CCNL marittimi: navighiamo ancora in alto mare!
Lo scorso 21 Dicembre si è tenuto in modalità remota il Comitato Direttivo della FILT-CGIL, con all’ordine del giorno, tra l’altro, il rinnovo del CCNL marittimi, scaduto da ormai quattro anni.
Come area di minoranza Opposizione CGIL- Riconquistiamo Tutto in FILT, ci siamo opposti all’ipotesi di accordo, tramite il voto contrario del compagno Luca Tremaliti, nostro rappresentante nel C.D., e abbiamo registrato la positiva convergenza sul rifiuto della bozza d’accordo dell’altra area di minoranza, presente in FILT, Giornate di Marzo, rappresentata dal compagno Antonio Forlano.
L’ipotesi d’accordo è stata approvata a larga maggioranza con due voti negativi e nove astensioni. Le ragioni del nostro NO possono essere giustificate sia sul piano salariale che su quello normativo. P
Prima però occorre inquadrare chi sia la nostra controparte e quali privilegi fiscali abbiano i nostri padroni. La classe armatoriale può godere di una completa esenzione per quel che concerne i contributi del personale navigante che vengono dichiarati trimestralmente e possono essere considerati a tutti gli effetti figurativi, per cui sulle spalle della collettività nazionale; inoltre con l’iscrizione al Registro Internazionale godono di una esenzione fiscale sull’ ottanta per cento del profitto e possono accedere alla imposizione forfettaria della “Tonnage Tax”, nonché fanno affidamento sull’istituto della limitazione del debito, previsto dal Codice della navigazione, legge speciale di emanazione fascista, tutt’ora in vigore in Italia, senza alcun tipo di riforma normativa. In sintesi, dopo gli armatori greci, gli armatori nostrani sono la categoria padronale più tutelata nell’Unione Europea. Questo perché la Marina Mercantile è considerata, giustamente, un settore industriale strategico e ciò lo si è visto e lo si vede nell’attuale scenario di pandemia. Pandemia che per inciso, Confitarma, la sezione marittima di Confindustria, con un’interpretazione meschina e letterale del dettato contrattuale, mediante una sua circolare, non ha voluto riconoscere al personale, nascondendosi sul fatto che il CCNL parli di epidemia e non contempli l’evento pandemico.
Fatta tale premessa, una volta di più ci sentiamo di dire che, come gli altri lavoratori, non siamo affatto sulla stessa barca degli imprenditori. L’ipotesi di accordo prevede un aumento del sei per cento, in tre tranches, ma a partire dal gennaio 2022, con inevitabile ripercussione sul salario reale, ovvero la capacità d’acquisto, per non parlare del salario relativo, ovvero la differenza tra l’incremento dei salari e l’incremento dei profitti in un settore che ha visto una progressiva perdita di posti di lavoro a tutto vantaggio degli armatori che durante la pandemia hanno aumentato i loro ricavi, soprattutto nel traffico container, carico secco e carico liquido. L’una tantum pattuita di 750 euro è sicuramente migliore della precedente di 500 euro, ma è vanificata poiché non viene data in un’unica soluzione bensì in tre tranches tra il 2021 ed il 2022, come a dire che si viene pagati per un contratto scaduto. Va ricordato infatti che l’una tantum altro non è che una restituzione parziale del maltolto ai lavoratori a causa del ritardo pluriennale con cui si rinnova il CCNL. Questa pratica (lasciar passare anni senza rinnovo e dunque senza aumenti di stipendio, e poi tombare tutto con una minima spesa) rischia ormai di diventare sistematica, essendo questa la seconda volta consecutiva; un’altra fregatura per i lavoratori.
