La scuola, il caos, la necessità della mobilitazione.
Mentre la scuola sprofonda nel caos, il ministro teorizza il successo della sua azione di governo. Per il sindacato c’è solo una via: quella di proseguire con le mobilitazioni e le lotte costruite su rivendicazioni concrete e indipendenti al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori
Buongiorno a tutte e tutti,
il ministro ha avuto il coraggio di dire che il 93% delle classi è in presenza e che riaprire le scuole il 10 gennaio, in questo modo, è stato un successo.
Ora, noi che viviamo nella scuola, sappiamo bene che non è così. Lo viviamo sulla pelle, sulla pelle viva.
Io lavoro in un Istituto Comprensivo della periferia Nord di Torino e attualmente su 21 classi ce ne sono due in presenza, mentre tutte le altre sono in didattica a distanza. Le Asl hanno smesso dicontattare le scuole, di emettere i provvedimenti di quarantena perché il sistema è saltato. Quindi, i genitori che devono stare a casa con i figli piccoli in questa situazione non possono nemmeno usufruire del congedo parentale Covid (misura che era già di per sé insufficiente perchè viene corrisposto il 50% dello stipendio) perché per fare la domanda al datore di lavoro necessitano del provvedimento di quarantena dell’Asl e quindi cominciano a mettersi in aspettativa non retribuita.
Cioè, restano senza salario in un momento come questo in cui l’inflazione galoppa e i rincari strozzano le famiglie. Quindi io prendo meno salario e, contemporaneamente, il costo della pasta aumenta del 38%. C’è qualcosa che non funziona!
Ancora, il ministro Bianchi, che è un uomo davvero temerario, ha avuto il coraggio di dire in televisione che le scuole fanno le loro scelte – Noi diamo i soldi e poi, con l’Autonomia scolastica, le responsabilità sono loro-.
Io credo che una riflessione vada fatta perchè le responsabilità, in una situazione come questa, sono solo dall’alto. L’autonomia scolastica, voi sapete come io la pensi al riguardo, è già stata utilizzata fin troppo in questi ultimi vent’anni per giustificare gli attacchi alla scuola pubblica. Il “diamo i soldi”, guardate, che è un passaggio fondamentale perchè il ministro l’ha proprio teorizzato. E’ un modo come dire, “velato”, per dire arrangiatevi! Ma anche per stanziare fondi limitati, come abbiamo già visto negli anni, come abbiamo già potuto verificare. E poi poter incolpare le scuole di tutto ciò che non è stato fatto.
Vuol dire teorizzare il “ritiro dello Stato”, teorizzare l’assenza dello Stato nella scuola pubblica. E guardate che questa logica si inserisce perfettamente nei progetti di Bianchi di privatizzazione delle scuole attraverso i Patti territoriali, si parla di L.E.P. nella scuola. Si collega perfettamente con la questione dell’Autonomia Differenziata che lo stesso governo, in un momento come questo, ha avuto il coraggio di rilanciare nel collegato alla legge di Bilancio. Tema chiarito ulteriormente dalla ministra Gelmini nell’intervista rilasciata l’11 gennaio scorso su Il Mattino di Padova che dichiara – Aspettiamo soltanto che venga eletto il Presidente della Repubblica e poi ripartiremo a tamburo battente con il progetto di Autonomia differenziata perchè è la nostra via-.
Ora, in questa situazione, è evidente, e riprendo le parole di un compagno che è intervenuto prima di me, che “le scelte politiche danno risposte organizzative anche sul tesseramento”. Ritengo che questo sia nodale perchè, o noi siamo in grado, adesso, di dare delle risposte concrete o quel fossato che si è creato tra noi e le lavoratrici e i lavoratori, non potrà che aumentare e incancrenirsi. Molto bene avere proclamato lo sciopero della scuola del 10 dicembre scorso e lo sciopero generale del 16. Certo, si è trattato di misure tardive perchè era evidente che il governo non aveva fatto nulla fino ad allora, ma è stato un bene averlo fatto, al di là del risultato in termini percentuali, perchè uno sciopero non si valuta solo in termini di adesioni percentuali.
Questi due scioperi hanno avuto un significato politico importante poiché, per la prima volta, è stato frantumato il consenso verso il governo Draghi. Da lì in poi si è aperta una prospettiva.
