Pensioni e assistenza: cosa dice la piattaforma?

di Ugo Lucignano

RIFORMA PENSIONI


Il 13 maggio CGIL-CISL-UIL hanno inviato al ministro del lavoro Andrea Orlando la piattaforma unitaria sulla riforma previdenziale, sollecitando, per l’ennesima volta, l’apertura di un tavolo sulla previdenza: essendo ormai definito che a fine anno quota cento va in soffitta.


Cosa dice la piattaforma?

Primo capoverso ha il titolo: FLESSIBILITÀ IN USCITA
sostanzialmente si chiede di poter mandare in pensione da subito con 62 anni di età o 41 di contributi a prescindere dall’età. Subito dopo si giustifica tale richiesta con il fatto che tanto le pensioni a venire sono sempre più a prevalenza calcolate con il contributivo. Accettando di fatto l’inevitabilità del sistema contributivo.

Secondo punto: CONTRATTI DI ESPANSIONE E ISOPENSIONE
Si richiede di favorire le aziende ad usufruire il più possibile alla possibilità di fare ricambio generazionale con il sistema dei contratti sopracitati, tipologie di contratti che portano i lavoratori e le lavoratrici ad uscire da 5 a7 anni prima dell’età introdotta dalla legge Fornero, consideriamo che tali meccanismi funzioneranno solo dove il costo del lavoro dei lavoratori più anziani sia molto elevato, un eventuale ricambio generazionale porta ad un equilibrio tra la cifra data dall’azienda a sostegno del lavoratore in attesa della pensione con uno stipendio molto più basso del giovane lavoratore subentrante.

Terzo punto: SOSTEGNO ALLE CATEGORIE PIÙ DEBOLI
(disoccupati, invalidi, care giver, lavori gravosi e usuranti)
Si chiedono condizioni più agevoli per accedere all’APE sociale e poi l’eterna questione dei lavori usuranti. Di certo richieste molto generiche.

Quarto punto: LAVORO DI CURA E DELLE DONNE
Qui si propone di rendere più appetibile opzione donna, che non può essere attrattiva perché le donne che vorrebbero utilizzarla si trovano poi ad essere molto penalizzate, essendo la loro pensione calcolata tutta al contributivo e su questo non viene chiesta nessuna modifica, si chiede invece il riconoscimento di un anno di contribuzione ogni 5 dedicati a lavori di cura di disabili o non autosufficenti in ambito familiare

Quinto punto: TUTELA DEI GIOVANI, DEL LAVORO POVERO E DEL LAVORO DISCONTINUO:
LA PENSIONE CONTRIBUTIVA DI GARANZIA.

la richiesta è di andare verso un trattamento pensionistico minimo non essendo, nel sistema contributivo, prevista una qualche pensione minima. Si capisce che il sistema non funziona ma si prova a tamponare con i pannicelli caldi

Sesto punto: PREVIDENZA COMPLEMENTARE
questa è la parte più sbagliata si richiede di rilanciare la previdenza complementare suggerendo il silenzio– assenso per facilitare le adesioni dei lavoratori alla previdenza negoziale; inoltre si richiede il ritorno alla tassazione degli investimenti con le precedenti aliquote più favorevoli.

Settimo punto: TUTELA DEI REDDITI DA PENSIONE
tutto condivisibile, ampliamento quattordicesima, minore tassazione sulle pensioni (ricordiamo che sono il doppio della media europea) ed il ripristino della piena rivalutazione pensionistica. Il problema è che viene tutto enunciato con assoluta noncuranza , come non fossero problemi essenziali e soprattutto non avessero un carattere d’urgenza tale da mettere in campo delle situazioni conflittuali in caso di non recepimento.

Vi sono ancora un paio di titoli ma niente di particolarmente rilevante. Nell’insieme richieste assolutamente minime che addirittura fanno rimpiangere quota 100 (al netto delle strumentalizzazione politica leghista) e, anche laddove si enunciano provvedimenti più avanzati, non lo si fa con la forza che un sindacato dovrebbe provare a mettere in campo.

Se non si vuole essere complici nell’impoverimento che si sta mettendo in campo nel mondo dei pensionati occorre lottare per cambiare il sistema pensionistico che ormai da troppi anni è degenerato portando l’Italia ad avere uno dei sistemi peggiori d’Europa.

ASSISTENZA
Sono intanto stati pubblicati i dati sulle prestazioni assistenziali dello scorso anno:
341 miliardi il 7,3% in più dell’anno precedente, ma se leggiamo bene i dati l’aumento della spesa pensionistica è stata pari al 2,4% nonostante quota 100, nel totale le pensioni liquidate sono state 278.000, come già detto precedentemente opzione donna viene usata molto poco e probabilmente in maggioranza da donne che hanno uno stipendio alto, essendo devastante per le lavoratrici con salari medio bassi l’abbassamento della pensione con il calcolo tutto retributivo, infatti in tutto il 2020 solo 16.300 sono le lavoratrici che ne hanno fatto richiesta e beneficiato. Infine in 10.800 hanno beneficiato di APE sociale. Deve essere ben chiaro che il 2020 è stato un anno particolare per ovvi motivi, e le spese INPS in previdenza assistenziale sono state molto più elevate di sempre, se noi infatti prendiamo l’anno precedente, il 2019, capiamo meglio quale è la situazione reale INPS. Nel 2019 le entrate sono state 209 miliardi e le uscite 230 miliardi, se noi poi togliamo le spese assistenziali che sono state 38 miliardi vediamo chiaramente come, in realtà, il bilancio previdenziale sia in attivo.

Un ultima considerazione: su quei 230 miliardi erogati nel complesso da INPS c’è un ritorno di 56 miliardi per effetto della tassazione.

Su tutta la questione ora staremo a vedere cosa veramente verrà messo in campo da parte governativa, sarà importante cercare di spiegare l’importanza delle analisi e dei dati che riportiamo, all’interno dello SPI in ogni contesto, dal direttivo nazionale alla semplice chiacchierata con i Compagni e le Compagne nelle leghe, e pure tra i lavoratori e le lavoratrici, perché non possiamo continuare a subire le scelte nefaste di governi che si susseguono complici di continuare a favorire i ricchi e incapaci anche di far pagare le tasse agli evasori dai commercianti ai professionisti, dai padroni vari e alle multinazionali.

Basta con i pannicelli caldi, occorre andare alla riconquista di una pensione decente!

Ugo Lucignano

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