Condannata la Fondazione Musei Civici Venezia per intermediazione illecita di manodopera

Una sentenza che riconosce salari a lavoratori/lavoratrici e condanna un ente pubblico!

È caduta finalmente la maschera negli appalti dei Musei Civici Veneziani. Un gruppo di lavoratrici e lavoratori dei servizi bibliotecari in appalto si era da tempo organizzato per denunciare l’irregolarità della propria condizione lavorativa e per rivendicare l’assunzione presso la Fondazione Musei Civici Venezia. Da anni, anche decenni, lavorano completamente sotto le direttive dell’ente, mantenendo con le cooperative Coopculture e Socioculturale, che gestiscono “formalmente” l’appalto, un rapporto esclusivamente amministrativo, ma senza svolgere alcun ruolo nell’organizzazione del lavoro.

Tutto viene deciso e gestito direttamente dalla Fondazione, le attività, le mansioni da svolgere, persino la selezione del personale, che opera condividendo strutture e materiali dei dipendenti dell’ente, con cui sono fungibili, svolgendo prevalentemente gli stessi compiti. Le cooperative si limitano dunque esclusivamente a fornire la manodopera. Fosca e schiacciante verità che conosciamo da sempre, ma che adesso è stata riconosciuta finalmente anche in sede giuridica.

La recente sentenza n. 106/2022 del Tribunale di Venezia, pubblicata il 15 febbraio, ha riconosciuto che l’appalto dei servizi bibliotecari è un appalto fittizio, e condanna la Fondazione Musei Civici Venezia per intermediazione illecita di manodopera. La sentenza dimostra “oltre all’inserimento stabile delle ricorrenti nel ciclo produttivo della committente, e alla proprietà in capo alla medesima committente delle attrezzature necessarie per l’espletamento delle attività (circostanze queste invero nemmeno puntualmente contestate) anche l’organizzazione da parte della committente stessa della loro attività”. L’istruttoria “riscontra non solo l’esercizio del potere organizzativo in capo alla Fondazione rispetto alle attività di cui al capitolato […] ma altresì, quale elemento dirimente, di massima valenza a dimostrazione della non genuinità dell’appalto, la parziale non incidenza delle incombenze in concreto svolte con il capitolato ovvero l’utilizzazione delle ricorrenti da parte della Fondazione come proprie dipendenti a tutti gli effetti”.

Come stabilito dalla sentenza, verranno riconosciute le differenze retributive tra il contratto Multiservizi (il contratto nazionale generalmente utilizzato negli appalti per risparmiare sul costo della manodopera) e il contratto Federculture, quello applicato ai dipendenti della Fondazione. Non è stata accolta la rivendicazione della costituzione del rapporto di lavoro, essendo stata riconosciuta dal tribunale la natura di ente strumentale del Comune di Venezia, quindi una natura pubblica. Un particolare che getta un’ombra ancora più cupa su tutta la vicenda, perché a macchiarsi di questo crimine è dunque una istituzione pubblica, con la piena responsabilità del Comune di Venezia.

Abbiamo sempre denunciato le condizioni lavorative nel sistema degli appalti, in tutti i settori lavorativi, dalla cultura alla logistica e lottato per la sua definitiva e completa eliminazione. Pensiamo che questa sentenza segni una vittoria dei lavoratori e delle lavoratrici dei Musei Civici Veneziani e di tutti gli altri appalti. Deve essere un’arma per mettere ovunque in discussione, a partire proprio dai Musei Civici Veneziani, l’esternalizzazione dei servizi, per porre fine alla precarietà, alle gare al ribasso giocate a spese dei salari e delle condizioni lavorative, alla frammentazione e alla disuguaglianza. Questa nostra lotta, queste rivendicazioni, devono essere al centro di una mobilitazione generale prolungata contro il governo e il padronato che unifichi le ragioni e i bisogni di tutto il mondo del lavoro.

Riconquistiamo Tutto – Opposizione CGIL FILCAMS
Musei Civici Veneziani Settore Cultur
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