R.Antonini. Un contributo
Assemblea nazionale 13 novembre. Pubblichiamo il contributo di Riccardo Antonini, poiché per problemi tecnici non è riuscito a intervenire durante l’assemblea.
Ci risiamo (!), in pieno ‘lockdown2’. Due mesi fa: le elezioni amministrative e i referendum sulla riduzione dei parlamentari.
Le elezioni hanno confermato, sostanzialmente, una certa stabilità di governo e la ‘impersonificazione’ elettorale con la riconferma dei governatori uscenti che sostituiscono tout court il peso politico ed elettorale dei partiti di un tempo che fu .
Nonostante le astensioni fisiologiche (30-35%) oltre al 30% di voti contrari alla controriforma, l’esito referendario era ampiamente previsto e prevedibile. Un voto populista di sostegno alla progressiva trasformazione autoritaria e reazionaria dello Stato e dei poteri di governo, con una ‘rappresentanza’ territoriale sempre più depotenziata.
Confindustria, padronato, governo, partiti e sindacati, paiono sempre più ‘uniti’ nel patto dei produttori , di stampo storicamente neo-corporativo.
I veri temi all’ordine del giorno, senza possibilità di soluzione permanente nell’attuale formazione economico-sociale, sono l’occupazione, la cassa integrazione, il precariato, la disoccupazione, la povertà oltre alle crescenti disuguaglianze e ingiustizie. La contraddizione palpabile è l’ esistente insostenibile . Ciò non significa non lottare, anzi, si deve imparare in primo luogo a combattere le sconfitte di questi decenni.
L’aspirazione o, meglio, la volontà è “tornare alla normalità ” … che viene continuamente agitata e propagandata ed è parte del problema. Anche tra lavoratori e lavoratrici paure, timori e passività prevalgono su attivismo, mobilitazione, lotta. Tornare a quella ‘normalità’ significa legittimare lo stato di cose che ha contribuito ad aggravare la situazione di emergenza sanitaria. Privatizzazioni e tagli generalizzati (personale, posti letto e distretti sanitari, in primis ) sono stati i primi e principali alleati della drammaticità vissuta nei mesi scorsi e in questi di oggi .
Se il ‘ coronavirus ’ è un fattore naturale , la riduzione dei posti letti negli ospedali non lo è, come non è stata la catena di contagio nei luoghi di lavoro.
La Cgil sostiene apertamente il governo Conte2 come platealmente ha sostenuto l’elezione di Giani in Toscana. Nei direttivi Cgil, a seguito dello scampato pericolo , i dirigenti non hanno speso una sola parola contro la politica del governo e hanno, invece, espresso soddisfazione per il nuovo eletto. Una Cgil che da concertativa è divenuta collaborazionista.
Aspettare o essere in attesa di una posizione di classe e di mobilitazione della Cgil è puramente illusorio. Il sostegno a movimenti ambientalisti, antirazzisti, femministi, o la stessa propaganda per il No come al referendum-farsa” da parte dell’area, è giusto, ma prioritariamente dobbiamo perseguire l’obiettivo dell’unità sindacale; unità e lotta da sviluppare nel confronto con le realtà sindacali di base/conflittuali e con le nuove esperienze “autoconvocate” (coordinamenti e “lavoratori combattivi”). L’esperienza del 27 settembre a Bologna, avrebbe dovuto vedere l’area partecipe e attiva nel dibattito, indipendentemente dalla condivisione o meno della piattaforma. Sarebbe stato il minimo sindacale, rispetto ai nostri compiti.
Altro errore è l’atteggiamento snobbistico , senza analisi e bilancio, in particolare da parte di chi conosce meglio la problematica, nei confronti di chi ha abbandonato l’area per costituirne un’altra, come i militanti di “ Sinistra Classe Rivoluzione ”; scelta tra l’altro non condivisibile.
Sentiamo parlare di incompatibilità da più parti . Il passaggio ad altri sindacati, come avvenuto in questi anni è, ovviamente, incompatibile con la tessera Cgil. Ma sviluppare un confronto con altre realtà e organizzare iniziative di lotta e di unità è compatibile (altroché!) con l’interesse generale della classe; si tratta di imparare a fare ciò che è parte d el nostro Dna.
