Contro ogni autonomia differenziata, contro la Legge Boccia

Settimana di mobilitazione: se la conosci, la eviti!

Dal 15 al 20 gennaio in tutta Italia è prevista una settimana di mobilitazione contro ogni autonomia differenziata (Per il ritiro di ogni autonomia differenziata), con presidi, volantinaggi e sit-in sotto prefetture e regioni (qui il calendario). Un volantino nazionale ricorda le principali ragioni di questa nuova mobilitazione (qui il testo in pdf): la contestazione del percorso che le regioni Emilia Romagna, Veneto e Lombardia (recentemente seguite da diverse altre, dalle Marche al Piemonte) stanno portando avanti assieme al governo. Regioni governate dalla destra come dal centrosinistra, che vogliono scomporre e diversificare servizi e diritti universali, a partire dalla scuola, i trasporti, la difesa dll’ambiente.

Cosa succederebbe se l’autonomia differenziata andasse in porto? Potenzialmente avremmo 20 sistemi sociali e di welfare diversi, 20 normative differenti di tutela del lavoro e dell’ambiente. In un Paese in cui – già oggi – c’è un’amplissima differenza tra territori proprio su questi servizi e diritti fondamentali (dalle condizioni ambientali alla dispersione scolastica). Si afferma invece una cittadinanza diversificata in base alla residenza, in un sistema che diversifica regionalmente servizi pubblici (il salario sociale) e condizioni di lavoro (a partire dai contratti di questi settori, che regolano stipendi e orari). Altro che gabbie salariali.

Una mobilitazione, oggi, che ha al suo centro la richiesta di ritirare la bozza Boccia, cioè l’ipotesi di questo governo di una legge quadro per l’attuazione dell’autonomia differenziata, che non pone nessun argine ma anzi permette proprio una generalizzata implementazione di questo processo. Infatti, nonostante ragionamenti e appelli quando al governo era la Lega, conferma la sostanziale esclusione del Parlamento dalla discussione e la definizione delle eventuali differenziazioni (ribandendo la loro natura di intese tra Stato e Regioni, da confermare o respingere a scatola chiusa). E soprattutto, focalizza l’argine ad una dispiegata differenziazione di diritti e servizi nei Livelli Essenziali di Prestazione: da una parte però questi LEP si prevede di definirli in un tempo ridottissimo (altrimenti ci si baserà sulla spesa storica), dall’altra in ogni caso non si supera il fondamentale equivoco su questo strumento. Infatti, i LEO sono stati definiti dalla Legge Calderoli (42 del 2009), come strumenti neoliberisti di subordinazione dei diritti universali alle ragioni di bilancio: non definiscono tanto delle prestazioni da erogare universalmente, quanto il loro costo (che deve essere quello minore tra le regioni, a parità di condizioni) e sono conseguente utilizzati per definire il fabbisogno finanziario per la loro erogazione. Una loro definizione (al di là della sua difficoltà concreta), allora, non porrebbe argine ad una radicale differenziazione di diritti e condizioni tra i diversi territori, ma semplicemente implementerebbe un sistema di finanziamento al massimo ribasso, pienamente nel quadro di una logica di austerità e totale subordinazione dei diritti alle logiche di bilancio. Sono cioè esattamente la base proprio per determinare questa radicale diversificazione di diritti e servizi (permettendo agli enti con maggiori risorse di finanziare attività e condizioni ulteriori), ed infatti così sono pensati sia dalla riforma del Titolo V della Costituzione sia dalla legge Calderoli che li regola.

Per questo, come RiconquistiamoTutto nella FLC, siamo sin dall’inizio parte costituente del comitato nazionale contro ogni autonomia differenziata e di numerosi comitati di scopo in tutto il paese. Per questo sosteniamo con convinzione e determinazione questa mobilitazione, come l’iniziativa nella FLC e nella CGIL per aprire realmente una lotta contro ogni autonomia differenziata, arrivando anche allo sciopero generale.

RT nella FLC

 

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