Ma noi, credo, dobbiamo ragionare e riflettere sul meccanismo che abbiamo innescato; perchè se quei due scioperi resteranno una “una tantum”, non dovremo stupirci se, la prossima volta, vedremo contrarsi ancora di più la percentuale di adesioni.
Francesco Sinopoli ha detto ieri, nella sua relazione, che abbiamo piantato un chiodo: io sono molto d’accordo con questa affermazione, ma penso che la parete necessiti anche di altro. Il chiodo è il primo passo, ma una parete ha bisogno, dopo che è stato piantato il chiodo, che ci si metta un bel quadro perchè diversamente resta una parete spoglia.
Quindi noi dobbiamo andare avanti in quella direzione perchè è l’unico modo che abbiamo realmente per ricucire, per rafforzare il ruolo del sindacato nei luoghi di lavoro, altrimenti andremo incontro ad un momento difficilissimo e il primo appuntamento di verifica saranno le elezioni RSU.
Dobbiamo dare delle risposte. E penso, in questo momento, ai docenti che lavorano nelle scuole, agli operatori scolastici, agli operatori scolastici Covid che non sanno ancora se potranno lavorare fino alla fine dell’anno scolastico.
Penso che tutto questo sia incredibile e tutto ciò richiede delle risposte che devono arrivare.
Spesso sento dire che i rapporti di forza sono a nostro sfavore e che facciamo quello che possiamo. Io non sono così convinta che i rapporti di forza siano completamente a nostro sfavore. Certo la situazione è articolata, ma le contraddizioni che stiamo vivendo in questo momento aprono degli spazi nei quali noi dovremmo poterci inserire.
Faccio solo un paio di esempi; il governo del nostro paese ha un solo uomo per i due ruoli fondamentali sul piano istituzionale: la Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Repubblica. Non sono in grado di esplicitare un altro nome.
Ancora: il ministro Bianchi chiede pubblicamente aiuto al Parlamento, tramite i media, affinché vengano liberate delle risorse per coprire gli incarichi degli organici Covid. Abbiamo un ministro che chiede aiuto, che ammette le difficoltà del suo operato e noi abbiamo tutto lo spazio costruire e rilanciare le battaglie in difesa della Scuola pubblica.
Concludo con le parole del Segretario – E’ necessario un rafforzamento del ruolo del sindacato nei luoghi di lavoro-. Verissimo, concordo. E qui mi lego alla questione del contratto. E’ inimmaginabile tornare nelle scuole, cercare di costruire le liste, con un contratto che, se firmassimo sulla base delle risorse messe dal governo in legge di bilancio, riconosce 40 euro ai collaboratori scolastici o 105 euro lordi che poi saranno decurtati in maniera irrimediabile dal sistema di tassazione. E’ veramente inaccettabile e pertanto non concordo con la proposta che è stata fatta dal compagno del primo intervento (Raffaele Miglietta) di accettare i 105 euro. Sarebbe un errore politico che pagheremmo e anche caramente.
Noi dobbiamo dare risposte concrete alle lavoratrici e ai lavoratori ed è l’unico modo.
Faccio un esempio e concludo: io in questo momento sono in autosorveglianza, quindi posso andare dove voglio con la mascherina FFP2 mentre la mia classe è in DAD. Benissimo, peccato però che la mascherina FFP2 debba procurarmela io perchè il governo in due anni non ha saputo aumentare gli organici, sdoppiare le classi, implementare dei sistemi di aereazione (noi siamo ancora con le finestre aperte e vi posso assicurare che a Torino, a gennaio, non è una condizione affatto piacevole), potenziare il sistema dei trasporti…
In due anni il governo non ha fatto nulla per garantire realmente la scuola in presenza e in sicurezza, al di là della propaganda. Non è stato nemmeno in grado di darci de dispositivi di protezione adeguati.
In due anni c’era tutto il tempo per farlo.
In due anni si costruisce una città e questo governo, in questo lasso di tempo, non ha saputo e voluto fare nulla.
Allora, o noi andiamo nella direzione di dare delle risposte concrete alle lavoratrici e ai lavoratori attraverso le battaglie e la mobilitazione costruita su rivendicazioni indipendenti, oppure prendiamo una strada senza ritorno.
Grazie
Monica Grilli
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