ILVA. Tanto tuonò che NON piovve

Articolo di Paolo Brini di settembre 2018. Utile da rileggere...

Come dice il vecchio detto? A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina…

Ripubblichiamo l’articolo che abbiamo scritto all’epoca dell’accordo Ilva (leggi qui). La nostra posizione di fronte all’accordo che allora tutte le sigle presentavano come il migliore possibile
fu accolta da polemiche, sia all’interno della maggioranza Fiom che da USB. Ma dietro la propaganda di facciata, quell’accordo lasciava irrisolti i nodi che puntualmente sono venuti al pettine, sia sul versante della occupazione (con 1.400 persone messe improvvisamente in cassa integrazione) che della salute (con i valori dell’inquinamento in costante crescita). ‘Ci hanno mentito un’altra volta’ titola Repubblica, riferendo delle proteste degli operai.
Di fronte a questo epilogo, non è comunque mai troppo tardi per riaprire una vertenza. A patto che si sia disposti, finalmente, a fare sul serio.

Indipendentemente dai governi, il tema dell’Ilva non ha che una sola soluzione e su quella bisognava allora e bisognerebbe oggi indirizzare la lotta dei lavoratori, invece che accontentarsi delle promesse e della propaganda politica. Se si vuole far convivere la salvaguardia dei posti di lavoro con la tutela della salute e dell’ambiente, non si può che considerare la vertenza ILVA su un piano più ampio (di tutti gli stabilimenti e in generale dell’industria dell’acciaio in Italia). E soprattutto smettere di considerare una chimera il tema della nazionalizzazione sotto controllo operaio e della riconversione a spese della proprietà.

#RiconquistiamoTutto! in Fiom

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