Spettacolo dal vivo: «Meno concertazione. Più mobilitazione»
Cara Cgil,
nella nota unitaria del 22 maggio relativa al DL Sostegni bis per lo spettacolo dal vivo avete espresso soddisfazione per le misure introdotte dalla legge a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto.
Quelle che con Cisl e Uil avete definito “un primo passo di civiltà” sono, per noi che le viviamo, misure insufficienti al riconoscimento della dignità professionale di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, che da più di un anno lottano incessantemente per una riforma radicale e strutturale del settore. Non comprendiamo questa dichiarazione frettolosa, che ci appare come un tentativo di comprimere il processo democratico e togliere dalle mani dei lavoratori e delle lavoratrici l’occasione di cambiare davvero qualcosa. Consapevoli che una riforma migliorativa richiede tempi lunghi, non possiamo però non constatare che il sistema dello spettacolo rischia un livellamento dei diritti verso il basso, dove chi non aveva nulla dovrebbe esultare per una piccola conquista, e chi viveva in un sistema apparentemente consolidato vedrebbe progressivamente erodere la propria stabilità.
Come dice un nostro amico, “far lavorare qualcuno non può essere considerato un favore, a meno di non considerare il lavoro come un premio e non come un diritto. Il lavoro è uno strumento per vivere, non è una velleità personale. […] Certo, tendenzialmente uno cerca di fare il lavoro che gli piace, per cui ha studiato e si è formato, e questa è un’ulteriore ragione per considerare il lavoro un diritto e non un premio. Il lavoro, dal punto di vista del lavoratore, non è una concessione, ma una diretta (si spera) conseguenza del percorso di formazione costruito nel corso degli anni. Mai pensare di lavorare perché qualcuno ci fa un favore, mai pensare di fare un favore a qualcuno lavorando. E’ un equilibrio di diritti e doveri. Di entrambe le parti in gioco, però, non solo del lavoratore.”
Analogamente noi possiamo dire che, pur comprendendo alcuni aspetti di miglioramento introdotti dal DL Sostegni bis, non ci sentiamo di condividere il tono positivo della vostra nota unitaria, perché se i risultati di un anno di lotta sono questi allora nulla è davvero cambiato: noi vogliamo una riforma del settore, non delle toppe messe qua e là per farci sopravvivere. Tra le le/gli iscritte/i e l’apparato ci deve essere un equilibrio di rivendicazioni, ma deve partire da entrambi; forse a voi sembra che noi chiediamo molto, ma a noi sembra invece che vi accontentiate troppo. E allora cerchiamolo insieme, questo equilibrio.
Prendiamo come esempio di sistema di tutele quello delle fondazioni liriche, di cui Slc ha larga rappresentanza nei teatri. E’ un sistema che ha visto, dalla trasformazione degli enti lirici in fondazioni di dirittto privato, un susseguirsi di leggi volte al ridimensionamento non solo del numero di lavoratori ma anche dei loro diritti (basti pensare che il contratto nazionale è fermo da vent’anni). Oggi ci si trova di fronte all’ennesima stortura dell’ennesima legge: la Bonisoli, nelle intenzioni, avrebbe dovuto risolvere il problema del precariato, mentre nei fatti apre le porte alla stagionalità e si configura come l’ultimo treno per la stabilizzazione di una minima parte di precari storici tra i tanti che ne avrebbero diritto. Quelli che restano fuori hanno forse, grazie al DL sostegni, qualche diritto in più rispetto al nulla, ma hanno perso tutto rispetto alle possibilità di un tempo; possibilità che, evidentemente, non sono state difese a sufficienza.
Ecco, questo è quello che riteniamo un livellamento verso il basso e che, in tutta onestà, non possiamo accettare dicendo GRAZIE.
Come lavoratori e lavoratrici non possiamo che continuare a lottare. Il DL Sostegni bis è una grande delusione rispetto alle richieste fatte sinora; anticipa alcune misure della Legge Delega che avrebbero necessitato di maggiore confronto fra i Ministeri e gli organi di rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori, sindacali e non, e che vanno a migliorare talmente poco le condizioni del settore da non risolverne i problemi. Un esempio lampante è quello della malattia: le giornate contributive necessarie per ottenerla scendono da 100 a 40, escludendo di fatto molte lavoratrici e lavoratori da un diritto fondamentale. Un altro punto critico è l’abbassamento delle giornate contributive necessarie a raggiungere l’anno pensionistico: si passa infatti da 120 a 90 giornate. Preoccupante in altro senso è invece l’ALAS, una specie di NASPI per i lavoratori autonomi che, pur facendo accedere alla disoccupazione una fetta di lavoratori precedentemente esclusi, risulta insufficiente perché, come la NASPI, ha dei criteri che non sembrano adattati per il settore. L’ALAS inoltre potrebbe incentivare pericolosamente le parti datoriali a promuovere il lavoro autonomo anziché quello subordinato: non vorremmo che questo strumento fosse un modo per escludere dalla discussione il Reddito di Continuità nella futura Legge Delega. Infine non c’è traccia in questo DL Sostegni del riconoscimento dei contributi figurativi per le due annualità bianche, contrariamente all’impegno annunciato dal Ministero.
Per queste ragioni sosteniamo la mobilitazione del 15 giugno a Roma per lo Spettacolo e la Cultura, e chiediamo che Slc favorisca la partecipazione delle sue iscritte ed iscritti.
Firmato da 66 iscritte e iscritti slc e inviata con i nomi a : attori, attrici, formatori, autori e dipendenti dei teatri Regio di Torino, Arena Sferisterio di Macerata, Rossini di Pesaro, Arena di Verona, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Fenice di Venezia, Scala di Milano, Carlo Felice di Genova, Opera di Roma.
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