Ccnl bancari. Stop alle restituzioni, ma per migliorare serve la lotta!

#RiconquistiamoTutto! in FISAC

Al via le assemblee delle lavoratrici/tori del settore credito per l’approvazione o meno dell’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale…

Con la solita lentezza sindacale è partito il percorso assembleare sull’ipotesi di rinnovo del CCNL, prima gli attivi dei delegati sindacali, poi le assemblee dei dipendenti del settore, anche se sembra che le Aziende diano per scontata l’approvazione a fronte dell’atteso aumento di gennaio di 80 euro (medi) sui 190 totali a dicembre 2022.

Le OO.SS. pensano ad un’approvazione plebiscitaria, la cifra contrattata di 190 euro medi lascia pochi dubbi tra i dipendenti, ciononostante è bene che si tragga un bilancio sindacale ragionato su quanto richiesto in piattaforma e quanto ottenuto (o perso…) nell’ipotesi di rinnovo.

Il primo dato sindacale da sottolineare è che si è giunti al rinnovo del CCNL con molti proclami di lotta, con minacce di manifestazioni oceaniche, con continui ultimatum alla controparte di ABI, ma a consuntivo senza nemmeno un’assemblea dei lavoratori né alcun avvio di procedure di conciliazione finalizzate alla proclamazione di scioperi. I banchieri devono essersi spaventati molto perché le OO.SS. vantano un rinnovo di contratto in linea con la piattaforma presentata.
Noi pensiamo, invece, che sui punti caratterizzanti la piattaforma non si siano ottenuti risultati e ciò sia dovuto al fatto che per conseguirle tali richieste avrebbero portato allo scontro di classe con i banchieri e questi ultimi hanno preferito abbozzare su altri punti graditi alle OO.SS. piuttosto
che affrontare la mobilitazione della categoria in presenza di un’opinione pubblica (anche politica) non certamente solidale con i banchieri.

Vediamole:
• introduzione nel contratto del reintegro (art 18…) in caso di licenziamento illegittimo; si ottiene solamente una dichiarazione dell’ABI che sostiene che la politica ne deve discutere e nulla di più. Sicuramente da parte sindacale averla mantenuta come richiesta fino alla fine della trattativa ha consentito di ottenere forse altro in cambio, ma sul merito di tale questione non esiste nulla;

riduzione di orario di lavoro settimanale di ½ ora: RICHIESTA SPARITA DOPO IL PRIMO INCONTRO CON LA CONTROPARTE. Ormai anche i governi in carica in Europa ne fanno un punto programmatico contro la disoccupazione tecnologica (nel nostro settore ormai molto diffusa), ma il sindacato non “mastica” al punto tale che il finanziamento del FOC (Fondo per l’occupazione nel credito) verrà finanziato prorogando (nonostante quella norma fosse scaduta il 31122018) il taglio di una giornata di permesso per tutti i lavoratori (equivalente a 8 euro medi al mese di aumento perso). Malgrado ciò, però, noi continueremo a dire che ridurre l’orario a parità di salario è la strada giusta per il futuro dell’occupazione;

Abolizione del salario d’ingresso per i nuovi assunti: si ottiene realmente per le nuove assunzioni, e non è poco, ma per chi è già in servizio continua ad esaurimento attraverso il finanziamento della parificazione salariale da parte del FOC;

allargamento dell’area contrattuale: non è stato ottenuto nessun miglioramento o rafforzamento, ma almeno si è definito che i lavoratori addetti alla lavorazione di NPL e/o UTP (crediti non realizzabili), in caso di cessione di ramo d’azienda a società non controllate (quindi non bancarie), manterranno il contratto del credito che già avevano; due note, la prima è che il sindacato accetta nel CCNL che la gestione dei crediti deteriorati sia di per sé un ramo d’azienda cedibile anche a società non bancarie, la seconda che non basta dichiarare che a questi lavoratori si applichi il CCNL credito, occorreva invece che le aziende aderenti ad ABI assumessero l’impegno contrattuale a cedere tali attività solo ad aziende che aderissero ad ABI e applicassero il CCNL credito. Nel testo firmato non risulta così;

calcolo TFR pieno: il taglio del TFR era temporaneo ed era scaduto il 31/12/2018. In questo modo diventa di fatto strutturale perché il taglio è stato prorogato al 31/12/2022, un’ulteriore restituzione ai banchieri che le OO.SS. dichiarano di aver compensato con un aumento in paga base superiore
all’inflazione programmata. Nella realtà, i banchieri incassano così nel CCNL una deroga alla legge sul TFR, confermando che si può fare. Aver accettato in linea di principio tale mancata “tabellizzazione” del TFR è stato un grave errore sindacale…

