Alcune note al rapporto “scuole aperte, società protetta” a cura del Politecnico di Torino

di Loretta Deluca, forum nazionale scuola infanzia FLC, in rappresentanza di #RiconquistiamoTutto

Qualche settimana fa il Politecnico di Torino ha pubblicato un rapporto sulla prossima riapertura delle scuole.

Da una prima  analisi, rileviamo numerosi aspetti che dovrebbero essere oggetto di discussione approfondita all’interno del sindacato, tra i docenti ed anche , a livello più ampio, nel dibattito politico  e nella società . Il rapporto è stilato sul modello di analogo documento per le imprese.  Questo è un primo segno di un’impostazione che non condividiamo. Nel documento si precisa che la scuola è un contesto particolare, ma poi di questo non si tiene sufficientemente conto. Forse un contesto particolare  come la scuola  deve essere considerato in modo completamente diverso , con criteri e  logiche diverse da quelle applicate alle imprese.

Le finalità della scuola della Costituzione  (art. 34/art. 3 garantire e  promuovere la dignità e l’uguaglianza di tutti gli studenti “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e impegnandosi a rimuovere gli ostacoli di qualsiasi natura che possano impedire “il pieno sviluppo della persona umana) , ribadite  perfino nelle ultime indicazioni ministeriali del 2018, che collocano la scuola in uno scenario complesso, di multiculturalità, tecnologia, complessità non autorizzano a dedurre quanto segue :

Le scuole e i servizi educativi per l’infanzia hanno un ruolo essenziale nell’organizzazione sociale e per lo sviluppo del Paese. Indirettamente favoriscono la partecipazione al mercato del lavoro dei genitori”     ( p. 12 )

e nemmeno si capisce chi abbia deciso e quando che

L’interconnessione tra le tre sfere – attività produttive, famiglia, welfare (inclusa la scuola) – va quindi affrontata con una serie di strumenti che consentano ai lavoratori/lavoratrici di trovare la migliore soluzione, o il miglior “pacchetto” di soluzione per la loro specifica situazione, tenendo presenti anche i bisogni e i diritti dei bambini e ragazzi.  ( p. 20 )

notare che la scuola viene trattata come parte di un “pacchetto” a misura di genitore , e che i bisogni e i diritti dei bambini e dei ragazzi  vengano posti in seconda istanza. La scuola quindi, deve  organizzarsi e funzionare, (viene ripetuto costantemente) in collaborazione con associazioni e attività ludiche, del terzo settore e chi più ne ha più ne metta e soprattutto   adeguarsi alle esigenze occupazionali dei genitori. Per fortuna con un breve cenno alle situazioni  di disagio..( tutto da definire ) .  

“ modulare eventualmente la frequenza diversamente a seconda dello status occupazionale dei genitori, occorrerà dare particolare attenzione, nel favorire l’accesso e nel tipo di attività offerte, ai bambini in condizione di svantaggio economico o di altro genere.” 

…” Queste esperienze, sia di attività in sicurezza, sia di collaborazione tra scuole e associazionismo civico e terzo settore, potranno offrire utili indicazioni anche per il futuro, per la costruzione di una effettiva comunità educante. Un nodo da sciogliere a riguardo riguarda comunque l’assenza di queste attività nel CCNL dei docenti statali. “    p. 21 

questo riferimento  al contratto nazionale è particolarmente ambiguo. Come minaccioso pare il riferimento al futuro, a porre le basi per una trasformazione permanente dei rapporti scuole- associazioni. Come se non ci bastassero i progetti.

Le risorse necessarie sono sicuramente ingenti. Si parla in altri punti di forte riduzione del numero di studenti (  con un variabile rapporto numerico allievi- docenti nei diversi ordini di scuola ). questo richiederebbe un forte aumento di personale ( docente, non docente, di consulenze varie, dalla formazione alla assistenza psicologica )  e di ristrutturazione degli spazi. Dove reperirle?

