Ag FLC: L.Scacchi. Un governo di continuità: contro ogni regionalizzazione, per il contratto.
Intervento di Luca Scacchi all’Assemblea Generale FLC del 10 settembre 2019.
Maristella ha concluso il suo intervento pochi secondi fa richiamando la possibilità di esser di fronte all’occasione del governo più a sinistra degli ultimi anni, forse come ha detto Grillo e come si è sentito nel paese il governo più a sinistra della storia della Repubblica. So che questo è un’opinione, una valutazione, un sentire comune nella sinistra di questo paese, nel sindacato, probabilmente anche dentro questa sala. Come so che il sospiro di sollievo per il fallimento dell’operazione Salvini è stato un sospiro di sollievo generale, ripreso anche dalla relazione di Francesco.
Ecco, io penso che non solo questa aspettativa sia mal riposta, ma che come sindacato noi abbiamo sbagliato non solo a tirare quel sospiro di sollievo, ma anche nell’esser stati un soggetto costituente che ha accompagnato e sostenuto la nascita di questo governo. Non siamo stati un soggetto neutro. Francesco ha ricordato le dichiarazioni di Landini. Io ricordo il documento unitario CGIL CISL UIL del 13 agosto e subito dopo la dichiarazione di Landini che riconosceva il coraggio di Conte. Ha accompagnato e siamo stati un soggetto costituente perché il sindacato ha sospinto nei momenti cruciali della crisi politica la formazione di questo nuovo governo e la figura stessa di Conte. C’è chi lo ha rivendicato apertamente nel direttivo nazionale della CGIL, con toni anche entusiastici. Ecco io penso che il problema sia qui non perché ci siano analisi, valutazioni, aspettative diverse (ed è legittimo!). Io penso che il problema è che questo governo porta nella sua nascita dei segni pesanti di continuità. Dei segni pesanti di continuità con il governo gialloverde, a partire dalla figura del presidente del consiglio e di numerosi ministri, a partire dal ruolo del suo partito di maggioranza (in questo come nel precedente governo). Ma gli elementi di continuità sono più profondi: il sostegno del PD ed il sostegno di larga parte dell’establishment italiano ed europeo avviene sulla continuità e la riaffermazione delle politiche di austerità europee e in nome della stabilizzazione europea. Non a caso, mi viene da dire, uno dei kingmaker di questo governo è stato Matteo Renzi e la sua maggioranza renziana nei gruppi PD del Senato. E questo governo rischia di avere quel segno: il segno delle elezioni della nuova presidente della Commissione Europea, della sua nuova maggioranza all’interno del Parlamento europeo, della continuità di fondo con quelle politiche. Certo, noi lo verificheremo materialmente nei prossimi mesi. Lo ha ricordato Francesco, in tempi molti brevi, a partire dalla prossima legge di stabilità e delle concrete politiche di governo che verranno esplicate intorno alla legge di stabilità nei prossimi mesi.
Francesco ha detto proprio davanti a questo governo noi dobbiamo alzare il nostro livello di azione, di rivendicazione, di profilo e di proposta. Io sono perfettamente d’accordo. Indipendentemente dall’analisi questo è comunque il compito che abbiamo di fronte. Francesco ha ricordato tutta una serie di campi e di temi, che mi sembra aprano un’indicazione di contrasto e di controtendenza rispetto alla deriva competitiva e liberista che esiste in tutti i settori della conoscenza da venti o trent’anni, con controriforme continue…Francesco a richiamato la 240, ma nella scuola, nella ricerca come in tutti i settori è dagli anni novanta che assistiamo ad una deriva generalizzata. La necessità è cioè quella di indicare un cambiamento strutturale di direzione. Vedremo se saremo in grado di farlo. Io sono assolutamente convinto che al di là di questo governo sia assolutamente importante che la FLC si dia questo impianto di ragionamento.
Ma io credo che in primo luogo noi misureremo la nostra azione, la nostra credibilità, la nostra autonomia ed i nostri risultati su tre elementi (che in parte sono ritornati più volte nella discussione): l’autonomia differenziata, il contratto, la questione dei precari. Perché è lì che questo governo nei nostri settori qualificherà immediatamente la sua azione. E su tutte e tre questi indicatori noi siamo di fronte a grossi problemi.