Vediamo, invece, ora quello che si è contrattato in assenza di mobilitazione: 190 euro di aumento in 4 anni. È il vero “leit motiv” che porterà sicuramente il consenso delle/i lavoratrici/ori. Non si vedevano aumenti reali da molti anni…

Non è nostra intenzione disilludere nessuno, ma da sindacalisti che pensano che i lavoratori siano sempre il nostro riferimento, riteniamo necessario e doveroso diradare alcune ombre. In primis, è bene dire che la percentuale di aumento non è uguale per tutti. Si va dal 6,99% per il livello 3.4 delle Aree Professionali al 5,9% del 4° livello dei Quadri Direttivi al 6,5% per gli altri livelli delle Aree Professionali. .
Ciò è stato ottenuto modificando la vecchia “scala parametrale” (rapporto tra il livello retributivo più basso “pari a 100” e tutti gli altri livelli retributivi). Il risultato è un appiattimento delle retribuzioni con un tendenziale concentramento sul livello 3.4 delle Aree Professionali. L’operazione è contestuale alla modifica dei livelli della seconda Area Professionale che si riducono a 1, ottenendo così un valore del “punto” su cui calcolare gli aumenti futuri più alto del precedente, elemento che mitiga l’appiattimento della nuova scala parametrale.

Anche questa volta il valore degli scatti di anzianità e delle correlate voci tabellari non viene adeguato alle percentuali di aumento degli stipendi, riducendo di fatto l’incremento percentuale degli aumenti con l’aumentare dell’anzianità di servizio, così come non vengono adeguati gli importi delle varie indennità presenti nel CCNL.

Viene eliminato finalmente il salario di ingresso (ridotto) per i giovani futuri assunti, anche se viene mantenuto il finanziamento triennale da parte del Fondo per l’occupazione (finanziato anche dagli altri lavoratori). Vale a dire, nessuna “sanatoria” sui giovani con salario d’ingresso in essere…

Nel caso di trasferimenti giustificati, una nota negativa è rappresentata certamente dall’innalzamento dell’età entro la quale l’azienda può disporli senza il consenso dell’interessato. Una norma di cui non si sentiva certo la necessità, dal momento che, laddove si chiudono sportelli, si opera già nella realtà con la mobilità e che la questione è stata rivendicata da ABI per motivi ideologici di libertà di trasferimenti. Un errore sindacale che conferma la nostra subalternità alle presunte esigenze aziendali.

Per il resto, nell’ipotesi di rinnovo del CCNL vi sono parti minori, anche se di rilevanza sociale (per es. aspettativa in caso di malattie oncologiche), normativa (per es. la dotazione di strumenti informatici aziendali in caso di “smart working”), oppure “aria fritta” come le varie raccomandazioni di ABI.

Sarà, comunque, una volta definito il testo coordinato del contratto, da leggere attentamente perché ABI tenterà, come sempre, in quella sede di rimangiarsi eventuali miglioramenti concessi nella concitazione delle fasi finali della trattativa per il rinnovo del CCNL…

Possiamo affermare, in conclusione, che è sbagliato il trionfalismo sindacale per questa fase di rinnovo contrattuale perché ci attendono, comunque, tagli del personale anche in aziende non in crisi e l’intero settore “dimagrirà” ulteriormente a causa dell’innovazione tecnologica. In ogni caso, questo rinnovo arresta la restituzione di salario e diritti avvenuta nei precedenti rinnovi, ma per riconquistare tutto quello che è stato perso in questi anni la strada dovrà obbligatoriamente passare per un reale scontro di classe contro i banchieri , magari in alleanza con altre categorie di lavoratori per rendere lo scontro più generale.

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