Se abbiamo delle serie perplessità sulla parte salariale, sulla parte normativa il nostro è un NO secco senza possibilità di dubbi. L’avviso comune Confitarma-Assarmatori CGIL-CISL e UIL (!) declama come principi sia la Buona Scuola e l’alternanza scuola-lavoro sia il Registro Internazionale. Se per le burocrazie sindacali ed i padroni “la forte promozione dell’alternanza scuola-lavoro, ormai obbligatoria nelle scuole secondarie superiori– è- utile al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e alla crescita delle competenze -contribuendo- in maniera importante a fornire agli studenti le conoscenze e le competenze funzionali agli effettivi fabbisogni delle compagnie di navigazione”, per noi l’alternanza scuola-lavoro è una palestra di sfruttamento legalizzato che definendo in maniera ipocrita l’allievo studente, lo sottomette ai duri ritmi e a orari di bordo fisiologicamente illimitati, se non in porto. Tutto questo per 650 euro per gli allievi ufficiali, 600 per gli allievi sottufficiali e 550 per gli allievi comuni, indennità omnicomprensive (paga base, ferie, TFR, senza copertura per lo straordinario e per le indennità di navigazione), che le burocrazie sindacali sono soddisfatte nell’aver confermato e leggermente aumentato: 690 euro per gli Allievi Uff.li, 640 euro per gli Allievi sottufficiali, 590 euro per gli Allievi comuni. L’avviso comune sull’alternanza scuola-lavoro si conclude affermando che: “ per fare si che la stessa sia inclusiva e di qualità(!)-è necessario un progetto di semplificazione burocratica che superi le significative problematiche di carattere amministrativo per l’imbarco degli studenti soprattutto sulle navi che, operando con noleggi a viaggio, non hanno orari prestabiliti di arrivo e partenza nei porti“ – ovvero quello che noi diciamo, la maggioranza delle navi non ha orari stabiliti e si invocano meno regolamentazioni per l’imbarco degli allievi. Inoltre, abbiamo sottolineato che sulla Buona-Scuola e sull’alternanza scuola-lavoro la FILT ha superato gli indirizzi politico sindacali della CGIL, la quale si espresse in maniera negativa sulla materia. Sul Registro Internazionale è da anni che esprimiamo un parere fortemente contrario. Il Registro Internazionale ha consentito l’ampliamento della flotta navale mercantile italiana ai danni dei lavoratori. Gli armatori, con accordi di comodo con CGIL-CISL-UIL, possono utilizzare sulle navi italiane i contratti extracomunitari e, a fronte di un dumping sociale e contrattuale che rende di fatto impossibile l’unificazione delle lotte sui temi contrattuali, girano nei bilanci di CGIL-CISL e UIL quote unitarie per ciascun marittimo extracomunitario imbarcato. Tali quote, oggi rappresentano quasi un terzo delle entrate tipiche (27,83%) della FILT. Invece di convogliare gli sforzi e le energie economiche e personali nell’attività di proselitismo e di sindacalismo internazionale, mediante l’ITF[1], come abbiamo suggerito, al fine di riequilibrare i rapporti di forza, si preferisce il mercimonio dei lavoratori.
Sui temi normativi, legati al personale amministrativo di terra, l’arretramento più grave è senz’altro costituito dalla messa in discussione del diritto alla piena retribuzione del periodo di malattia; ma non solo, si conferma quanto denunciato in un precedente nostro articolo. Anzi, registriamo il mancato ottenimento delle 32 ore di permesso rivendicato in sede di trattative: le ore concesse saranno 28 (20+8). Infine abbiamo chiesto e ci è stato, purtroppo confermato che il salario d’ingresso per i Terzi Uff.li junior rimane: un Ufficiale junior che il più delle volte proviene dai percorsi di formazione scuola-lavoro[2], vede per i suoi primi 12 mesi decurtata la sua paga base in media di 300 euro e le indennità ridotte del 20% rispetto ad un Terzo Uff.le senior nonostante svolga le stesse mansioni e nella prassi di bordo senza che vi sia un Uff.le esperto che lo affianchi durante il periodo di “formazione”. Nota dolente che rimane tale, la questione dei corsi di formazione, che le Aziende armatoriali si rifiutano di pagare ai marittimi, adducendo come motivazione che i corsi sono previsti dalla normativa internazionale e pertanto caratterizzanti a priori la figura del marittimo, come se il marittimo fosse un libero professionista e non un lavoratore dipendente, arruolato per giunta. Su questo punto la Segreteria FILT ha tenuto a precisare che la posizione del sindacato CGIL è assolutamente a favore del pagamento dei corsi da parte delle Aziende, secondo il principio di diritto applicato ai lavoratori di terra, ma che l’azione ostacolante di CISL e UIL, a favore delle richieste del padronato non ha potuto generare se non una dichiarazione d’intenti con la quale si conviene che non è tenuto il marittimo a pagare la sua formazione, bensì enti ed istituti pubblici. Noi di Riconquistiamo Tutto-Opposizione CGIL non capiamo e faticheremo a capire, per quale ragione un muratore edile o un carpentiere metalmeccanico, piuttosto che un infermiere debbono pagare i corsi ai marittimi e fare un ulteriore favore agli armatori: CHE I CORSI DI FORMAZIONE LI PAGHINO I PADRONI.