È auspicabile che si riescano a reperire risorse affinché i costi dell’adattamento e messa in sicurezza dei servizi educativi e della scuola non siano scaricati né sui Comuni, né sui servizi educativi privati / convenzionati (in questa fase transitoria ed emergenziale) che sono in buona parte a rischio di chiusura, né sulle istituzioni scolastiche, né sulle famiglie che già stanno sopportando molti costi. Al di là degli stanziamenti iniziali predisposti durante l’emergenza, dovranno essere assicurati fondi per il mantenimento degli standard di sicurezza previsti, che riguardano non solo le dotazioni materiali, ma anche i cambiamenti organizzativi e le maggiori necessità di personale. Questa valutazione è applicabile limitatamente e transitoriamente al periodo di emergenza, nel rispetto innanzi tutto delle previsioni dell’art.33 della costituzione (“Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato ) (p. 22 )

interessante notare come siano equiparate strutture pubbliche e private ora e sempre

“ sia per evitare la scomparsa della significativa presenza dei servizi a titolarità privata che costituiscono attualmente una essenziale componente in un sistema integrato di politiche pubbliche per l’infanzia   p. 22

pare discutibile che il Politecnico proponga modalità organizzative che riguardano il lavoro  dei docenti , dando per scontato che si dovrà utilizzare la didattica a distanza e rimandando a linee  guida uniformi ( questa discussione spetta in toto  ai collegi docenti senza bisogno che il politecnico ce lo ricordi )

“ Le linee guida devono essere definite con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici e degli insegnanti, devono riguardare la progettazione/pianificazione dei percorsi per la predisposizione del materiale didattico, le modalità di erogazione anche in termini di frequenza e durata delle lezioni da remoto, la valutazione degli apprendimenti, la gestione della comunicazione per il coinvolgimento di famiglie e studenti “ p. 12

allo stesso modo, organizzazione oraria, turnazioni,  installazione di telecamere, controllo della temperatura del personale, richiesta di autocertificazioni su assenza di eventuali contatti avuti con pazienti affetti da COVID-19a, auto -dichiarazione assenza sintomi, dispositivi di protezione da utilizzare, responsabilità in materia di sicurezza del personale , obblighi di formazione  ed altro sono necessariamente materia di confronto con le organizzazioni sindacali , quindi ogni proposta in merito va presentata e discussa nelle sedi deputate.

L’organizzazione scolastica non può tener conto dell’impatto dei “ riflessi sulla vita famigliare “ ( voce prevista nella tabella proposta) e dell’impatto sul tipo di azienda in cui lavorano i genitori, per diverse ragioni, oltre che di principio ( la scuola non è welfare, meno che mai welfare aziendale, e se dovesse rispondere a questo criterio si dovrebbe tener conto anche di lavoratrici single  impiegate nei giorni festivi o in turni serali ) e organizzative ( a meno di riformulare le classi in base alla tipologia di lavoro dei genitori.

La tabella è a pag. 32 del documento. Nuove  figure vengono previste, ma sarebbe necessario, come per molti altri suggerimenti, chiarire in che rapporto vanno messi con la scuola .

“Attuare pienamente l’art. 48 dl DL 18 del 19 marzo, garantendo l’educativa domiciliare o presso luoghi sicuri, da parte di operatori pubblici o di terzo settore e società civile, sia per i bambini e ragazzi disabili, sia per i bambini e ragazzi in condizione di disagio “   p. 47

Particolare considerazione meritano le indicazioni per la fase di transizione:  si incoraggia l’uso di baby sitting estive (purtroppo non regolarizzate – si chiama lavoro nero – prevedendo  utilizzo di voucher , e meno male)

Quindi, proposte della creazione di micro- comunità. ( che però dovrebbero funzionare anche in futuro per consentire lo svolgimento della didattica a distanza da parte delle famiglie, gruppi di aiuto reciproco, che potrebbero essere anche una bella idea ma non si capisce come si possano formalizzare ( controlli ? retribuzioni ? rimborsi ? Responsabilità?). Quale ruolo deve avere la scuola in questa fase , prima della riapertura effettiva  ?

“Consentire alle famiglie la organizzazione di gruppi di 2-5 bambini di micro-comunità spontanee, sotto la guida della scuola, o del nido di riferimento

▪ Assistenza della scuola nel formare micro-gruppi di alunni, omogenei tra di

loro ma eterogenei al loro interno (ad esempio, stesso numero di bambini e

bambine nel gruppo, diversi livelli di autonomia digitale nel gruppo), anche in

considerazione di aspetti logistici come ad esempio vicinanza delle abitazioni

▪ Assistenza della scuola nella pianificazione della turnazione: ciascuna famiglia

ospita l’intero gruppo a turno (esempio per 5 bambini: ciascuna famiglia

ospita 4 bambini per un giorno a settimana ed invia il proprio bambino al

domicilio di altri per i restanti 4 giorni)

▪ Assistenza di educatrici/educatori/insegnanti nella programmazione delle

attività”

Non si comprende come la scuola dovrebbe prendere parte all’organizzazione e alla gestione dei micro gruppi. Funzioni assolutamente estranee al ruolo docente.

