SPIdiArea. Gli impegni dell’autunno. Report
Dal nostro ultimo incontro, avvenuto il 6 luglio scorso, non abbiamo più avuto modo di fare il punto per rinnovare ed aggiornare l’orientamento generale e soprattutto non abbiamo più avuto occasione di parlare delle cose portate avanti e delle questioni ancora mancanti.
A luglio avevamo già definito gli elementi che distinguevano la fase di una crisi pandemica contrassegnata da una profonda crisi economica. Tale concatenazione aveva evidenziato l’esplosione del nostro sistema sanitario nazionale portandosi dietro gravi problemi per la salute pubblica e un fortissimo impatto sui redditi da lavoro dipendente.
La questione sanitaria con il suo carico di morte sulle anziane e sugli anziani, oltre ai più di 200 lavoratori/trici della sanità, aveva riportato l’attenzione generale di larghi settori della popolazione sul tema della “salvaguardia e della cura della salute” intesa come “bene comune” non più alienabile e subordinato agli interessi economici.
Si era riaperto uno sguardo attento sulle scelte sciagurate delle politiche liberiste che, attraverso il progressivo smantellamento delle risorse impiegate per il sostegno la cura e l’assistenza previste e garantite dal SSN, avevano di fatto spostato ingenti quote di soldi pubblici sulla sanità privata sia nelle strutture sia nelle prestazioni erogate, in una parola, la completa mercificazione di un bene primario e fondamentale.
Tuttavia “la pandemia economica e finanziaria” era già in atto a livello europeo e globale, trascinata sin dalla sua esplosione del 2008, portando con sé fenomeni di impoverimento, disoccupazione ed emarginazione sociale, rendendo le disuguaglianze sociali sempre più accentuate.
Per questo già allora avevamo espresso una forte e inascoltata critica agli strumenti economici e finanziari che si intendevano impiegare. Strumenti di indebitamento che andavano a creare ulteriori problemi per la stabilità di bilancio e che avrebbero ancora una volta fatto pagare ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e alle giovani generazioni il conto di un sistema economico non più sostenibile anche dal punto di vista ecologico e climatico.
Avevamo individuato due campagne da sviluppare:
- La difesa della salute, con l’urgente necessità di una medicina territoriale pubblica di cui le RSA dovrebbero fare parte, contro ogni forma di privatizzazione del SSN;
- La difesa del reddito, con la rivalutazione del salario pensionistico naturalmente attraverso la costruzione di un ampio fronte di lotta in grado di unificare le vertenze.
Purtroppo le nostre riflessioni si sono rivelate corrette e puntuali: certo magra consolazione, poiché non si sono realizzate condizioni e rapporti di forza a noi favorevoli!
In questi ultimi mesi la situazione è sicuramente peggiorata, non solo per la forte ripresa della pandemia, ma per tutto lo scenario politico-sindacale, in cui gli elementi negativi dei mesi scorsi si sono ulteriormente manifestati.
Ricordiamo brevemente la vicenda referendaria, che porterà ad un parlamento in cui le minoranze critiche di classe avranno sempre minore possibilità di operare all’interno dello stesso. Veramente incredibile come siano riusciti a convincere la maggior parte dei votanti che, eliminare una spesa di meno di un euro a testa all’anno, sarebbe stato un grosso risparmio per il nostro stato, siamo alla farsa!
Ci sono state le votazioni in alcune regioni che, se da un verso non hanno avuto il trionfo temuto della destra, dall’altro non hanno visto vittorie di blocchi sociali di sinistra; la frammentatissima sinistra non ha avuto spazi con la questione spesso ingannevole del voto utile e in parte per inadeguatezza.
La nostra CGIL “nella sua maggioranza” ha dato una lettura molto diversa dalla nostra sul voto, con un’identificazione con il PD che è veramente imbarazzante, specie nello SPI non vi sono state remore a fare propaganda elettorale pro Partito democratico.
