MANIFESTAZIONE NAZIONALE SPETTACOLO ARTE e CULTURA
27 giugno – Roma, Piazza Ss Apostoli ore 14
Come era prevedibile, gli Stati Generali si sono conclusi con qualche promessa, tante omissioni e nessuna certezza per i lavoratori e le lavoratrici, come nel caso dei lavoratori della cultura e dello spettacolo dal vivo.
È un errore per noi quello di pensare di ottenere qualcosa per il mondo del lavoro a tavoli con il governo e le associazioni dei padroni. Da quei tavoli non può che cadere qualche briciola per i lavoratori.
Dobbiamo invece riprendere a occupare il nostro spazio, quello della mobilitazione e del conflitto. Prima, peraltro, che se lo prenda la destra e i Pappalardo di turno. Questo vale anche per i lavoratori e le lavoratrici dell’arte. Anzi, tanto più per noi, perché il nostro lavoro, oltre a essere portatore di
bellezza, è uno strumento straordinario di consapevolezza, senso civico e democrazia. Abbiamo quindi una grande responsabilità: rendere migliore questo paese e non permettere che le persone si rassegnino alle sue brutture.
Il 27 giugno migliaia di lavoratrici, lavoratori, associazioni culturali e imprese sociali dello Spettacolo e della Cultura, riuniti in realtà nazionali e territoriali, scenderanno in piazza, a Roma, non per cercare la mediazione sociale ma per pretendere il riconoscimento di diritti fondamentali,
attraverso la convocazione di un tavolo istituzionale volto ad avviare il processo legislativo che colmi l’enorme vuoto giuridico esistente.
Con grande coraggio e tenacia questo movimento – che vede il coinvolgimento di moltissime realtà dello spettacolo e della cultura – sta lanciando una massiccia campagna di mobilitazione, ampia, diffusa e permanente.
La pandemia non ha creato una crisi del settore dello Spettacolo dal Vivo, pur colpendolo più duramente di ogni altro; la pandemia ha semplicemente scoperchiato il vaso di Pandora e questo ha creato un terreno fertile per la nascita e il coordinamento di numerosi gruppi auto-organizzati che
vogliono scendere in piazza.
E lo fanno partendo dall’assunto che tutto il sistema dello spettacolo dal vivo è a rischio, senza una graduatoria deleteria tra chi sta peggio e chi sta meglio: le tutele che interessano una piccola parte di lavoratori devono essere estese a tutte e tutti.
I temi fondamentali di oggi sono la scuola pubblica (e la necessità della riapertura per eludere le disuguaglianze sociali che la didattica a distanza determina), la sanità pubblica (inammissibile il taglio dell’irap) e la cultura PUBBLICA.
Problemi strutturali ed emergenziali che ci portiamo dietro da molto prima del DL rilancio e che non possono essere superati senza un contrasto fermo e deciso alla privatizzazione di questi settori. La mobilitazione dello spettacolo dal vivo rivendica il blocco dei licenziamenti, misure di continuità
del reddito, ccnl pubblici, ampliamento del welfare, rivalutazione delle pensioni, pratiche di mutualismo contro ogni mercificazione dell’arte e della cultura.
Il 15 giugno, dopo 4 mesi di sospensione delle attività, la ripartenza crea nuove disuguaglianze, Sembra doveroso ribadire quanto sia importante riconoscere il valore non solo costituzionale e sociale della cultura, ma anche quello economico ed occupazionale.
Il settore produttivo culturale e creativo ed il turismo arrivano a muovere il 30% del Pil, manonostante l’imponente percentuale, i lavoratori che contribuiscono a questa ricchezza sono nella stragrande maggioranza sfruttati. Ma i vari Ministri o i vari Presidenti delle Regioni se lo
immaginano uno sciopero generale del settore culturale? Non hanno fatto una prova generale – in questi mesi di sospensione – di quanto sia importante l’indotto generato da cultura, spettacolo e turismo?
L’assenza di mobilitazioni e del conflitto nel settore dello spettacolo dal vivo gridano vendetta, e bene fanno questi gruppi a esprimere costruttivamente la loro rabbia, con o senza i sindacati.
Al link il documento TAVOLO EMERGENZA
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