Attrici, coriste, costumiste. E orgogliosamente direttrici d’orchestra
#RiconquistiamoTutto - opposizione in Cgil/Slc - spettacolo dal vivo
Su Beatrice Venezi e le sue dichiarazioni al festival di Sanremo.
Cara Beatrice, usare correttamente l’italiano non è solo una questione di grammatica, è una questione culturale e politica. E da qualunque parte prendiamo le tue dichiarazioni, non possiamo che rigettarle.
Cara Beatrice, il tuo rivendicare di farti chiamare «direttore d’orchestra» non è un «calcio al politicamente corretto», ma uno schiaffo a chi ogni giorno lotta per la parità di genere: l’inaudita violenza che si consuma nel nostro Paese, dove ogni tre giorni una donna viene uccisa per mano del proprio compagno, è l’acme di una cultura che dobbiamo combattere assieme e che passa anche attraverso il linguaggio. Perché il linguaggio veicola il pensiero e il pensiero è lo specchio della cultura che emana.
Quella cultura per cui una donna è subalterna ad un uomo. La stessa per cui va bene se siamo attrici, cantanti, violiniste o coriste, meglio ancora se sarte o costumiste, ma guai a essere direttrici d’orchestra.
E poi, sei diplomata in pianoforte, in direzione d’orchestra, hai studiato con grandissimi maestri, come Lucchesini e Gelmetti. Francamente saremmo stati più felici di vederti al Festival non come ospite per affiancare Amadeus, ma per dirigerne l’orchestra.
Pensaci, sei stata invitata al Festival come oggetto, per stare un «passo indietro» a un uomo conduttore, non invece davanti a lui, come direttrice d’orchestra, come meriti e come tutte noi abbiamo il diritto e il dovere di rivendicare!
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