In ogni assemblea, incontro, riunione … vi è una certa discussione sul rapporto politica/sindacato. Vi deve essere massima chiarezza sgombrando il campo dalla confusione. L’area non può essere vissuta come un’arena dove ogni gruppo politico tende a prevalere su altri. Le competenze e l’esperienza dei militanti politici d evono essere di servizio al sindacato, a ogni ambito sindacale, alla lotta.
Ogni militante politico può esercitare legittimamente la propria militanza ma deve saperla distinguere dall’attività sindacale, senza confondere i due piani. La denuncia e l’iniziativa contro l’attacco al mondo del lavoro: dai ‘salviniani’ decreti sicurezza alla repressione, dalla difesa del Ccnl a salute e sicurezza sul lavoro, dal salario alle condizioni, è la politica che vuole sviluppare unitariamente mobilitazioni, lotte, scioperi.
Non possiamo essere contro la politica, anzi … la miglior difesa sindacale è mettere la politica al primo posto perché ciò attiene alla classe operaia, a lavoratori e lavoratrici, è l’esercizio di una giusta politica. Mai anteporre, sovrapporre e contrapporre, bandierine di gruppo/partito all’unità e alla lotta di lavoratori/trici, ancor meno ridurre l’area, a partire dalle più alte responsabilità, a campi di conquista tra intergruppi.
La portavoce di un’area è chi riferisce per altri/e, non svolge il ruolo da ‘segretario/a generale’ che presenta la relazione scritta, apre e chiude i lavori. Il ruolo a svolgere l’intervento iniziale e/o quello di chiusura può essere a turno, dividendolo così con altri compagni/e. Non è corretto tenere un coordinamento nazionale come l’11 settembre a Bologna. Una relazione scritta, un intervento introduttivo di oltre un’ora, uno spazio di 7 minuti agli altri compagni/e, e infine le conclusioni della portavoce. Un metodo di lavoro sbagliato e penalizzante per il confronto e il dibattito.
Per la pubblicazione, nella pagina del sito, di scritti dei membri dell’area si è assistito inutilmente a estenuanti discussioni. Tra l’altro, chi decide chi? La portavoce, la redazione della pagina, l’esecutivo nazionale …?
Per parlare di Toscana, la portavoce e/o il gruppo dirigente dell’area deve pronunciarsi apertamente su chi fa parte: l’esecutivo e il coordinamento regionale o altr o grupp o di compagni/e? La vicenda congressuale, sulla quale si s orvola , h a optato per la seconda scelta. Quindi, è possibile continuare a considerare l’esecutivo, il coordinamento e l’assemblea toscana un corpo separato dell’area? Una qualche risposta è doverosa.
L’area di “ Opposizione in Cgil ” (la definizione più corretta), altre paiono fuori luogo e massimaliste, può fare cose buone sulla base dell a nostra forza e delle nostre capacità.
L’area, oggi, è un corpo estraneo alla linea generale della Cgil e del suo gruppo dirigente; se così non fosse che tipo di ‘opposizione’ sarebbe?
Dobbiamo condurre campagne di opinione e mobilitazione a sostegno di vertenze come la ex Lucchini a Piombino, la ex Pirelli di Figline Valdarno (Fi), la Sanac di Massa, ecc.
In questi anni abbiamo promosso iniziative e azioni di denuncia, informazione, sostegno, vertenze sindacali, che fanno parte della nostra esperienza.
Su temi come salute e sicurezza, morti sul lavoro e da lavoro (amianto, ecc.), non possiamo abbassare la guardia; son o parte del nostro patrimonio, della politica sindacale con la ‘P’ maiuscola.
Essere organizzati sempre più e meglio significa: – rendere visibile l’area dentro e fuori la Cgil; – affrontare concretamente le problematiche di lavoratori/trici; – sostenere le vertenze, le lotte, le iniziative degli operai e delle classi lavoratrici.
Riccardo Antonini
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