RT! Filcams: i nostri obbiettivi per la fase due.
Comunicato del Coordinamento nazionale di #riconquistiamotutto nella Filcams, 4 maggio 2020
[qui in pdf il testo del comunicato; qui in pdf un volantino riassuntivo]
- CRISI COVID19, LA RECESSIONE CHE VERRÀ E IL DIRITTO AL LAVORO
L’epidemia dovuta al diffondersi del COVID19 rappresenta una delle più serie pandemie che l’umanità abbia conosciuto. L’intreccio tra la crisi economica e la recessione mondiale spinge l’Europa e il nostro paese verso una situazione molto grave. La disoccupazione a partire dai nostri settori sarà molto dura e con tante contraddizioni, il rischio reale e concreto di licenziamenti di massa accompagnati da forti ristrutturazioni e abbassamento degli stipendi e dei diritti sociali è sotto gli occhi di tutti gli economisti, che prevedono in tutta Europa un aumento della disoccupazione con 25 milioni di nuovi disoccupati.
Il Governo con il padronato segue una politica di pesante ristrutturazione sia con l’intenzione di privatizzare, per racimolare tre miliardi di Euro con la svendita del patrimonio pubblico e di azienda ancora non vendute- sia con rivendicazioni da parte delle organizzazioni padronali- per esempio derogare i contratti nazionali per avere una riduzione degli stipendi accompagnato ai licenziamenti. L’attacco sarà duro e pesante per la larga maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici.
- DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA SICUREZZA
Chiediamo con forza che il diritto alla sicurezza sia garantito in tutti i posti di lavoro dei nostri settori in cui il rapporto con la clientela e i cittadini, anche stretto come nel lavoro domestico o nelle farmacie, fa in modo che la tutela della salute di lavoratori e lavoratrici coincida anche con quella dei cittadini e delle cittadine: infatti spesso, nel corso di questi anni, siamo riusciti a costruire lotte comuni per la difesa dei servizi pubblici essenziali che si sono dimostrati fondamentali per prevenire anche la diffusione dell’epidemia.
Nei posti di lavoro, sebbene la discussione sulle mascherine sia sulla bocca di tutti, crediamo che la tutela dovuta non si possa esaurire nella scelta dei DPI: il “sistema sicurezza” nelle aziende dovrebbe essere da sempre e da legge un insieme collettivo di misure organizzative e di contesto. La crisi Covid19, invece, con l’approvazione dei protocolli sicurezza da parte dei sindacati confederali, ha mostrato come questa logica sia stata indebolita: il testo unico 81 del 2008 e i suoi pilastri sono stati superati troppo spesso (per esempio sull’obbligo della valutazione del rischio) e anche i dati sulla salute, a lungo protetti dallo Statuto dei Lavoratori, sono stati sdoganati per una prevenzione frettolosa e spesso non giustificata (per esempio ci riferiamo alla misurazione della temperatura indiscriminatamente rilevata da chiunque in azienda).
Se non c’è sicurezza non dobbiamo lavorare: non basteranno guanti e mascherina e non c’è sicurezza senza lo stretto controllo indipendente esercitato dalle lavoratrici e dei lavoratori e da chi li rappresenta!
Diritto alla salute significa rivendicare il rilancio del servizio sanitario pubblico: mettere in discussione i fondi sanitari contrattuali a favore del servizio universale e pubblico ed andare definitivamente verso il superamento della sanità privata, con la sua nazionalizzazione, contro ogni ipotesi di autonomia regionale.
Inoltre tutta la Cgil deve opporsi in modo compatto a qualunque forma di “scudo penale” che già Confindustria sta rivendicando per i datori di lavoro, rispetto a contagi e morti da Covid19 nei posti di lavoro, ricordando che per oltre la metà dei lavoratori e delle lavoratrici del nostro Pese non c’è stato nessun lockdown, ma sono sempre stati costretti a lavorare: oltre il danno, l’impunità sarebbe una beffa non tollerabile.
