Sbagliato manifestare per il SI Grandi navi a Venezia

Lettera aperta di Massimo Demin, dir. reg. Veneto

Alla c.a. Segretario Generale Cgil Veneto, Christian Ferrari – Componenti Direttivo Confederale VenetO – Segretario Generale Confederale Venezia – Ugo Agiollo – Direttivi Confederali Provinciali – Agli Iscritti/e Cgil 

Caro Compagno Ferrari, caro Compagno Agiollo, compagni/e

Mi permetto di scrivervi nella intenzione di condividere con tutti gli iscritti e gli organismi dirigenti alcune riflessioni che riguardano l’adesione della Cgil Veneto, nello specifico la categoria dei trasporti e del commercio, alla manifestazione del 28 agosto a Venezia promossa dal coagulo di soggetti che rivendicano il ritorno, immediato, della crocieristica in città, fronte che ha ottenuto peraltro l’appoggio del sindaco Brugnaro e del principale candidato sfidante, Baretta.

Credo non sfugga a nessuno di noi l’implicazione di questa posizione. Sia sul versante politico, credo sia sinceramente imbarazzante condividere nel merito una iniziativa politica con il Sindaco e la giunta che hanno esercitato un mandato elettorale come quello degli ultimi 4 anni, e tantomeno penso possa essere una giustificazione invocare la possibilità di convergere sulle singole questioni, proprio perché il merito della singola questione, quella della croceristica a Venezia, tradisce la condizione drammatica della discussione sulla città, sui suoi attuali equilibri e sul suo futuro.

Ricordiamo tutti come solo pochi mesi fa la parola d’ordine fosse “nulla sarà come prima” e la preoccupazione di tutti, su scala nazionale ma anche locale, fosse relativa al disegnare uno “sviluppo sostenibile a partire da quanto la pandemia ci ha insegnato”. Parole del tutto vuote, alla luce dei fatti e delle azioni degli attori istituzionali e di parte consistente di quelli sociali; impegnati semplicemente a recuperare i mesi perduti e ritornare al come prima e più di prima.

Ma noi non stiamo forse dimenticando un pezzo fondamentale della nostra storia di organizzazione sindacale aderendo a quella iniziativa? Non stiamo dimenticando la riflessione sullo sviluppo delle città e dei territori? Non dimentichiamo che le iniziative che arricchiscono ed impoveriscono un territorio, a secondo dei soggetti che guardano alle iniziative imprenditoriali, stanno dentro rapporti sociali di produzione, dove chi si arricchisce spesso lo fa impoverendo altri soggetti ed il territorio con logiche estrattive estreme senza aggiungere alcun beneficio al territorio stesso, ma al contrario sfruttandolo ed impoverendolo e lasciando le macerie alla collettività.

Siamo ancora ad un punto nevralgico degli anni 70 del secolo scorso, nel pieno della contraddizione tra lavoro e salute, riattualizzata al destino di un territorio e dei suoi lavoratori nel momento in cui aderiamo acriticamente al partito del PIL o a quello dei produttori che in questo caso attraverso l’industria turistica sfrutta e devasta un territorio fino a cadaverizzarlo. Ci riguardano queste riflessioni? Così simili per molti versanti a ciò che accade, in altro modo, in altre zone del nostro Veneto, ad esempio nelle terre alte della montagna?

Eppure solo pochi mesi fa la pandemia ci ha mostrato gli effetti del contrapporre la salute alla produzione, e questi effetti e questa contrapposizione sono il confine evidente di due opposte visioni del mondo, se pensiamo all’Europa ed al Brasile di Bolsonaro o agli Usa di Trump. E se anche da noi Confindustria ha mostrato chiaramente da quale parte si colloca.

Non è stata quindi improvvida l’adesione a quella manifestazione? Non ha forse dimenticato temi e questioni di cui noi siamo portatori e testimoni? Nella discussione elettorale sulla città è paradossalmente mancata alcuna seria riflessione sulle questioni che realmente incombono sul territorio metropolitano di Venezia: la questione ambientale (con la vicenda del Mose più che mai attuale), quella industriale e quella post industriale,  con l’overturismo che ha desertificato la città.

Fuor di metafora, nella necessaria condizione di valorizzare il turismo, una riflessione sulla necessaria mitigazione degli effetti di mercificazione del territorio, dal quale viene estratto valore e profitto individuale ma restituendo macerie a tutti, non solo ai pochi cittadini estranei a questo circuito, e quindi sul rapporto sociale di produzione che caratterizza un luogo e la sua composizione sociale è ancora qualcosa che riguarda la nostra organizzazione? O abbiamo superato questo livello di riflessione e i criteri di sviluppo di un territorio, come il destino dello stesso, al di là dell’immediato, e il destino dei soggetti che rappresentiamo non è più un nostro problema?

L’economia turistica, e quella particolare forma di turismo legato alla crocieristica, costituisce una parte essenziale della declinazione urbana di quelle economie che si fondano sul prelievo predatorio delle risorse naturali dei territori, in grado di spiegare le trasformazioni sociali, urbanistiche ed economiche a cui vanno incontro le città contemporanee. Città come Barcellona, Berlino, Lisbona, Amsterdam si trovano ormai a dover fare i conti con il tentativo di praticare forme di diritto alla città, cioè la necessità di superare una pratica del turismo fondamentalmente estrattiva, intesa come il dispositivo in grado di catturare e privatizzare il valore di scambio intrinseco a luogo e territorio, azzerandone il valore d’uso e allontanandone i cittadini. Questa dinamica è evidente non solo nella città d’acqua ma anche nella terraferma e nell’hinterland della città metropolitana. Io continuo a pensare che una riflessione sulla diversificazione della vocazione economica del territorio, sulla necessità di superare la logica del profitto immediato ad ogni costo e cadaverizzando il territorio e quindi sul controllo e mitigazione di una vocazione esclusiva al turismo sia, almeno da parte nostra, molto più utile e sensata piuttosto che l’adesione acritica a modelli di sfruttamento del territorio che in tempi brevissimi mostreranno i limiti di sostenibilità. La linea di tendenza di un capitalismo predatorio interessato a massimizzare i profitti nel breve tempo contro ogni logica di garanzia del futuro non credo ci debba vedere complici in questi termini.

Per questo motivo chiedo che di questa adesione si discuta, ci si confronti tra compagni, anche attraverso la conoscenza della posizione espressa dall’ Area che io rappresento, e si colgano i necessari punti di equilibrio di fronte ad un tema che evoca il futuro di questo territorio.

Massimo Demin componente Direttivo Confederale Veneto per #RiconquistiamoTutto

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