Strage di Viareggio: confermate le sentenze! Ora la reintegra di Riccardo.
Il tribunale di appello conferma le condanne in primo grado per Moretti e soci. Anche chi ha denunciato le responsabilità delle ferrovie ed è stato per questo licenziato, come l'allora RLS Riccardo Antonini, deve trovare oggi giustizia!
A pochi giorni dal decennale di quel terribile 29 giugno 2009, la Corte d’appello di Firenze ha confermato nella sostanza la sentenza di due anni fa del Tribunale di Lucca. Ha riconosciuto cioè non solo le responsabilità ma anche le colpe di una gestione del sistema ferroviario focalizzata sui profitti e gli interessi aziendali: non sulla sicurezza del personale viaggiante, dei passeggeri, dei territori attraversati e le loro popolazioni. Certo, sappiamo che nessuna sentenza è in grado di cambiare la drammaticità dei fatti, le vite perse, le ferite inflitte alle persone ed alle famiglie. E certo, sappiamo che ora la parola passa alla Cassazione e quindi il punto finale su questa vicenda giudiziaria è ancora da scrivere. Come sappiamo che una parte dei reati sono andati in prescrizione e che comunque, anche se le principali condanne sono state confermate e sono significative, nel contempo sono distanti dalle richieste dei PM (intorno ai 15 anni) e da quanto avrebbe meritato una vicenda così grave. Però questa sentenza è un passo in avanti.
La Strage di Viareggio è stata infatti la tragica ed eclatante conferma degli errori e degli orrori della privatizzazione e l’aziendalizzazione dei servizi strutturali (al di là di chi formalmente possiede le azioni): in settori centrati sulla vita delle persone, si importa e si rende centrale la produzione degli utili, la valorizzazione dei propri assetti e del proprio capitale. Così, , la qualità del lavoro e del servizio, la salute, la sicurezza, le vite delle persone, sono trasformati in una semplie variabile di costo, da ponderare ed eventuale sacrificare nel quadro complessivo dei business plan e delle priorità aziendali.
La privatizzazione e aziendalizzazione del sistema ferroviario italiano ha seguito esattamente questa logica. Dalla semplice focalizzazione sui servizi e le tratte di maggior valorizzazione (Alta Velocità e Frecce), all’abbandono e il degrado dei servizi di trasporto pendolare (i cui investimenti sono semplicemente legati ai contratti di servizio e quindi ai finanziamenti pubblici, nazionali e regionali, negli ultimi anni sempre più compressi per le politiche economiche rigoriste imposte dall’Europa). In questo quadro, dentro questa logica, c’è lo strutturale ritardo con cui si è proceduto in questi anni alla messa in sicurezza dell’insieme della rete ferroviaria italiana. Un ritardo di cui la terribile strage di Viareggio, per impatto e modalità, è stato solo l’esempio più eclatante (la bolla di fuoco nel centro della cittadina, i 32 morti ed i 25 feriti) ma non è stata l’unica tragica conseguenza: ricordiamo da allora nel 2018 Caluso (2 morti, 23 feriti) e Pioltello (3 morti, 43 feriti), nel 2016 Andria-Corato (23 morti, 57 feriti), nel 2014 Andora (5 feriti), nel 2010 Lacez (9 morti, 28 feriti), come negli anni subito precedenti Bortigali (3 morti, 8 feriti), Raccasecca (2 morti, 70 feriti) e Crevalcore (17 morti, 80 feriti).
Per questo la conferma della sentenza su Viareggio è importante. In primo luogo, la condanna a Mauro Moretti, ex ad di Fs e Rfi: 7 anni per disastro e omicidio plurimo colposo, di Michele Mario Elia e Vincenzo Soprano (nel 2009 rispettivamente ad di Rete ferroviaria italiana e ex ad di Trenitalia e di Fs Logistica) a 6 anni, oltre che i dirigenti di una serie di officine e aziende coinvolte nel controllo dell’autocisterna difettosa (Joachim Lehmann e Rainer Kogelheide dell’Officina Jugenthal di Hannover, Peter Linowski di Gatx Rail Germania; Johannes Mansbarth e Roman Mayer di Gatx Austria di Gatx Rail Austria). Perché è la conferma nelle aule di tribunale che la strage si poteva evitare, che è stata causata dalle scelte dei vertici aziendali, che è solo una conseguenza delle decisioni che venivano prese dalle aziende su come impostare politiche e costi relativamente alla sicurezza. Una sentenza quindi che non solo produce giustizia per quei morti, ma che soprattutto rappresenta un chiaro ammonimento alle aziende di trasporto e di servizi strutturali sulle responsabilità ed i rischi delle loro scelte relativamente alla salute e sicurezza.
Certo, sappiamo che ora la parola passa alla Cassazione e che per poteri forti ed eccellenti (come Moretti & company) il rischio di una via d’uscita è sempre presente. Ricordiamo infatti che Mauro Moretti, dopo esser stato AD di Ferrovie e dopo la strage di Viareggio, è stato nominato nel 2010 Cavaliere del lavoro dal Presidente della Repubblica ed è stato anche nominato nel 2014 Ad di Leonardo (importante società controllata nel settore della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza), da cui è stato allontanato nel 2017 per ragioni politiche ed industriali (mentre la sua condanno in primo grado aveva semplicemente sortito una conferma del suo mandata dal CdA). Per questo, sarà sempre necessario continuare a vigilare e mobilitarsi. Ma oggi, proprio a dieci anni dalla strage, possiamo comunque riconoscere un risultato importante.
Dietro questa sentenza, dietro questo ulteriore passo non solo e non tanto verso la giustizia, ma soprattutto verso il controllo delle aziende, la salute e la sicurezza delle persone e dei lavoratori, c’è anche se non soprattutto l’impegno dei sopravvissuti e dei famigliari delle vittime, che non hanno abbandonato un attimo lo sforzo per raggiungere questo obbiettivo complessivo: ottenere giustizia, conquistare sicurezza. A loro, all’Associazione che ha accompagnato l’iniziativa sindacale, il nostro primo pensiero, il nostro prima abbraccio ed i nostri ringraziamenti.
A fianco dell’associazione, sin dal primo momento di questa lunga battaglia, c’è stato Riccardo Antonini. RLS, attivista e dirigente sindacale classista della CGIL, da molti anni impegnato proprio sul fronte non solo dei diritti del lavoro ma anche della salute e della sicurezza, ha pagato caro ed in prima persona questo impegno. Ferrovie dello Stato lo ha licenziato. Ed in tribunale, nelle diverse cause contro questo licenziamento, non si è ottenuta giustizia. Dopo questa sentenza, diventa quindi sempre più evidente e importante che chi ha detto la verità, chi ha sostenuto in prima fila sopravvissuti e famigliari nella loro ricerca di giustizia, chi si è battuto con ragione per sviluppare la sicurezza di tutti, sia reintegrato (qui un’intervista a Riccardo).
Non solo perché è giusto nei suoi confronti. Ma come esempio e monito per tutte le aziende, come salvaguardia di ogni attivista sindacale e soprattutto di ogni rappresentanza per la salute e la sicurezza eletto dai lavoratori e delle lavoratrici proprio per salvaguardare e denunciare ogni rischio e violazione nei loro confronti e in rapporto a quelli per tutta la popolazione.
Se toccano uno toccano tutti: grazie Riccardo!
#Riconquistiamotutto
Area programmatica congressuale della CGIL
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