Tessili: pochi euro, più flessibilità!
Martedì 22 giugno, nell’ambito della mobilitazione nazionale per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale SMI tessile /abbigliamento industria, in varie città, si sono tenuti presidi delle lavoratrici e dei lavoratori organizzato da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil.
Questo è un rinnovo di un settore cruciale per il manifatturiero e per quello che dovrebbe rappresentare il “Made in Italy”. Un settore che finora è stato caratterizzato da troppi rinnovi al ribasso, frutto di una frammentazione delle principali unità produttive e di una progressiva svalutazione a causa delle esternalizzazioni.
Mentre i grandi brand continuano a fare profitti d’oro sulle spalle di filiere, lavoro sottopagato e con tutele di sicurezza pessime.
La morte di Luana ha disgraziatamente fatto luce sulla realtà!
Non cadiamo nel solito tranello di accontentarci delle briciole di un rinnovo per sentirci dire che si potrà portare a casa buoni accordi con la contrattazione di secondo livello in un settore dove le rsu sono presenti solo nelle grandi aziende
Formazione, riconoscimento delle professionalità e innovazione sono la strada da percorrere, fermando il ricatto che «se non va bene così andiamo all estero»!
Se vai all’estero non vendi in Italia come Made in Italy! Questo dovrebbe dire la politica. Questo dovrebbero fare quelle politiche industriali che tanto auspichiamo senza mai averle!
La posizione di Confindustria Moda è quella di perpetrare lo sfruttamento aumentando la flessibilità (già hanno 114 ore nel ccnl!), gli straordinari e gli orari di lavoro, le ferie ad uso e consumo del sistema delle imprese, per non parlare della proposta vergognosa sul salario, con un aumento di soli 56 € lordi in tre anni.
Tutto ciò meriterebbe uno sciopero generale dell’intera categoria, che rafforzi questa e altre battaglie, a partire da quella sulla sicurezza sul lavoro.
Simone Silvan per #RiconquistiamoTutto in Filctem
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