E.Como. Che fine ha fatto il direttivo della CGIL?

Intervento di Eliana Como alla prima Giornata del Lavoro online della Cgil - 2 luglio 2020

Oggi si è tenuta la prima delle tre Giornata del Lavoro della Cgil, convocata online con i soli segretari generali di categoria, regionali e delle Camere del Lavoro Metropolitane e i portavoce delle aree interne. Il tema era il “Ruolo dello Stato, Creare lavoro sostenibile”. I prossimi saranno “Proteggere e qualificare il lavoro” e poi “Includere e curare, Conoscere e formarsi, Redistribuire e contrastare evasione fiscale”. Non sono intervenuta nel merito, stavolta. Perché a monte, da mesi, c’è un problema di metodo, che penso non sia più rinviabile. E, a volte, la forza è sostanza…

 

Come ho avuto già modo di scrivere in una lettera, inviata insieme ad altri compagni/e (Adriano Sgrò, Aurora Bulla, Mario Iavazzi, Luca Scacchi) al nostro Presidente del Direttivo, credo che i temi di cui stiamo parlando oggi, poiché riguardano la dimensione strategica della nostra azione futura, dovrebbero essere discussi nel Direttivo nazionale della Cgil, che invece da mesi è scomparso.

Abbiamo vissuto mesi molto difficili, è evidente. A me non può sfuggire, visto che vivo nell’epicentro di questa tragedia. Ma il ripetersi di riunioni dei soli segretari generali (come è avvenuto in questi mesi) non può più sostituire la convocazione del Direttivo Nazionale o dell’Assemblea Generale. Tanto più a fronte degli eventi politici e sindacali che da mesi coinvolgono e sconvolgono la nostra organizzazione e che sono, non serve che lo spieghi, di portata eccezionale, tale per cui sarebbe necessaria una discussione il più larga possibile, non soltanto dei segretari generali, in riunioni online dove, finita l’introduzione, a stento ci si ascolta gli uni con gli altri.

Mi è chiaro che per mesi abbiamo dovuto fare di necessità virtù, perché vedersi in presenza non era possibile. E vi assicuro che, pur avendolo chiesto varie volte in queste riunioni, non sarei stata particolarmente entusiasta di fare un Direttivo online. Non ho mai nascosto la mia idiosincrasia per questo mezzo. Però nemmeno questo è stato proposto. E tanto più ora mi è incomprensibile questa scelta, perché aldilà delle evidenti premure e preoccupazioni che tutti noi giustamente ancora abbiamo, ora si può viaggiare e si potrebbe riunire il direttivo in presenza in un luogo sufficientemente ampio, ovviamente rispettando le dovute misure di sicurezza. Al limite, mantenendo la possibilità del collegamento online per chi al limite fosse impossibilitato, per questioni di ordine sanitario, a parteciparvi.

Scusate la franchezza, ma se si può convocare in presenza e a Roma l’AG della Fisac perché c’è un problema nel gruppo dirigente, si deve a maggior ragione convocare il Direttivo Nazionale per discutere la linea che proponiamo ai lavoratori e alle lavoratrici di questo paese. Ancora meglio, l’Assemblea Generale. Perché la situazione che abbiamo vissuto è straordinaria, è necessaria una discussione che superi il livello dei soli segretari generali.

Aggiungo che è davvero incomprensibile che le persone che noi rappresentiamo siano ormai da mesi rientrate al lavoro e sui mezzi di trasporto e noi non abbiamo ancora avuto modo di convocare un direttivo in presenza in un luogo sufficientemente grande per garantire la sicurezza.

In ogni caso, se non si può fare in presenza, si faccia online. Il punto è che il Direttivo non esiste più, perché non esiste più una discussione, nemmeno formale. E intanto si prendono decisioni strategiche, ben oltre quelle discusse nell’ultimo congresso. Giuste o sbagliate che siano (per me non lo sono), non sono discusse da chi dovrebbe discuterle. Ma possibile che sia un problema solo per me questo?

