Per il lavoro e l’ambiente, contro il Terzo Valico
Si è svolta ieri a Genova una manifestazione dei lavoratori dei cantieri COCIV e CTG del Terzo Valico, la linea TAV in costruzione tra Genova e Tortona, promossa dai sindacati edili FILLEA CGIL, FILCA CISL e FENEAL UIL.
La manifestazione, che si è poi portata verso la sede del Consiglio Regionale della Liguria, con le parole d’ordine “Facciamo sentire la nostra voce. Vogliamo lavorare!”, aveva l’obbiettivo di richiedere alla Regione un sostegno per lo sblocco delle risorse finanziarie per il Terzo Valico, “nell’interesse del Paese”, che “necessita di infrastrutture in grado di garantire sviluppo economico e coesione sociale”.
Vogliamo esprimere tutto il nostro dissenso rispetto agli obbiettivi di questa iniziativa, che contrappongono ancora una volta il diritto al lavoro con quello alla salute e alla difesa del territorio. La giustissima rivendicazione dei lavoratori per una piena continuità occupazionale e di reddito non può essere strumentalizzata!
Da più parti, compresa quella della CGIL genovese e ligure, si invoca costantemente la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture esistenti. Non crediamo di doverci dilungare a spigarne qui i motivi. Basti pensare alla tragedia del crollo del ponte Morandi e a tutte le conseguenze che, oltre alla perdita irreparabile di tante vite umane, sta subendo la città di Genova da quel 14 agosto.
Gli abitanti dei territori compresi tra Genova e Tortona, interessati dai cantieri del Terzo Valico, pagano sistematicamente l’assenza di queste manutenzioni. In più, negli ultimi anni hanno visto centinaia di milioni di euro pubblici andare a finanziare cantieri che hanno interrotto falde acquifere, estratto materiale amiantifero, inquinato corsi d’acqua, generato traffico pesante, riempito ogni spazio di montagne di terra smossa, cementificato spazi verdi e aree fluviali. Circa 1.500 milioni di euro pubblici sono finora stati spesi in questo modo, finendo non poche volte anche nelle tasche di imprese possedute dalla ’ndrangheta. Mentre i lavoratori di quelle e altre imprese appaltatrici addirittura faticano a ricevere gli stipendi, e le poche attività sul territorio a ottenere i pagamenti dei servizi che offrono loro.
A questo proposito, rinviamo al nostro comunicato del novembre 2016 su “Terzo Valico: mazzette, corruzione e devastazione ambientale … e i lavoratori come stanno?” – vedi:
https://sindacatounaltracosa.org/2016/11/30/genova-terzo-valico-mazzette-e-devastazione-ambientale/
Riteniamo sia interesse collettivo, e dunque di tutti i lavoratori, richiedere piuttosto la chiusura definitiva di quei cantieri, la riconversione dei dipendenti di COCIV e delle ditte in appalto, con una piena continuità di occupazione e reddito, in lavori di ripristino dei territori devastati dai cantieri e di altre opere utili e necessarie alla popolazione.
Riteniamo sia verso questo obbiettivo che il sindacato si debba muovere, anziché promuovere manifestazioni a supporto di un’opera nata dalla corruzione e di cui nessuno è ancora riuscito a dimostrare l’utilità.
Più in generale, riteniamo che occorra rivendicare la messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici, strade e linee ferroviarie, nonché un grande piano nazionale di messa in sicurezza e manutenzione dei territori dai rischi idrogeologici e sismici, che darebbe occupazione a centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici. E che vada contrastata la politica delle “Grandi opere”, che sono un gigantesco spreco di risorse e fonte di corruzione e criminalità organizzata, spesso con drammatiche conseguenze ambientali.
Per questo stiamo con il movimento No TAV e con tutti gli altri movimenti di difesa del territorio.
Genova, 24 ottobre 2018
Area “Il sindacato è un’altra cosa – Opposizione CGIL”
Esecutivo Genova e Liguria
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