L.Mortara: intervento all’AG CGIL Piemonte.
Alla assemblea (in remoto) generale della CGIL Piemonte di martedì 24 Novembre 2020, ha partecipato il segretario Landini che ha fatto le conclusioni. Questo il mio intervento.
Compagne e compagni,
dai primi interventi che mi hanno preceduto, temo di aver sbagliato applicazione. Più che a un’assemblea sindacale, mi sembra di stare intervenendo ad una festa. Lo dico perché ascolto sempre con grande disappunto interventi che mi precedono per esprimere lodi sperticate al Governo Conte che a loro dire, pur con tutte le critiche che si possono fare, come ci tengono a precisare, è il miglior governo possibile, che ha fatto tanto per i lavoratori, e che quindi a questo governo non ci sarebbero alternative.
Fa sempre un certo effetto sentire dai miei rappresentanti in Cgil che a un governo servo di Confindustria non ci sono alternative, quindi che i lavoratori il potere se lo possono solo sognare, perché l’unica loro possibilità è sperare nel solito governo presunto meno peggio degli altri. Non è forse questo l’emblema del fallimento sindacale? Naturalmente di tutte le critiche che si possono fare a questo governo, chi mi ha preceduto, non ha saputo farne manco una, perché il discorso non muove da una qualche particolare analisi, ma solo dalla retorica, tanto è vero che si è cominciato con Conte e si è finito con l’elogio del Papa. Sarebbe insomma la Chiesa insieme con la burocrazia sindacale a dover proporre un nuovo modello di sviluppo. Siamo quasi a due passi dal misticismo…
Io al contrario di chi mi ha preceduto penso che come Cgil abbiamo ottenuto poco e niente. E quel poco che abbiamo ottenuto, l’abbiamo ottenuto grazie ai lavoratori che hanno scioperato a marzo, non grazie al Governo, tanto meno alla burocrazia Cgil che quegli scioperi ha stoppato, vanificandone per lo più la mobilitazione. Parlare in maniera roboante della conquista del blocco dei licenziamenti, lo trovo volgare e fin irrispettoso verso tutti quei lavoratori precari, quasi un milione, che da marzo a oggi hanno perso il lavoro e ancora non si sa bene come si arrangino in questo momento. Spero non passi l’idea di Confindustria, come invece mi sembra sempre di più in molti interventi, che i precari non sono lavoratori licenziati, ma lavoratori a cui è scaduto il contratto. Per noi gli infiniti contratti dei precari, sono il modo che il padronato ha perfezionato negli anni per mascherare i licenziamenti. Non solo: noi come Cgil siamo per la difesa di tutti, a cominciare dai più deboli, non da quelli che hanno qualche garanzia in più. Perché questo è il modello della Cisl.
In più voglio dire che trovo inaccettabile che a marzo i lavoratori abbiano scioperato e la Cgil No! Compagno Landini, non va affatto bene! Perché se io sciopero per due giorni, tu se vuoi andare a trattare con Conte, scioperi pure tu a livello nazionale e generale per due giorni. Non deve accadere che i lavoratori scioperino e la burocrazia, al contrario, usi la mobilitazione per farsi largo al tavolo con Conte e non ottenere nulla. Nulla infatti hanno messo i padroni da marzo a oggi. Persino i 100 euro stanziati da Conte per marzo e aprile per chi lavorava non sono stati messi dai padroni ma dalla fiscalità generale, cioè dal futuro taglio ora già presente di sanità e servizi che si sono visti finanziare briciole, a differenza della difesa militare foraggiata lautamente come al solito.
[Del famoso protocollo per la sicurezza, basta ricordare un punto per capire quanto sia stato deleterio. Il protocollo infatti dice che nella migliore delle ipotesi, se non ci sono le condizioni di sicurezza, si sta a casa in cassa integrazione. Insomma se non vuoi morire di covid, devi morire di fame, perché il sindacato che firma questi protocolli non ha un’alternativa da offrire ai suoi iscritti. E soprattutto non capisce che in qualunque accordo, prima di firmarlo bisogna far tirare fuori i soldi ai padroni. Nel famoso protocollo, i padroni non pagano nulla, né le casse integrazioni, né le mascherine eccetera pagate per lo più dallo stato. Perché Landini non è stato capace di chiedere che il salario fosse garantito al 100%. Il tutto per tenere la mano a Conte – questa parentesi mi è rimasta nelle corde vocali, nda].