- DIRITTO AL SALARIO E A CONDIZIONI DECENTI
Deve essere esteso il divieto di licenziamento, rivendicandone il blocco permanente, e devono essere prolungati senza interruzione i contratti a termine. Deve essere garantito il salario al 100 %, mentre già oggi i ritardi nella liquidazione degli ammortizzatori sociali in deroga e del FIS con causale Covid sono inaccettabili! Ci sono milioni di lavoratori di mense, appalti e turismo senza stipendio da due mesi, abbandonati ad ammortizzatori sociali senza anticipi e con procedure di approvazione regionali altamente burocratizzate: altro che promesse! Si doveva garantire a tutti la cassa in deroga il 15 aprile, ma un mese dopo ancora non abbiamo nulla e non basta l’intervento di anticipo da parte dell’Inps nel nuovo decreto Rilancio della settimana scorsa a parare i danni già fatti, soprattutto senza impegni di tempi precisi per il pagamento.
Ci sono settori già in gravissime difficoltà come turismo e musei: serve un piano straordinario di sostegno al reddito per questi lavoratori che sono stati tra i primi a restare a casa e saranno tra gli ultimi a riprendere. Per recuperare le risorse necessarie, per impedire che i costi della crisi, come sempre, siano pagati dai lavoratori e dalle lavoratrici, è necessario cancellare tutte le spese militari e imporre una patrimoniale straordinaria sulle grandi ricchezze.
Per quanto riguarda il settore appalti, privatizzazioni e terziarizzazioni, per garantire uguali condizioni e unificare il mondo del lavoro, per eliminare ogni elemento di precarietà e per garantire servizi pubblici e universali, bisogna cancellare ogni tipo di esternalizzazione e privatizzazione, con l’assunzione diretta del personale impiegato negli appalti.
La crisi economica globale post Covid renderà ancora più precari orari e tutele minime (pause, riposi, mansioni, promiscuità, odl, flessibilizzazione). Il CCNL, già in crisi prima della fase 1 ed ora attaccato frontalmente dal nuovo presidente di Confindustria, dev’essere invece il cardine su cui ricostruire diritti e salario. Ancor di più con l’accelerata verso il modello diffuso di vendita a distanza on line, anche h24.
Vogliamo finalmente la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
- DIRITTI SINDACALI
Va difeso il diritto a riunirsi in assemblea e la tutela di rsa/ rsu/ rls. oggetto di ancora maggiori attacchi da parte del padronato.
Lo smartworking in questo senso è un pericoloso isolamento senza diritti e un maggior carico di lavoro e di stress. Nel 2019 In Italia c’erano 517.000 lavoratori in home/smartworking, oggi sono milioni, inizialmente salutato con favore oggi inizia a mostrare le sue criticità.
Oltre alla difficile gestione del tempo e degli spazi, ci sono una serie di spese a carico dei lavoratori come la connessione, l’energia elettrica, gli strumenti per costruirsi la postazione di lavoro, che dovrebbero essere rimborsate dalle aziende. E’ urgente normare questa tipologia di lavoro, soprattutto per la sicurezza inerente gli incidenti sul lavoro e quella informatiche e per il diritto alla disconnessione, ad oggi si fa riferimento alla legge 81/2017 ma è assolutamente da rafforzare. È quindi altrettanto urgente evitare che la veloce estensione di questa modalità lavorativa, dovuta all’emergenza sanitaria, si stabilisca come un’altra modalità di sfruttamento, soprattutto per le lavoratrici, costrette a gestire contemporaneamente il lavoro produttivo e il lavoro di cura.
La Filcams e la Cgil devono farsi portatrici di queste istanze senza esitazione ed organizzare i lavoratori per affrontare la nuova fase di crisi economica e sociale che si apre davanti a noi; la Filcams e la Cgil devono rimandare al mittente tutte le richieste di deroghe ai contratti e ai diritti: i sacrifici li abbiamo fatti e li facciamo, ora basta!
Costruiamo la resistenza e le lotte sociali: lanceremo una campagna nazionale sia nei posti di lavoro, sia tra i pensionati e tra i giovani disoccupati e precari nell’ottica della ricostruzione di un nuovo movimento di massa unitario e plurale capace di organizzare LO SCIOPERO GENERALE al più presto.
18 maggio 2020
Coordinamento nazionale di #riconquistiamotutto nella Filcams, 4 maggio 2020
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