sindacatoaltracosa nella FLC

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