La stessa CGIL (con CISL e UIL) ha continuato ad impaludarsi sempre più con l’attuale governo nella spesso vana attesa di “tavoli”. Sindacato che sta cercando in ogni maniera di poter fare parte di coloro che indichino cosa, come e a chi dirottare denari del recovery fund (fondo di recupero) e del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità ), del quale sono forti sostenitori.
Anche nei confronti di Confindustria, questa Confindustria che è tornata senza infingimenti alla sua natura feroce e classista, CGIL continua ad avere un atteggiamento non consono, di fronte a chi sta chiedendo di licenziare senza se e senza ma, di fronte a chi dice esplicitamente basta ai contratti nazionali occorrerebbe ben altra risposta.
Facciamo un po’ di chiarezza sulla situazione dei vari decreti che si sono succeduti: fino ad ora il governo ha finanziato in deficit circa 115 miliardi di questi 67 sono andati alle imprese, come sono stati usati questi denari?
Poi ci sono soldi dati a destra e manca dati in maniera “clientelare”, quanti denari dati ad evasori fiscali grandi e piccoli ?
Oltre denunciare queste cose, dobbiamo essere inflessibili nella CGIL: in specifico nelle categorie, tutte, è assolutamente necessario non mettere più neppure un centesimo nel welfare aziendale e in modo particolare nella sanità: non possiamo da una parte lottare per andare ad una sanità totalmente ed esclusivamente pubblica, e poi mettere la sanità nei contratti nazionali o anche nella contrattazione di secondo livello.
Occorre sapere e spiegare che il recovery fund in realtà funziona per l’Italia in questo modo: bisognerà versare 96,3 miliardi e in cambio tra il 2021 e il 2022 se ne avranno 81,4 come trasferimenti e 124,7 come prestiti. Quindi a fondo perduto sono solo 14,9 miliardi da dare all’UE e ci sono i 124,7 a prestito da ridare entro il 2058 a interessi bassi. Per non parlare del MES che avrebbe dei cappi stringenti sulla spesa sociale di cui non abbiamo nessun bisogno. Ovviamente anche con il recovery fund ci saranno quindi alcune “attenzioni speciali”.
La nostra posizione su questa partita è molto chiara, per iniziare: patrimoniale- irpef rimodulata con diminuzione per i redditi bassi e maggiore prelievo per i redditi alti; taglio molto forte sulle spese militari, usare cassa depositi e prestiti per la sanità pubblica invece di ricapitalizzare grandi aziende
In questi mesi abbiamo cercato di avere dei punti di contatto con chi nazionalmente sta lavorando a progetti molto simili ai nostri, ad esempio con Medicina Democratica. Abbiamo aderito individualmente al progetto, che magari non condividiamo in tutto e per tutto ma è comunque un buon progetto su cui lavorare , infatti proponiamo (*) al coordinamento l’adesione come SPI di area al progetto “dico32”: progetto di MD e altri.
Occorre infine, dove vi sono i presupposti fare lavoro di territorio sulle situazioni che qua e là nascono sulle RSA e sulle questioni sanitarie, ad esempio come hanno fatto i compagni di area di Pietrasanta in Toscana.
Occorre parallelamente riprendere il lavoro sullo specifico del salario pensionistico e sulla questione dei pensionandi, il salario pensionistico man mano si sta abbassando spaventosamente.
Abbiamo poi ricominciato a produrre dei volantini che ci servono per poter svolgere un lavoro il più possibile rivolto ai territori per farci conoscere dagli iscritti allo SPI, che in troppi casi non ci conoscono o ci vedono solo ogni 4 anni ai congressi: noi abbiamo bisogno di essere riconosciuti per crescere e costruire giorno per girono il futuro dell’area nella CGIL.
A nome dell’esecutivo di #riconquistiamotutto nello SPI
Ugo Lucignano – portavoce nazionale SPIdiArea
(*) approvato all’unanimità
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