La necessità dello sciopero generale: nella scuola e nel paese
Voglio partire dal tema della guerra perché, come ha concluso il nostro segretario, “Le cose stanno tutte insieme”. La prima questione che pongo è: a chi giova questa guerra? A chi serve?
La guerra è necessaria al capitalismo perché il mercato degli armamenti rappresenta il rilancio distruttivo di un’economia in agonia.
La guerra è una doppia occasione per il capitalismo: da una parte gli consente di aumentare a dismisura i profitti e dall’altra gli permette di tentare l’attacco ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Assistiamo ad una vera e propria rimessa in causa del concetto di contratto collettivo nazionale e di stipendio.
Il decreto 36 rimette in causa il contratto perché il governo tenta di agire per legge su materia contrattuale.
E nelle altre categorie? I contratti non vengono rinnovati, ma le imprese iniziano ad elargire prebende ai lavoratori attraverso ciò che viene chiamato il welfare aziendale.
Il gruppo Marcegaglia dà 2600 € ai suoi lavoratori e Stellantis 1000.
Si potrebbe continuare lungamente nell’elenco, ma mi fermo perché mi sovviene una domanda: ma quanto devono avere guadagnato questi gruppi, queste aziende? Ma che profitti giganteschi devono avere fatto per poter elargire queste cifre ai lavoratori dandole sotto forma di regalia?
Un dato su tutti mi pare davvero emblematico: il gruppo Leonardo ha aumentato i profitti del 142%. Un dato incredibile, soprattutto se messo in relazione con le briciole che vengono proposte dal governo come aumenti salariali, per rinnovare i contratti.
La sostanza è che loro fanno la guerra, ma non ne pagano il conto perché il conto lo paghiamo noi. E lo vediamo con i tagli nella scuola e nella sanità, frutto dell’economia di guerra!
Questa è una guerra per procura. Una guerra che vede come attori principali gli USA, la Nato… Inoltre, il recente viaggio dei Draghi negli Stati Uniti svela la vera natura del rapporto che abbiamo, come paese, con gli Stati Uniti: un vero e proprio rapporto di vassallaggio inaccettabile. Infine, questa è una guerra che, il nome del profitto, sacrifica il popolo ucraino.
Oggi essere contro la guerra significa essere contro Putin, contro gli USA e significa essere contro i profitti della guerra.
Per questo ritengo che la nostra partecipazione, come Cgil, nella piazza che ha osannato Zelensky, nello scorso marzo, sia stata un errore perchè appare sempre più evidente come questi sia un fantoccio che si regge sul sostegno degli Usa, anzi, permettetemi di dire, dell’imperialismo americano.
E allora?
La nostra risposta deve farsi sentire; dobbiamo andare fino in fondo con rivendicazioni che siano indipendenti perché le lavoratrici e i lavoratori possono riconoscersi solo in quelle per battersi.
E si inserisce così lo sciopero della scuola del 30 maggio che seppur tardivo, seppur con tutte le difficoltà organizzative che ci sono, a causa dei tempi ristretti, è molto importante.
E’ importante che sia uno sciopero riuscito e che sia fatto tutto ciò che può essere fatto, affinché riesca: assemblee nelle scuole, discussioni sui luoghi di lavoro …
Ma proprio perchè, tornando nuovamente alle parole del segretario, “le cose stanno tutte insieme”, lo sciopero della scuola deve rappresentare un volano per ciò che dovrà arrivare dopo.
La guerra, il lavoro povero, la precarietà, lo sfruttamento, l’inflazione e gli aumenti dei prezzi colpiscono soltanto una parte: quella dei lavoratori e dei pensionati.
Colpiscono quella parte che noi, come sindacato, che noi come CGIL, rappresentiamo.
E allora non resta che una strada: lo sciopero generale!
Il governo ha già palesato la sua posizione e ha fatto capire con chiarezza da che parte sta.
Ora sta a noi dare la giusta risposta!
Monica Grilli
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