Livorno. Ancora un morto nel porto. Basta!

di Enrico Barbini, RSU Porto 2000

A pochi giorni di distanza dal grave incidente che ha coinvolto il camionista durante le operazioni di imbarco merci all’interno della darsena Toscana, ieri mattina si è verificato nel nostro porto un altro infortunio stavolta mortale alla diga petroli.

Un marittimo durante le operazioni di disormeggio della nave ha perso la vita a causa della rottura di un cavo. Un incidente mortale che ancora una volta avviene a bordo di navi nelle quali la salute e la sicurezza dei lavoratori passano sempre in secondo o forse terzo piano rispetto alle tempistiche delle tratte che impongono tempi ristretti come del resto le operazioni di imbarco/sbarco,tutto a vantaggio del profitto dell’armatore.

Profitto che viene sempre avvalorato dal fatto che il mondo dei marittimi dal punto di vista dei controlli sulla sicurezza è un bunker impenetrabile.

Sinceramente siamo pure stanchi di tutte quelle belle parole di retorica e di pura facciata che accompagnano puntualmente la morte di un lavoratore; soprattutto quando il giorno dopo tutto torna come prima e la morte è dietro l’angolo. E pure lo sciopero di due ore di oggi,indetto come sempre quando il morto è nella bara, sa tanto di cercare dì curare un tumore con l’aspirina.

Juan Galao è morto, a migliaia di chilometri dalla sua terra, cercando di sopravvivere per pochi soldi con turni massacranti, ecco perché è a tutti gli effetti vittima di un sistema iniquo che va a braccetto con l’inciviltá e le barbarie.

Enrico Barbini, RSU Porto 2000

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