A latere della discussione in Direttivo, abbiamo chiesto se con le associazioni datoriali siano stati affrontati i temi democratici legati al diritto di voto, al diritto alla salute e alla cancellazione o riforma del Codice della Navigazione. Il Codice della Navigazione è a tutt’oggi legge dello Stato, con in calce la firma del Cavalier Benito Mussolini ed essendo una legge speciale deroga le leggi ordinarie e i contratti collettivi. Fino a quando ci sarà suddetto codice qualsiasi potenziale conquista normativa da parte sindacale che confligge con il Codice della Navigazione risulta abortita e non è un caso che Confitarma e Assarmatori, paladini della sburocratizzazione (a loro favore), non dicano una parola su una legge del ventennio fascista. Il diritto alla salute è fortemente limitato per il personale navigante. Sulle navi dove non sono presenti almeno 12 passeggeri, il medico non è obbligatorio e il ruolo di ufficiale medico e responsabile della farmacia di bordo è svolto dal Comandante e da un Ufficiale di coperta, dopo corsi di formazione di durata inferiore ad una settimana. Crediamo sia sotto gli occhi di tutti capire quanto ci vuole a formare un medico e un infermiere e come siano fondamentali tali figure professionali su tutte le navi del mondo. Altra questione è il diritto di voto, non garantito ai marittimi, i quali in occasione di tornate elettorali e concomitante periodo di imbarco non possono esercitare tale elementare diritto democratico. Su questi temi la Segreteria nazionale si è limitata a dire che ci sono contatti parlamentari.
Alla luce di queste osservazioni, invitiamo i marittimi interessati alla proposta di accordo a votare NO…Sempre se potranno votare. Ebbene si, perché quando abbiamo letto che la consultazione sarebbe avvenuta dal 21 al 31 dicembre, al fine di sciogliere la riserva a favore della controparte datoriale ed in pieno lockdown nazionale a zone rosse e arancioni, abbiamo presentato un o.d.g. con il quale abbiamo chiesto l’estensione della consultazione almeno fino al 31 gennaio, argomentando che non è serio e rispettoso della categoria indire la verifica dell’accordo in un periodo così complesso e con la possibilità di intercettare un parte residuale e minoritaria dei marittimi. Il nostro ordine del giorno è stato respinto a maggioranza (12 voti favorevoli). La segreteria tramite il voto di maggioranza si è impegnata senza un limite temporale certo (necessario per i lavoratori del mare, la cui vita si fonda sui termini di scadenza) ad estendere la consultazione portandola, da ciò che abbiamo potuto intendere al 10 gennaio. Tre anni di contrattazione e meno di una settimana effettiva per il vaglio dei lavoratori di un’intesa di cui, ad oggi, non esiste ancora un testo completo ed ufficiale. Un accordo calato dall’alto, senza aver ascoltato i diretti interessati, in pieno stile burocratico. Un accordo il cui esito valutativo, noi di RT-Opposizione CGIL non possiamo riconoscere come valido.
Un accordo che consente alla segreteria e alla FILT in generale di concentrarsi su situazioni più difficili a livello di trattative di rinnovo, ci riferiamo al CCNL TPL[3] e al CCNL Porti dove una sciagurata interpretazione dell’Authority sulla concorrenza e il mercato, rischia di trasformare le Autorità portuali in enti pubblici economici o in S.p.A. , mettendo in ginocchio tutte le Compagnie dei portuali d’Italia. Il nostro sindacato, la FILT-CGIL, ha scelto a livello strategico di dividere le lotte, puntando al ribasso e rischiando di ottenere rinnovi contrattuali sempre peggiori per le condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori.
Come Opposizione CGIL invitiamo i marittimi a iscriversi e rimanere nella CGIL, votando NO qualora siano chiamati ad esprimersi, anche se lo riteniamo difficile viste le attuali misure restrittive anti-COVID 19. Aggiungiamo un invito a schierarsi con l’area di minoranza, Opposizione CGIL per riconquistare quello che è nostro come lavoratori e non delle burocrazie, la CGIL. Sempre in direzione ostinata e contraria.
Riconquistiamotutto in FILT
[1] INTERNATIONAL TRANSPORT FEDERATION
[2] Si fa riferimento ai diplomati ITS, Istituti tecnici superiori, riconosciuti dal MIUR, ma sotto diretta gestione di Aziende private.
[3] Trasporto pubblico Locale
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