Sull’autonomia differenziata perché sta nel programma del governo. E sta nel programma del governo con una declinazione che è nel solco delle proposte del centrosinistra (di una delle regioni che l’hanno chiesto, l’Emilia Romagna, e non solo quella mi viene da dire, perché anche altre Regioni dalla Toscana alle Marche stanno ragionando su quella indicazione). Perché una serie di queste giunte saranno a breve ad elezioni e ci sarà la spinta a stare su quel terreno. Perché il nuovo terreno che scelgono per continuare a sviluppare l’autonomia differenziata è per noi altrettanto scivoloso di quello precedente, perché è il terreno dei LEP. Il terreno, che nessuno sta mettendo in discussione della Legge 42 del 2009, cioè la legge scritta da Calderoli, è il terreno della quantificazione del fabbisogno e del costo standard, che per legge è il costo più efficiente. Cioè, il terreno che introduce non un livello essenziale di prestazione in termini di un servizio, ma introduce i livelli essenziali di prestazione come costo che quel servizio è riconosciuto dallo Stato e che quindi verrà distribuito alle Regioni. Questo oggi è il LEP, questo è la linea di difesa che si rischia di assumere e che una linea di difesa che non fa argine, ma che al contrario introduce e apre la concezione di un servizio sociale universale alla compatibilità delle condizioni economiche. E rispetto a questo noi siamo disarmati. Allora sull’autonomia differenziata abbiamo un problema ed abbiamo un problema di risposta immediata come FLC. Nel mantenere la scuola fuori da questa logica, come ricordava Francesco e molti interventi, garantire che l’istruzione sia un diritto reale in tutti i territori (e già oggi non è così), ma di combattere nel contempo questa tendenza politica, questa deriva differenzialista. E c’è quindi la necessità di costruire immediatamente una mobilitazione al riguardo. Il 7 luglio scorso abbiamo partecipato insieme a molte altre forze all’assemblea nazionale contro ogni autonomia, il 29 settembre c’è un nuovo appuntamento e io credo ci sia la necessità che la FLC ci sia a quell’appuntamento. C’è la necessità che il confronto con il governo, sull’autonomia come sulle altre partite, non si limiti semplicemente ai tavoli ed ai rapporti informali, ma avvenga portando la categoria, i lavoratori e le lavoratrici, la mobilitazione del sindacato a chiedere e pretendere i punti centrali della nostra piattaforma.
Il contratto. Certo, nelle priorità che la CGIL indica c’è il rinnovo del contratto. O meglio, di tutti i contratti in scadenza (dai metalmeccanici agli alimentaristi). Forse, con un tono un po’ meno determinato e un po’ più sommesso si chiede il rinnovo del contratto dei pubblici con la prossima legge di stabilità. E guardate, il rischio non è solo di rimandarlo di un anno. Il rischio è che noi abbiamo già vissuto un triennio contrattuale rinnovato l’ultimo anno di vigenza, attraverso un accordo politico che schiaccia il processo di contrattazione unicamente sul salario e all’interno di un’intesa pattizia centralizzata. Noi rischiamo di rinnovare il ccnl dei pubblici dipendenti, e del settore istruzione e ricerca, per la seconda volta dopo dieci anni di interruzione a dicembre del 2020 e su un’intesa politica che schiaccia tutto sul salario. E altro che rimettere in discussione il 165 o l’organizzazione del lavoro, sarebbe tutto nel quadro di un’intesa centralizzata senza alcun coinvolgimento della categoria, dei lavoratori e delle lavoratrici del settore. E allora noi oggi, indipendentemente dalle possibilità apparenti e da quello che il governo dice, dobbiamo chiedere subito il rinnovo dei ccnl. E dentro questo, la stabilizzazione dei precari.
Chiudo subito, per ragioni di tempo. Ma un’ultima cosa la devo dire. Sono assolutamente favorevole all’ultimo elemento che chiudeva la relazione del segretario, cioè l’opportunità e la necessità come FLC di indire lo sciopero il 27 settembre in occasione delle mobilitazioni di Friday for future. Non solo per una questione politica generale, per le ragioni che ricordava Francesco. Perché io credo che la CGIL abbia fatto un errore fondamentale nel dare l’indicazione di fare assemblee nei luoghi di lavoro non nella settimana dal 20 al 27 settembre (come sembrava all’inizio), ma lo stesso giorno del 27 settembre, il giorno delle manifestazioni di piazza. Io credo che sia sbagliato perché diventa inevitabilmente un’indicazione concorrente. Proprio noi che siamo su un settore di frontiera, dove ci sono gli studenti che rappresenteranno larga parte dei partecipanti a quei cortei, è importante che diamo un segnale forte di partecipazione e sostegno di quella mobilitazione. Indipendentemente dall’adesione e dalla capacità materiale che avremo di costruire una larga partecipazione, nelle scuole superiori e soprattutto oltre le scuole superiori. Un’indicazione di partecipazione e di intreccio del lavoro, e del lavoro organizzato, con questo movimento ambientalista di massa.
Luca Scacchi
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