Corona virus. I lavoratori e le lavoratrici, gli ‘invisibili’ di questa emergenza

In questi giorni, in particolare nelle regioni del nord, si sta creando una situazione di crescente preoccupazione e agitazione, a volte di vero e proprio panico. Non abbiamo elementi per valutare se quanto sta accadendo sia più o meno motivato. È giusto che questo lo faccia chi ha le competenze necessarie.

Una cosa però pensiamo che vada detta. In queste ore di emergenza, si sta chiedendo uno sforzo smisurato a tantissime lavoratrici e lavoratori, anche precari. Primi tra tutti quelli dei servizi pubblici, in particolare della sanità, sia che abbiano contratti pubblici che privati o in appalto. Quegli stessi che da anni subiscono i tagli delle risorse al sistema pubblico, la mancanza di investimenti e di turn over, nonché l’odioso senso comune dei ‘furbetti del cartellino’. Quelle stesse persone sono oggi quelle che stanno garantendo, in prima linea, la gestione dell’emergenza, con professionalità e rigore.

Altrettanto tutte quelle lavoratrici e lavoratori della grande distribuzione commerciale, presa d’assalto da vere e proprie ondate di panico collettivo (queste si, apertamente immotivate). Oppure le tante e tanti lavoratori delle ditte di appalto delle pulizie e manutenzioni, obbligati a uno sforzo eccezionale per garantire le sanificazioni industriali e dei luoghi pubblici. Sono gli stessi che lavorano con salari da fame e da anni aspettano il rinnovo contrattuale del settore dei multiservizi.

Così come tutte e tutti quelli i cui posti di lavoro, anche nelle zone a rischio, hanno deciso di non chiudere, perché la produzione ‘deve continuare’ sempre e comunque. O chi sta usando le proprie ferie per sopperire alla mancanza di un chiaro quadro di utilizzo degli ammortizzatori sociali. O chi, semplicemente, non sa come organizzarsi con i figli tra servizi per l’infanzia e scuole chiuse.

Ecco, di questi si sta parlando poco o niente in questi giorni. Eppure sono soprattutto loro che le istituzioni e l’intera società civile deve ringraziare oggi. Se lo ricordino bene tutti, domani, quando l’emergenza sarà passata: chi garantisce la sicurezza, chi produce la ricchezza, chi manda avanti il paese sono normalmente le lavoratrici e i lavoratori, anche quelli che lo fanno in modo ‘invisibile’, spesso con contratti precari e salari bassissimi, sempre meno diritti, risorse, contratti scaduti da anni e tagli di anno in anno alla spesa sociale e al servizio pubblico. Pagando un prezzo quotidiano di morti sul lavoro, ben superiore a qualsiasi epidemia.

#RiconquistiamoTutto

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