AG FLC. L.Scacchi: rilanciamo sul fronte del lavoro il vento di primavera
Intervento di Luca Scacchi all’Assemblea generale FLC, Roma 3 aprile
Nelle settimane scorse è soffiato un vento di primavera. Un vento importante che ha dato ossigeno a questo paese, ottenebrato da una coltre pesante. Ne ha parlato anche Francesco [Sinopoli] nella sua relazione. Le piazze di marzo sono state tante e tutte piene. Piene soprattutto di giovani. Il 2 marzo a Milano contro il razzismo ed il pregiudizio. L’8 marzo in tutta Italia per lo sciopero delle donne. Il 15 marzo per la mobilitazione mondiale sul clima e l’ambiente. Io vorrei anche ricordare il 23 marzo con decine di migliaia di persone a Roma per la manifestazione nazionale notav e dei movimenti per la difesa del territorio. Ed infine il 30 marzo a Verona, contro il tentativo reazionario di tornare a promulgare in Italia una politica bigotta sulla famiglia e sulla gestione delle relazioni personali.
È stato un vento importante. È stato un vento che ci ha dato ossigeno. Però compagni e compagne, dobbiamo sapere che questo vento non ha spazzato via la nebbia di quel movimento reazionario, di quell’egemonia reazionaria, che sta in questo momento segnando il paese e le sue relazioni sociali. Lo abbiamo visto ieri nella periferia di Roma. Lo vediamo oggi sui titoli dei giornali. Una rabbia razzista e xenofoba è ancora forte nelle nostre periferie. Lo vediamo in un movimento neofascista che anche in avvicinamento del 25 aprile non smette di rialzare la testa nei territori. Lo vediamo e lo vedremo, soprattutto e purtroppo, nei risultati del 26 maggio alle elezioni europee che saranno purtroppo segnate dalla conferma della maggioranza politica e sociale che esprime questo governo (nonostante un cambio di forze tra le sue componenti che, anzi, ne segnerà l’asse ancora più a destra, ancor più nettamente in direzione reazionaria). Senza la durezza dell’organizzazione contrapposta degli interessi sociali, senza poggiare sulla forza dei conflitti del lavoro, senza la definizione di una progettualità anticapitalista, questi ampi movimenti sociali rischiano infatti di esser rapidamente travolti dalla storia e dalle cose.
Noi oggi siamo qui per discutere e votare la nuova segreteria nazionale della FLC. Siamo qui però anche, credo, per capire come rilanciare questo vento, come fargli gonfiare le vele di un cambiamento sociale e quindi impedire che sia gelato da una conferma dei rapporti di forza degli anni passati (sul terreno politico, sociale e del lavoro). Questo vento di primavera rischia di esser gelato prima ancora di gonfiare le vele di un reale cambiamento sociale.
Questa segreteria nazionale, allora, avrà tre compiti fondamentali. Nei prossimi anni e nei prossimi mesi. Primo, rispondere a questa reazione e al suo tentativo di smantellare i diritti universali in questo paese. Secondo, rompere la gabbia della contrattazione. Terzo, lo ricardava Francesco nella parte conclusiva della sua relazione, non solo mantenere ma anche rilanciare le prospettive di trasformazione sociale che come FLC e come CGIL dobbiamo darci.
Primo, rispondere a questa reazione e al suo tentativo di smantellare i diritti universali in questo paese. Rispondere alla reazione oggi vuol dire soprattutto rispondere all’offensiva in corso sull’autonomia rafforzata. Le ragioni le ha spiegate perfettamente Francesco nella sua relazione: è un attacco generale ai diritti universali, ai contratti, ai salari del lavoro. Allora però io credo che questa AG debba esser consapevole che in questa battaglia la FLC è sola. È sola, cioè, nella CGIL. Mi spiace che oggi qui non ci sia ancora Landini, mi spiace che non ci sia nessun componente della segreteria confederale. Mi spiace soprattutto che nel paese, a discutere con i lavoratori e le lavoratrici, nella CGIL io non sto vedendo la FILT (che sta affrontando lo smantellamento del sistema nazionale dei trasporti). Non sto vedendo neanche la FP (che come di nuovo ricordava Francesco nella sua relazione sta affrontando il definitivo smantellamento del servizio sanitario nazionale). Non sto vedendo neanche tanto la CGIL, la confederazione, che non sta facendosi carico di raccogliere e rilanciare questa iniziativa e questa mobilitazione. E se noi andiamo a raccontare nelle scuole, alle famiglie, ai cittadini che oggi si sta mettendo in discussione non semplicemente un elemento contrattuale o una specifica questione scolastica come la chiamata diretta da parte dei dirigenti, ma il sistema democratico dei diritti sociali universali che è stato conquistato in questo paese, la domanda che sorge spontanea è: “ma come mai questa battaglia la state facendo solo voi come categoria?”. Io credo che questo sia il primo problema che dobbiamo affrontare.
