Anna Della Ragione: fermare la corsa al riarmo.

Intervento di Anna Della Ragione all’Assemblea Generale FLC del 12 maggio 2022, sulla mobilitazione della scuola per il prossimo 30 maggio.

Nemmeno l’1% dell’equipaggiamento Nato sosterrà l’Ucraina attaccata dalla Russia. L’invasione è un pretesto per un massiccio aumento della spesa in armi. Qualsiasi consegna di armi difensive alla resistenza ucraina rappresenta solo una piccola parte delle spese militari in corso, ciò che il presidente dell’Ucraina ha chiesto non rappresenta nemmeno l’1% di tutte le spese della Nato. La spesa militare degli Stati Uniti, l’anno scorso ammontava a 782 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 778 miliardi di dollari spesi nel 2020, che a sua volta rappresentava, secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, il 39% della spesa militare globale, più di tre volte quella cinese (252 miliardi di dollari) e più di dodici volte quella russa (61,7 miliardi di dollari), Biden chiede ora 813 miliardi di dollari per il prossimo anno. Anche la Germania è già coinvolta con un decisivo aumento della spesa militare. Un’inchiesta di “Le Monde” fra l’altro scrive: Commerzbank, una delle maggiori banche tedesche, ha annunciato di voler spostare parte dei suoi investimenti verso l’industria delle armi, in quanto «l’invasione dell’Ucraina è un punto di svolta. Dimostra che la guerra è ancora all’ordine del giorno, alle nostre porte, e che l’industria della difesa è molto conveniente” Anche i l’Italia che è fra i primi 5 paesi produttori di armi è coinvolta nell’ aumento della spesa militare. Lo scorso dicembre, un appello firmato da più di cinquanta premi Nobel sollecitava l’adozione di quella che definivano «una semplice proposta per l’umanità»: i governi di tutti gli stati membri delle Nazioni unite dovrebbero negoziare una riduzione congiunta delle loro spese militari del 2% ogni anno per cinque anni.

Ora è più che mai chiaro che non ci possono essere progressi seri nella guerra contro il cambiamento climatico in particolare, da cui dipende il futuro dell’umanità, senza una massiccia riduzione e riconversione della spesa militare, che è essa stessa una grande fonte di inquinamento, morte e miseria.

Questo per chiarire che non è certamente l’invio di armi alla resistenza ucraina che giustifica l’aumento della spesa militare. Del resto conquistare la pace mentre si sta svolgendo un conflitto armato dipende inevitabilmente dai rapporti di forza in campo. Per questo non condivido affatto la posizione del Papa che propone la pace in cambio del disarmo dell’Ucraina e della sua capitolazione alle richieste di Putin. Dovremmo invece convergere sull’ obiettivo fondamentale di ridurre le spese militari a livello globale.

Anna Della Ragione

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