Ma viene anche ipotizzata una assistenza psicologica….

alla conflittualità o alla possibile resistenza al rientro al lavoro “in presenza”

(quindi saremo accompagnate/i  all’accettazione delle misure )

In ultimo, occorre sottolineare che l’applicabilità dei suggerimenti contenuti  per la  gestione della quotidiana e concreta realtà scolastica è molto bassa. Si tratta di disposizioni teoriche che non tengono conto dell’ età e delle condizioni di lavoro nelle scuole, soprattutto nidi, infanzia , e  prime classi della primaria , e che costituiscono un enorme ostacolo alla realizzazione  di una didattica adeguata all’età, che è in prevalenza ludica, motoria, corporea , di socializzazione; l’applicazione delle suddette misure potrebbe  perfino  essere fonte di disagio  emotivo e comportamentale. Altrettanto distante dalla realtà sono le considerazioni sugli spazi, esterni ed interni, in rapporto ai vari momenti della giornata ( es, pranzo, sonno )   sulle possibilità di utilizzo di spazi esterni alla scuola, sulla procedura di sanificazione di giocattoli, libri, pennarelli e altro. Non sembrano avere molto senso neanche le “ sperimentazioni “ senza allievi, che possono servire forse solo a immaginare procedure formali, complicate  da reggere nella quotidianità o negli imprevisti. Si pensi alla  frequenza e alla facilità con cui i bambini   si ammalano ( non esiste solo il coronavirus a cui  bambini sembrano meno predisposti).

In definitiva,  oltre all’astrattezza delle proposte ,le criticità rilevate nel documento riguardano la distorsione dell’identità della scuola, nelle sue funzioni e finalità, il mancato rispetto delle prerogative del personale scolastico in quanto lavoratori, il disconoscimento della professionalità docenti, confusa e sovraordinata. Grande preoccupazione suscita la confusione tra pubblico e privato, tra scuola e terzo settore , associazioni ed oratori, in un disordinato miscuglio teso a soddisfare esigenze  diverse da quelle educative e di istruzione. Pericoloso per i processi di privatizzazione e regionalizzazione che sono sempre in agguato. Fare spazio all’iniziativa privata, dentro la scuola, prelude allo smantellamento della scuola pubblica, e mette in pericolo anche i contratti nazionali, senza peraltro favorire giustizia ed eguaglianza di diritti, ma anzi facilitando lo sfruttamento di giovani precari sottopagati delle cooperative ai quali presumibilmente si ricorrerà per integrare la grande necessità di personale prevista secondo le linee del rapporto. Personale, quello delle cooperative e associazioni varie, senza tutele, facilmente sostituibile e intercambiabile, disponibile ad adeguarsi alle richieste di mercato.

Tutto con ingente investimento finanziario che non si capisce da dove potrebbe arrivare se non, prima o poi, dai cittadini. Trasformare la scuola pubblica in una parte di welfare , in un servizio individuale a domanda è l’obiettivo di chi dalla scuola vuole trarre profitti ( va ricordato il grande mercato legato alla didattica a distanza ) , non può essere avallato dalle  lavoratrici i dai lavoratori  della scuola che avrebbero diritto ad ottenere risposta alle rivendicazioni   sindacali finora insoddisfatte, (  stabilizzazioni precari adeguamento organici,aumento stipendi, sicurezza degli edifici, condizioni di lavoro ottimali, libertà d’insegnamento) e a vedere riconosciuta  e rispettata la professionalità docente e il posto che la scuola deve occupare nella società. La scuola della Repubblica, laica, pubblica , gratuita, tesa a rimuovere le disuguaglianze  e a promuovere lo sviluppo delle persone.

Ad ognuno il proprio campo, distinguendo   bene ruoli di formazione, istruzione ( scuola ) ed attività ricreative, sportive,culturali, di assistenza  e custodia dei minori ,  meritevoli di rispetto ma distinte dalla scuola. E sarebbe bene anche evitare di equiparare, anche nell’emergenza, le strutture pubbliche e quelle private.

Loretta Deluca
insegnante scuola infanzia, rsu D.D: “A. Frank “  Leinì Torino
Forum nazionale scuola infanzia FLC, in rappresentanza di #RiconquistiamoTutto

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