#LOTTOmarzo: sciopero
Se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo
Anche questo 8 marzo scioperiamo! Dopo 7 anni dalla prima dichiarazione internazionale di sciopero del movimento transfemminista di Non una di meno, ne siamo sempre più convinte. Fin dall’inizio, la gestione della pandemia e gli investimenti del PNRR e della legge di Bilancio hanno messo al primo posto il profitto e gli interessi economici e all’ultimo la salute e la cura. Le donne sono state stritolate ancora di più da questo intreccio tossico di capitalismo e patriarcato.
Scioperiamo perché siamo stanche della violenza di genere e dei femminicidi: nel 2021, 114 donne sono state uccise da un uomo, di solito conosciuto. Ogni 3 giorni, un uomo uccide una donna.
Ma siamo anche stanche:
• di avere meno possibilità di lavoro: in questi 2 anni è aumentato il divario tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile e ora il gap supera il 18%. Praticamente, in Italia, una donna su due non lavora, soprattutto al sud;
• di essere più precarie nel mercato del lavoro: dopo la pandemia sono tantissime le donne che hanno perso il lavoro. I nuovi contratti sono nella stragrande maggioranza precari;
• di guadagnare meno degli uomini, a causa principalmente dei più bassi livelli di inquadramento e dei part time imposti (soprattutto nel commercio e nei servizi). Salari e pensioni già basse, ora ancora più a rischio a causa del caro bollette;
• di quanto poco sia considerato il lavoro di cura, che, soprattutto dopo la pandemia, avrebbe finalmente dovuto essere riconosciuto “essenziale” e che invece continua a essere considerato meno importante perché “produce meno profitto”;
• di lavorare soprattutto nei settori più precari e meno pagati (commercio, servizi, pulizie …);
• della diseguale divisione del lavoro domestico e di cura, che significa che siamo noi a caricarci sulle spalle tutti i problemi irrisolti di smartworking e didattica a distanza;
• delle insufficienze dello stato sociale e in particolare dei servizi pubblici per infanzia e cura di persone con disabilità e anziani/e;
• della repressione e violenza che subiscono le donne migranti, le più sfruttate e oppresse sui posti di lavoro;
• del sessismo nel linguaggio, nei posti di lavoro e in ogni forma di comunicazione quotidiana, pubblica e social;
• dei continui attacchi alla nostra libertà e autodeterminazione, anche rispetto alla nostra salute riproduttiva (non applicazione della 194, boicottaggio della Ru486, tagli ai consultori e ai punti nascita…);
• dei pregiudizi e dell’omolesbobitransfobia, che in Senato ha impedito pochi mesi fa l’approvazione del DDL Zan.
Per queste e per tante altre ragioni, l’8 marzo scioperiamo dal lavoro produttivo ma anche da quello riproduttivo che normalmente siamo costrette a fare gratuitamente, sia da lavoratrici che da pensionate, perché la società dà per scontato che siamo noi a doverlo fare. Scioperiamo anche dai pregiudizi e da tutti i ruoli preconfezionati che la società ci vuole imporre!
Da subito, siamo anche mobilitate contro la guerra, senza sé e senza ma, contro ogni imperialismo e a difesa del popolo ucraino, in particolare delle donne e dei bambini, che, come sempre, rischiano di pagare il prezzo più alto di questa assurda guerra.
Allo sciopero possono e devono partecipare anche gli uomini, perché l’alleanza, la complicità, la solidarietà diventino sempre più uno strumento di lotta condiviso per una società più equa per tutte e tutti!
#RIbelleCiao

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