R.Aluigi: un’opposizione non solo negli organismi sindacali

Intervento di Rossana Aluigi [Direttivo Spi e Camera del Lavoro Genova] all’assemblea nazionale di #RiconquistiamoTutto del 13 novembre

UNA  STRATEGIA COMUNE

La SpiArea, intrinsecamente confederale, può  costituire un valore aggiunto per l’area nel suo insieme. Portare proposte classiste in una componente fondamentale per l’organizzazione CGIL contribuisce ad inserire un cuneo in quelle contraddizioni della linea sindacale di maggioranza che emergono in modo diffuso tra i pensionati, che costretti a subire le conseguenze delle scelte contrattuali delle categorie e di una confederalità CGIL assai debole, possono diventare elemento di pressione nei confronti dell’ apparato.

A tale scopo  salute e  sanità sono stati individuati tra gli elementi centrali per l’ intervento dell’area SPI, per la loro trasversalità e per le ricadute che hanno su pensionati e lavoratori. E’ stato costituito un gruppo di lavoro sul tema strutturato su diverse linee.

ANALISI

Il servizio sanitario è caratterizzato da una pervasività  diffusa del privato che drena ingenti risorse pubbliche, da una giungla di tipologie contrattuali che creano forti diseguaglianze tra i lavoratori, da una forte impronta ospedalocentrica che sulla malattia, la diagnostica, la farmacologia e la chirurgia, realizza lauti profitti, carriere e alimenta interessi economici e politici . Di fatto il servizio pubblico si configura come una bad company della sanità dove il pubblico si assume i costi, mentre i profitti vengono dirottati sul privato e sulle assicurazioni.

La  profonda diseguaglianza si riflette anche sulla possibilità di accesso alle cure che penalizza in base al reddito e alla classe sociale. Esiste quindi una discriminazione di classe, ma anche una discriminazione all’interno della classe stessa, tra pensionati e attivi, tra i lavoratori secondo la categoria di appartenenza, tra chi  ha un salario garantito e chi non ce l’ha.

L’emergenza sanitaria si è innestata su servizio sanitario allo sfascio che già precludeva l’ accesso alle cure di milioni di Italiani delle classi subalterne  e ha evidenziato come la cannibalizzazione del servizio pubblico esponga  la classe proletaria a rischi maggiori e abbia conseguenze peggiori rispetto alle classi benestanti e borghesi. E’ una pandemia di classe che falcia gli anziani, i più deboli e sottopone ad alti rischi, anche mortali,  gli operatori sanitari. L’età e le patologie pregresse non hanno  costituito un gran problema ad esempio per Silvio Berlusconi o altri noti personaggi, i cui mezzi economici,la classe di appartenenza  e le condizioni di vita sono ben diverse.

COME INTERVENIRE

E’ quindi urgente inserirsi in queste contraddizioni che nello Spi sono presenti e creare rivendicazioni comuni tra SPI e  tutte le categorie dell’area per una battaglia unificante nei luoghi di lavoro e negli organismi sindacali. Occorre impedire   che la classe proletaria paghi pesantemente sia le conseguenze economiche  immediate dell’emergenza sanitaria sia le ricette che vengono proposte per risolverla, sostenute anche dalla  CGIL

La difesa e la riorganizzazione della sanità possono  fare da traino per rilanciare la lotta contro le privatizzazioni, la precarizzazione, l’orario di lavoro, l’età pensionabile, i criteri di calcolo della pensione,   attraverso puntuali rivendicazioni :