La cosa su cui dovrebbe riflettere il segretario è che due mesi dopo, protestava giustamente dei tanti contratti che a settembre rimanevano aperti sul tavolo, dei milioni di lavoratori senza aumenti e senza contratto. Ma allora perché stoppare le mobilitazioni a marzo? Non era meglio provare a generalizzarle proseguendo a oltranza fino alla conquista di accordi decenti? Perché io sono anche stufo di sentire qua che abbiamo bisogno di rinnovare i contratti. No! Noi abbiamo bisogno di firmare buoni contratti. Non è la stessa cosa. Gli ultimi contratti firmati sono forse buoni? 119 euro per gli alimentaristi in quattro anni, in cambio del multiservizi per gli appalti, è forse un buon contratto o una miseria? I 150 euro della sanità privata, pagati al 50% dallo stato, cioè di nuovo dai lavoratori, e dopo dieci anni di vacanza contrattuale, sono una vergogna non un buon rinnovo. Certo per noi della Fiom possono pure sembrare oro visto che da 5 anni prendiamo come aumento poco più di un caffè. Brioches e cappuccino, però, non fanno una grande differenza. Non sono sufficienti per cantare vittoria.
La verità è che questi contratti non possono essere buoni perché sono figli della linea fallimentare della Cgil. Una linea tutta tesa a cercare tavoli di negoziazione e il riconoscimento dalla controparte. L’incontro di Landini con Bonomi è emblematico. Mentre Bonomi ha già detto in lungo e in largo che soldi non ce ne sono, invece di andare allo scontro, tu compagno Landini l’hai rassicurato che il cambiamento “o si fa insieme o non si fa”. Non credo che il tuo ruolo sia quello di offrire copertura a sinistra a Bonomi. Perché è per questo che ti cerca. Ed è normale che lui lo faccia. Non è invece affatto normale che anche tu sia pronto a offrirgliela. Perché nessun cambiamento si fa insieme. Il cambiamento di Bonomi e dei padroni è il peggioramento delle nostre condizioni. Il nostro cambiamento è il peggioramento delle loro. È il conflitto che fa il cambiamento. È il conflitto che dobbiamo riprendere e vincere. E per vincere ci vogliono scioperi veri, non le passerelle attuali della Fiom o quelle della Cgil, il cui ricordo, per altro, si perde ormai ai tempi delle guerre puniche…
P.S. – Nelle conclusioni Landini ha ribadito le solite cose, la necessità di una Cgil diversa per affrontare il cambiamento, cioè una Cgil concertativa per non dire capitolarda come se fosse quella combattiva che non ha portato risultati. Interessante notare che mentre spiegava questi meravigliosi cambiamenti con cui la Cgil si approssima alla conferenza di organizzazione, ha negato che nel pubblico si siano ottenuti 100 e più euro di aumenti perché quella media va dai quadri alle categorie più basse. Solo non ha spiegato perché allora la Cgil abbia firmato. Gli interessava di più forse parlare della prossima rivoluzione digitale dello smartworking, vista sempre come grande occasione per il sindacato, e abbiamo già visto che occasione nell’accordo sulla didattica digitale. E mentre il lavoro svuota gli uffici, lui ha ribadito la centralità di una Cgil di strada, anche se per ora per strada ci sono solo precari, disoccupati e piccolo borghesi sul lastrico. Infine ha risposto al segretario SPI che l’ha chiamato amministratore, che lui non è amministratore ma segretario, perché gli amministratori sono nominati mentre lui è stato eletto. È stato eletto tramite nominazione, proprio come un amministratore.
Lorenzo Mortara
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