Uno sciopero contro la sfiducia, uno sciopero che deve esser generale
Costruire speranza e ricostruire la fiducia. Ottenere risposte e noi lottiamo per ottenere risposte perchè dobbiamo svolgere fino in fondo la nostra funzione. Queste le parole che ho sentito nella relazione del segretario, mi hanno colpito, ho estrapolato, le ho smontate e rimontate. Devo però dire che sono una bella sintesi di una relazione che è stata ampia, ha offerto molti spunti e che mi dispiace non avere occasione di discutere a fondo. Il tempo però è breve.
Parto dalla situazione. Evidentemente la situazione che si vive nel paese è una situazione grave. Io vivo e lavoro nella periferia di Torino nord. Io quindi vivo in uno di quei quartieri che non è andato a votare alle elezioni per il sindaco. Il sindaco di Torino, per capirsi, è stato eletto oggi con lo stesso numero di voti con cui Fassino, anni fa, aveva perso contro la Appendino. E’ un dato sconvolgente. Perché non c’è più la speranza, non c’è più la fiducia. Questo rischio noi lo corriamo anche nei nostri luoghi di lavoro, nella scuola.
Quando io percorro i corridoi della mia scuola, dove io sono RSU, il sentimento prevalente che sento è quello. La sfiducia. E mi fa male. Molto male. Perché questi sono stati anni difficili per la categoria. Ci sono state molte risposte disattese. E lo sciopero il 10 è evidente che deve riuscire. Noi dobbiamo costruirlo fino in fondo, dobbiamo svolgere la nostra funzione sino in fondo. Abbiamo poco tempo, ma possiamo farlo e dobbiamo farlo. Perché è una carta che ci giochiamo non solo per la scuola, ma per il nostro sindacato. Per tutte le RSI che sono schiacciate tra due poli e che si sentono non solo sempre più sole ma sempre più in difficoltà perché contrattare i tagli con il tuo dirigente scolastico è una devastazione. Noi sono anni che come RSU contrattiamo solo i tagli che dobbiamo fare sul salario accessorio. Questo è innaturale. Noi dovremmo contrattare il salario accessorio, non i tagli.
C’è un punto però della relazione del segretario che mi trova in dissenso. Francesco ad un certo punto dice io ci ho creduto, io ho pensato che si potesse fare. Parla del rapporto con questo governo e delle nostre rivendicazioni per la scuola. Il PNRR, i 190 miliardi che arriveranno, hanno un regolamento. L’articolo 10 prevede che se il paese non va in una certa direzione e non fa un certo tipo di riforme, i soldi non solo non ce li danno ma ci verranno richiesti indietro. Ci hanno infatti dato 24 miliardi lo scorso agosto, che ci verranno richiesti se noi non andremo a fare quelle famose riforme, che scusate io chiamo controriforme, perché si tratta di portare in vent’anni il nostro debito dal 155% al 60%. Significa azzerare completamente il welfare, la macchina dello stato, tagliare la spesa pubblica. Da cosa discende questo articolo 10? Se lo sono inventati in pandemia? No, fa parte dei trattati europei. È a monte: l’articolo 126 del trattato di funzionamento della UE dice che se un paese è inadempiente rispetto alle raccomandazioni che arrivano dall’Europa, non solo viene sospeso il credito, ma c’è una sanzione e devi ripagare il tutto. Allora, qui ci stanno proponendo una politica che dà i soldi ai grandi capitali, alle banche, alle grandi multinazionali, e poi il debito lo paghiamo noi? Ma i lavoratori e le lavoratrici come lo pagano? Coma fanno ad accettarlo? E’ inaccettabile. Se prima si poteva come dire, giocare questa carta, oggi è evidentemente davanti agli occhi di tutti che questa politica ha un solo interesse, che non è il nostro però. E’ completamente distante dal nostro interesse.
Ed è per questo che spingono l’acceleratore sull’autonomia differenziata. Perché per privatizzare, per liquidare la partita dello Stato, io devo frammentare un paese, devo balcanizzarlo. Guardate che la proposta dell’Emilia Romagna è simpatica: la regione chiede più autonomia nell’istituzione e regolamentazione dei fondi sanitari regionali integrativi. Cioè io devo stipulare un’assicurazione, sono già tutti pronti (Alianz, Axa, Intesa, BLN, Real Mutua, Cattolica, ecc): stanno aspettando, perché io chiudo il pubblico, come è stato fatto in Lombardia, e poi ti dicono fai un’assicurazione privata se ti vuoi curare. Per fare devono distruggere quello che c’è. Io la scorsa settimana sono capitata in pronto soccorso con mio figlio, per un problema anche importante: sette ore di attesa. Sette ore di attesa. Con un minore. Una follia. A Torino. Sono rientrata dal pronto soccorso è ho avuto la sensazione che qualcosa nel paese sia veramente saltato. Non si possono tenere i malati in questo modo. E’ chiaro che la gente poi non ha più fiducia nella macchina dello stato.
Allora, se noi abbiamo deciso come FLC, come scuola, di diventare quelli che partono per primi con lo sciopero (ed abbiamo tutta la forza di farlo), con la FIOM, molto bene. Però noi come categoria abbiamo bisogno che tutta la CGIL ci segua. Perché è la politica nella sua globalità che non funziona più (che non ha mai funzionato per quello che mi riguarda). Perché due miliardi sulla sanità e mille miliardi sulla transizione ecologica, allora c’è qualcosa che non va. Io sono a favore dell’ambiente, ci mancherebbe, certo che sono ambientalista. Quei mille miliardi, però, nascondono già la speculazione. Allora io penso che lo sciopero è importante che riesca (ci impegneremo nei luoghi di lavoro per questo obbiettivo), ma noi abbiamo bisogno di rimettere in discussione e svolgere la nostra funzione sino in fondo, con una politica sindacale che torni a fare fino in fondo gli interessi di classe. Scusatemi, oggi ho sentito tante parole che ho condiviso, lavoratori e conflitto sociali organizzato, e sono contentissima. Però il segretario ha usato oggi la parola popolo, io la chiamo classe lavoratrice, e dentro ci metto i pensionati, gli studenti, ci metto tutti. Ma tutti questi sono coloro che stanno dall’altra parte rispetto al grande capitale.
Monica Grilli
Rispondi