  • No  a Recovery Fund e Mes, misure a debito che sarà ripagato dalla classe proletaria e che agiscono in un arco temporale  circoscritto alla disponibilità di fondi e su cui il padronato ha già sfoderato gli artigli.
  • No all’aumento delle spese militari e loro riduzione. La Difesa ha già pronto un progetto da 30 miliardi per il potenziamento bellico, infrastrutturale e l’acquisto degli ultimi F35 Tempest. L’ Italia in primavera, in pieno lockdown, si è  impegnata con la Nato per innalzare  la spesa media giornaliera da 70 a 100 milioni.
  • Investimenti nella sanità pubblica e nei servizi pubblici in generale, attraverso  patrimoniali straordinarie da mantenere fino alla revisione definitiva dell’imposizione fiscale con una tassazione progressiva che incida maggiormente sui patrimoni, i redditi elevati e le rendite finanziarie.
  • Internalizzazione dei lavoratori degli  appalti,  fonte di sfruttamento, caporalato, distrazione di risorse, corruzione e infiltrazioni mafiose
  • Assunzione e stabilizzazione dei precari
  • Stop alle convenzioni alle struttura private
  • Superamento della sanità integrativa e del welfare aziendale che alimentano il business assicurativo e hanno segnato la rinuncia alla lotta per una sanità pubblica, universale e gratuita, ai servizi sociali, al diritto ad una pensione dignitosa    e riduzione dell’età pensionabile. A tal fine è necessario un ragionamento sul calcolo delle pensioni in essere e future.
  • Ora è urgente  l’eliminazione dell’adeguamento pensionistico legato al Pil ed un assegno minimo adeguato ad uno stile di vita dignitoso. Secondo il calcolo Istat del 2019, per il Nord Italia 664,82 euro sono la soglia  di  spesa di un singolo per essere inclusi nella fascia di povertà  assoluta. Le pensioni minime hanno un importo di  euro 515,58
  • RSA pubbliche
  • Rete capillare di servizi e assistenza che sgravino il lavoro di cura che pesa in modo particolare sulle donne sia lavoratrici che pensionate.
  • NO alla firma di contratti che prevedono l’intervento pubblico per incrementare l’aumento salariale come nel caso del contratto della sanità  privata. Un espediente pessimo che continua a drenare risorse ai privati e costituisce un pericoloso precedente per altri settori. Nella scuola sono presenti molte professionalità fornite da cooperative private,

NON SOLO INTERVENTO NEGLI ORGANISMI SINDACALI

Il percorso avviato dal gruppo di lavoro  ha portato a prestare attenzione al territorio e a ciò che in esso si muove. Si sono avviate  interlocuzioni con realtà  di livello nazionale e locale che esprimono posizioni vicine alle nostre e che possono acquistare un più marcato carattere  classista. E’ riduttivo limitarsi a condurre la battaglia nel recinto degli organismi dirigenti ed è fondamentale in questa fase caratterizzata da grande disorientamento, debolezza complessiva delle organizzazioni sindacali e politiche di classe,  coniugarla con una proiezione esterna che possa amplificare e potenziare la  sfera d’intervento sulla base di criteri, obiettivi e limiti  condivisi come area.

E’ una fase complessa a rischio di tensioni sociali estemporanee o etero dirette, in cui il monolite CGIL continua a  perseguire una linea filo governativa e padronale, i sindacati corporativi tentano di cavalcare il disagio accentuando le divisioni tra lavoratori e le dirigenze dei sindacati di base non trovano ancora un punto di contatto. Ma nascono anche vertenze e tentativi  di auto organizzazione  trasversale tra lavoratori, nel tentativo di uscire da questa palude.

  • E’ necessario per l’area tutta coniugare la battaglia dentro la CGIL  con la presenza tra i lavoratori, nei focolai di resistenza e nelle vertenze in atto per contribuire a dare direzione  e sostegno, confrontandosi su modalità e obiettivi. E’ fondamentale accrescere l’influenza dell’area  tra i lavoratori per modificare i rapporti di forza anche all’interno della CGIL e per impedire che  la classe  proletaria tutta, resti schiacciata da queste dinamiche.
  • La nostra forza è tra i lavoratori e dai lavoratori traggono forza i pensionati e lo sciopero è l’unico  strumento in grado di incidere sul padronato che i lavoratori hanno a disposizione. E’ necessario però costruire lo strumento che  permetta di lottare senza subire ricatti dettati dal bisogno strutturando Casse di Resistenza che consentano ai lavoratori la  possibilità di affrontare multe e scioperi anche prolungati.
  • I pensionati possono dare un contributo alla lotta a livello territoriale per diffusione di volantini e materiali  sia per propaganda che per supporto ad interventi  e vertenze che si ritengono prioritari.
  • Per fare ciò è necessario aumentare il livello di confronto e la condivisione di parole d’ordine comuni nelle  Leghe, nei luoghi di lavoro e nei movimenti in cui interveniamo, per definire una linea d’intervento compatta.
  • Per costruire una strategia complessiva dell’area è opportuno iniziare ragionare sulla costituzione di gruppi di lavoro  trasversali in una prospettiva di azione confederale.

  Rossana Aluigi [Direttivo Spi e Camera del Lavoro Genova]

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