Quindi chiedo, come ho già fatto per scritto con gli altri, la convocazione della Assemblea Generale o quanto meno del Direttivo Nazionale, su questi e su altri temi strategici. Urgentemente. Perché siamo già in clamoroso ritardo. E come ho anticipato al compagno Franco Martini nella lettera, poiché ritengo che la non convocazione del Direttivo produca anche un grave vulnus statutario, valuterò anche un ricorso ad esso. Anche se sono convinta che il problema sia prima di tutto politico e, in quanto tale, vorrei affrontarlo e possibilmente risolverlo.

E visto che ci sono chiedo che fine abbia fatto la discussione (sempre e solo tra i segretari generali) iniziata il 6 maggio in tutta fretta (con una riunione convocata da un giorno all’altro) sulla questione della piattaforma per le riunioni nazionali online. Se quella discussione si è bloccata, non posso che esserne contenta, visto che avevo detto già allora che ero in totale disaccordo sul fatto di investire centinaia di migliaia di euro all’anno per tre anni per una piattaforma online.

Anche in quel caso, considerando che, come minimo avrebbe dovuto discuterne il Direttivo, al limite una Conferenza di organizzazione o persino un Congresso, visto che il punto non era, fin da allora, risolvere un problema di natura transitoria nei mesi del lockdown, ma ripensare il nostro stesso modo di discutere e soprattutto di prendere decisioni. Cosa che ha un impatto sia organizzativo che politico.
Non si proponeva allora un investimento per evitare in futuro qualche riunione di lavoro in presenza. Ovvio che qualche riunione possiamo farla in remoto (saremmo sciocchi a non farlo, anzi siamo già stati sciocchi a non farlo, prima ancora del lockdown). Ma per questo non serve un investimento tanto enorme come quello che veniva proposto, con sale virtuali da 1000 persone! Altro che riunioni di lavoro.

Il nostro lavoro e le nostre discussioni non possono rassegnarsi a diventare interventi dentro un computer, con uno che detta la linea da Roma e gli altri che parlano in 5 minuti, sperando che qualcuno dall’altra parte li stia ascoltando. Il nostro lavoro è fatto di persone, di scambi, di relazioni e di crescita personale che avviene tra le persone. È fatto di sguardi, anche di battere i pugni su un tavolo quando serve o di alzarsi e andarsene da un tavolo.

Ed ero in totale disaccordo, quando a maggio ne abbiamo parlato in una di queste riunioni tra i segretari generali, che si potesse decidere la trasformazione della Cgil in un palazzo virtuale, in un momento di assoluta emergenza, online e con interventi di 3 minuti ciascuno. E ancora meno penso che la Cgil possa basare le sue scelte di partecipazione su fattori come il risparmio economico. Che è una variabile, certo, ma non sufficiente a decidere che diventiamo un’altra cosa. Alcune cose nella nostra storia non sono eliminabili e non sono elemento su cui fare economia.

Tanto più se ciò aumenta i gap che già esistono nella nostra organizzazione. Quello tra centro e periferia, ma ancora di più quelli direttamente proporzionati alla nostra struttura verticistica: se sei un segretario forse non hai problemi di GIGA o di banda larga, se sei un delegato un po’ di più.

A me spaventa, dal punto di vista democratico, immaginare un sistema di riunioni online, come quello in cui già siamo, visto che nessuno si preoccupa del fatto che il Direttivo non sia convocato da sei mesi. E penso che questo sia parallelo a quanto è stato proposto per la comunicazione ancora prima, alla fine dell’anno scorso: c’è un centro che decide in modo verticistico e senza una vera discussione e poi comunica direttamente con gli iscritti.

Ho sempre pensato che la nostra organizzazione fosse troppo verticistica e burocratica, certo. L’ho detto e l’ho anche scritto al congresso, però non penso che una maggiore democratizzazione passi da scelte populistiche e organizzative come queste, decise in emergenza, non per il tempo del lockdown o dell’emergenza sanitaria, ma per i prossimi 3 anni!

Ora, ripeto, se questa discussione si è fermata meglio. Se invece è andata avanti, nonostante io e immagino altri non ne sappiano niente, per me è un problema, anche statutario. E quindi un motivo in più per chiedere la convocazione urgente del direttivo.

Detto questo, spero che abbiate capito il senso del mio intervento, anche se sto parlando a un computer senza nemmeno vedervi negli occhi….

Eliana Como

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