25 aprile e 1 maggio. In sicurezza, ma ci saremo.

#RiconquistiamoTutto! - opposizione in Cgil

25 aprile e 1 maggio sono le due giornate più importanti dal punto di vista simbolico del movimento antifascista e del mondo del lavoro. L’anno scorso, nel pieno della pandemia, abbiamo dovuto, nostro malgrado rinunciare ad entrambe.

È passato un anno. La pandemia non è affatto superata, si è anzi estesa in gran parte del paese, con un numero di decessi quotidiani tuttora allarmante, soprattutto nel nord del paese, dove la media è più che doppia rispetto al resto del territorio e d’Europa. Mentre il piano vaccinale procede in modo rallentato, non uniforme, a tratti scomposto.

Ma da lunedì 26 aprile, sotto la pressione politica della destra e senza il sostegno della comunità scientifica, il governo ha deciso una consistente riapertura di attività ad oggi chiuse. Con un effetto immediato, già da giorni e visibile a occhio nudo, di allentamento generale del rispetto delle regole.

Riaperture scomposte, così come scomposte sono state le chiusure. Con interi settori non essenziali che da mesi vanno a tutta velocità (le fabbriche per esempio). Altri chiusi in modo poco comprensibile rispetto ad altri che rimanevano aperti (per esempio musei e teatri chiusi, centri commerciali aperti). Altri ancora essenziali a cui si è continuato a chiedere un enorme sacrificio, salvo essere dimenticati dalla campagna vaccinale (per esempio la grande distribuzione alimentare). Milioni di lavoratori e lavoratrici parcheggiati in una condizione di smartworking ormai sempre meno emergenziale ma strutturale. E, ancora, la scuola di nuovo sacrificata in assenza degli investimenti necessari a renderla sicura (spazi, assunzioni, trasporti…).

Dal 26 aprile, liberi tutti. Ma solo fino alle 22, perché la libertà è concessa in funzione del profitto. Hanno parlato di «rischio calcolato». Come dire: «se morirà qualcuno, pazienza!»

In tutto questo, non è davvero comprensibile dover rinunciare al 25 aprile e al 1 maggio. La sicurezza prima di tutto, certo. Lo diciamo fin dall’inizio. Ma se dal 26 aprile riapre tutto, se gli investimenti che servivano per mettere in sicurezza non sono stati fatti, se la sanità pubblica continua a subire tagli, se le risorse continuano a essere messe a disposizione del profitto invece che della cura, se intere categorie di lavoratori e lavoratrici non essenziali devono andare tutti giorni al lavoro incuranti dei rischi, allora è proprio necessario pretenderlo il nostro 25 aprile e il nostro 1 maggio. Perché mai come oggi abbiamo necessità di rivendicare una società più giusta, più libera e uguale.

Ovunque potremo, IN SICUREZZA, evitando assembramenti e nel rispetto di chi non potrà esserci perché le condizioni di età, salute e fragilità non glielo consentono, il 25 aprile e il 1 maggio saremo in piazza. Perché oggi più che mai serve che il movimento antifascista e il mondo del lavoro si facciano sentire e si oppongano a decisioni politiche dettate dal profitto o dagli impulsi più beceri della destra negazionista.

#RiconquistiamoTutto! – opposizione in Cgil

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