Fuori controllo
A marzo, il Governo ha deciso di chiudere tutto il paese, anche dove il contagio era largamente sotto controllo. La crisi economica di milioni di persone è causa soprattutto di questo. Può essere che sia stato un bene dal punto di vista della prevenzione, ma le misure sanitarie non sono state comprese da molti, soprattutto in assenza di misure economiche a sostegno del reddito che le accompagnassero. Così ora, siamo di nuovo nel caos, in una situazione fuori controllo. E un altro lockdown viene escluso o reso ingestibile, anche se le condizioni sanitarie dovessero renderlo necessario. Se siamo arrivati qui, ci sono delle responsabilità.
Tra fine febbraio e inizio marzo, si decise di non fare la zona rossa in Val Seriana perché le imprese di un territorio di qualche decina di migliaia di persone non dovevano chiudere. Quando ormai il contagio era fuori controllo, si decise una grande zona arancione in Lombardia, 10 milioni di persone (8 marzo), che poi, da un giorno all’altro, senza nessuna logica, venne estesa a tutto il paese, 60 milioni di persone.
Fu troppo poco per quei territori, in particolare per quello in cui vivo, e probabilmente troppo per gli altri, soprattutto in assenza di adeguate misure di sostegno al reddito. Per settimane, implorammo un lockdown che arrivò con un ritardo criminale solo il 22 marzo. Nella sola Lombardia, il giorno prima erano morte 546 persone di Covid (purtroppo questi sono solo i dati ufficiali, quindi in realtà furono molte di più). 546 persone solo in un giorno, in una sola regione, il 21 marzo. Stampatevelo nella memoria: CINQUECENTOQUARANTASEI. Solo il giorno dopo, chiusero i posti di lavoro non essenziali, salvo poi le migliaia di deroghe al DPCM.
Nei mesi successivi, quando tornammo più o meno alla «normalità», nessuno fece i conti con le responsabilità: 17mila morti in Lombardia, una strage di anziani/e nelle RSA, Bergamo piegata e 1 milione di licenziamenti rimandati solo di mese in mese. Nessuno pagò, nemmeno per le vicende più eclatanti, come l’ospedale di Alzano e le RSA. Dei 90 miliardi stanziati tra decreto cura e agosto, oltre 60 andarono alle imprese, con Confindustria che ha continuato a sbraitare e piangere miseria contro il mondo del lavoro. Nel frattempo, persino politici e virologi da strapazzo hanno potuto continuare indisturbati a dichiarare che il virus era morto o non era mai esistito.
Per mesi, finalmente in vantaggio sul Covid, non si è investito seriamente su sanità, controlli, screening, trasporto pubblico locale e scuola per evitare di essere totalmente impreparati a una seconda ondata che non era «probabile», ma CERTA. Nel frattempo, anzi, si sono allentati i controlli. Nemmeno il vantaggio che stavolta abbiamo avuto sugli altri paesi europei, ha suggerito al Governo di correre ai ripari prima che fosse troppo tardi.
Ora siamo qui, di nuovo in una situazione fuori controllo. A fare i coprifuoco di notte, mentre il paese corre a tutta velocità di giorno sui mezzi pubblici. A sacrificare di nuovo la didattica in presenza. A prendere misure capestro che piegheranno alcuni settori sociali senza che, di nuovo, sia stata data alcuna garanzia di reddito (con un accanimento immotivato su alcuni, come il mondo dello spettacolo). Con il Ministro della Sanità che di fatto ammette il fallimento dello Stato dicendo a ciascuno/a di noi, come se niente fosse: chi può resti a casa. E nel frattempo, di nuovo, il personale sanitario negli ospedali si fa carico di una situazione che, giorno dopo giorno, diventa peggiore.
Il governo HA FALLITO! Le Regioni anche. Indipendentemente da chi ci sia dietro, davanti o in mezzo, a me non stupiscono le esplosioni di rabbia. Chi semina vento, raccoglie tempesta. Se si vuole evitare che lo sfogo di massa sia conquistato dalla destra e sfoci in manifestazioni irrazionali dal punto di vista sanitario, si muova piuttosto tutto il mondo del lavoro. E facciamo presto, ORA! Abbiamo accumulato fin troppo ritardo.
Eliana Como – portavoce nazionale di #RiconquistiamoTutto!
Immagine: murales di Shamsia Hassani, muralista afgana
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