Alitalia: scioperare, occupare, lottare

Quella del 25 settembre è stata una grande giornata di mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori del trasporto aereo, di tutte le categorie del trasporto aereo e di tutte le sigle sindacali. Hanno partecipato alla manifestazione indetta in occasione dello sciopero nazionale del trasporto aereo circa 5000 persone. Inoltre, al terminal T3 dell’aeroporto di Roma Fiumicino hanno portato la loro solidarietà ai lavoratori Alitalia rappresentanze dei lavoratori GKN, con lo striscione “INSORGIAMO”, nonché lavoratori Pirelli e i portuali di Genova e Livorno. Avrebbero dovuto partecipare anche i lavoratori Whirpool dello stabilimento di Napoli, ma non hanno potuto poiché impegnati nella loro vertenza sino alla tarda notte di ieri.
La piazza ha rivendicato il ritiro integrale del piano di partenza della nuova Alitalia, ITA airways, rispedendo al mittente cioè il governo Draghi, in sostanza, l’intenzione di procedere al licenziamento di all’incirca 10000 lavoratori compreso l’indotto. Non solo, l’esecutivo ha approvato l’azione della nuova dirigenza di disdettare unilateralmente e pertanto non rispettare il CCNL e procedere all’assunzione a chiamata dei lavoratori con forti tagli ai salari e alle indennità, stimate intorno ad un 50% in meno rispetto alla configurazione contrattuale precedente. Dal palco CGIL, CISL e UIL, CUB e USB, perfino l’UGL, hanno fatto capire che l’intenzione è quella di portare avanti la mobilitazione, ma di aumentare la soglia di scontro. C’è stata un’ovazione, quando è giunta la notizia che i lavoratori Alitalia avevano occupato l’aeroporto di Malpensa. Subito dopo gli interventi, si è dato vita ad un corteo spontaneo che ha bloccare l’autostrada Roma-Fiumicino con momenti di tensione con la Polizia. Alla fine, risolta dalla richiesta a gran voce da parte dei manifestanti di togliere il casco di protezione dei poliziotti in assetto antisommossa. Richiesta esaudita dagli stessi agenti.
Come Riconquistiamo tutto in FILT CGIL non solo appoggiamo la lotta dei lavoratori Alitalia, ma ne evidenziamo la gravità estrema della vertenza in sé: se lo Stato si permette di mettere in mezzo ad una strada 10000 famiglie non riconoscendo i contratti collettivi nazionali e le sue stesse leggi; questo è il Far West, per rispondere al Ministro Giorgetti, il quale ha recentemente affermato che l’Italia in termini di leggi e regolamenti sul lavoro non è il Far West. Caro Ministro Giorgetti, è peggio del Far West: è il sistema Marchionne istituzionalizzato. Crediamo che serva un’azione unitaria volta a unificare e coordinare le lotte che altrimenti andrebbero sparpagliate con l’evidente rischio di perdere. Ma soprattutto, nel brevissimo, serve che la nostra organizzazione, la CGIL, il più grande sindacato d’Italia, si faccia responsabile della necessità di unificare le vertenze e convocare lo sciopero generale nazionale, non lasciando solo alle sigle del sindacalismo di base questa gravosa responsabilità. Bisogna difendere i posti di lavoro e la centralità del Contratto nazionale con gli scioperi, le occupazioni, i picchetti, i coordinamenti delle lotte. Bisogna arrivare a rivendicare la nazionalizzazione delle imprese che licenziano sotto il controllo e la gestione dei lavoratori, in fin dei conti come hanno dimostrato i compagni della GKN, se i lavoratori si organizzano, fanno progetti e possono far ripartire la produzione a cosa serve il padrone e il governo? La stessa cosa vale per i lavoratori di Alitalia, dai piloti, agli assistenti di volo, ai servizi tecnico-aeroportuali, alla manutenzione. Soprattutto non bisogna farsi prendere in giro da certi politici che oggi si sono presentati in passerella, ci riferiamo a Rampelli, che hanno rivendicato il loro appoggio ai lavoratori Alitalia e che sono stati i primi sponsor di quei capitani di coraggiosi, tanto osannati dal governo Berlusconi, che sono stati tra i veri responsabili di un’amministrazione disastrosa e deficitaria di Alitalia.
Lo scriviamo e da quando sono le partite le mobilitazioni e lo ribadiamo oggi, 15 ottobre 2021 giorno storico per l’aeronautica civile italiana, Alitalia ha smesso di volare a causa di gestioni politiche e amministrative pubbliche e private colpevoli di un disastro annunciato. In alcune immagini abbiamo visto le lacrime di lavoratrici e lavoratori, per le quali si preannunciano 2 anni di Cassa Integrazione al 60% dell’ultima retribuzione e poi il nulla. I lavoratori non hanno nulla di cui vergognarsi o sentirsi colpevoli, hanno sempre svolto in maniera egregia e precisa il proprio lavoro. Si dovrebbe vergognare lo Stato che ha permesso, senza alcun controllo la gestione indecente dell’azienda e che ora non riconosce neppure i suoi stessi limiti giuridici. In fin dei conti dobbiamo uscire dalla condizione di attesa di un “salvatore della Patria”, sia esso lo Stato o un padrone, i lavoratori si liberano da soli.
INSORGIAMO!
Riconquistiamo Tutto in FILT
OPPOSIZIONE CGIL
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