In questo quadro, in categoria è importante aver costruito un’iniziativa unitaria. Lo dico io, lo diciamo noi, che tante volte abbiamo avuto perplessità se non critiche aperte rispetto a questo spirito unitario. Un’unità ampia, che tracima ben oltre CISL e UIL, e coinvolge non solo altri sindacati di categoria (come SNALS e GILDA), ma arriva Cobas e Unicobas, ma soprattutto ad un ampio e articolato fronte di associazioni, comitati, coordinamenti nazionali e territoriali. Aver costruito questo percorso largo è stato molto positivo. Vedo cioè diversi rischi nei tempi e nei modi di questo percorso.
C’è confusione nella nostra iniziativa (non si capisce bene se l’asse della mobilitazione è sul contratto, il precariato, il contrasto all’autonomia rafforzata o una relazione interconnessa fra questi elementi – e come è eventualmente interconnessa questa relazione).
C’è disallineamento tra i settori della conoscenza. La conoscenza è caratterizzata infatti da diversi ambiti: la scuola, l’università, la ricerca, l’Afam. Le iniziative si stanno però costruendo soprattutto, se non unicamente, sul versante della scuola. L’autonomia differenziata però tocca tutti i settori, la scuola come l’università (potrei parlarne a lungo). Ed allora suona un po’ male che come FLC, dopo tanto impegni e tanti discorsi sul tema dalla conoscenza come comparto e come discorso unitario, stiamo costruendo percorsi sfalsati e disallineati tra di loro proprio tra i diversi settori.
Soprattutto, è tardi. È tardi. È tardi. Il problema è che questo tessuto di relazione deve scender realmente in campo. Anzi. Il problema è che sarebbe dovuto scendere in campo già ieri. Noi arriveremo ad una manifestazione nazionale, ad uno sciopero generale del comparto, ad attivare un movimento di lotta, a metà maggio. Io vorrei ricordare perché rischiamo non di far partire una mobilitazione, ma di ghigliottinarla sulla fine dell’anno scolastico. Come avvenuto nel maggio 2016 (lo sciopero del 24 maggio, con una partecipazione intorno al 5%) o ancor peggio come l’anno precedente (quel grande sciopero del 5 maggio, la cui ondata fu poi dispersa nella lunga pausa estiva). Non possiamo arrivare così tardi perché l’autonomia rafforzata, seppur oggi un po’ semisommersa se non arenata nelle diatribe tra i due partner di governo, non è un elemento congiunturale e come tale passeggero. Non è solo volontà di questo o quel presidente di Regione, di questo o quell’esponente della Lega o anche solo di un partito. È una spinta strutturale che viene da una divisione sociale del paese, che è stata portata avanti e si è approfondita in questi anni con la crisi. Noi ce la troviamo oggi, ce la troveremo in autunno, ce la troveremo anche dopo. O noi prepariamo e costruiamo sin da subito un contrasto ampio, coinvolgendo lavoratori e lavoratrici, dentro le scuole dentro la CGIL e dentro il paese, o noi rischieremo di esser travolti da essa.
La seconda questione, il contratto. Noi abbiamo approvato come strutture di categoria di CGIL CISL UIL delle linee guida generali sul contratto lo scorso febbraio. Io credo sarà importante nelle prossime settimane e nei prossimi mesi che noi costruiamo una piattaforma. Oltre le linee guida generali. Avendo l’obbiettivo di aprire una contrattazione. Ed una contrattazione non è solo un tavolo di confronto con il governo. Aprire una contrattazione vuol dire coinvolgere l’insieme della categoria, tutti i suoi comparti e settori, tutti i lavoratori e le lavoratrici, nella definizione delle richieste, nell’elaborazione delle rivendicazioni, nella chiarezza di una battaglia. E questo elemento è indispensabile soprattutto per rompere quella gabbia che oggi blocca il CCNL, quella gabbia imposta da una dinamica centralizzata che impone da una parte aumenti salariali basati sull’IPCA (o su salario accessorio variabile) e dall’altro dalla sovradeterminazione legislativa sull’organizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione (cioè, nell’impossibilità per il sindacato di esser anche solo soggetto contrattuale sulla gestione concreta di lavoratori e lavoratrici da parte delle direzioni). O noi riusciamo a riaprire nei prossimi mesi uno spazio contrattuale reale, e per questo obbiettivo è necessario coinvolgere attivamente la categoria (tutta la categoria) con assemblee in tutti i posti di lavoro e con una definizione partecipata della piattaforma (attraverso assemblee e delegati/e), o noi rischiamo di tornare indietro profondamente come sindacato.
Terza questione, la trasformazione sociale. Io credo che noi come FLC CGIL abbiamo anche un ulteriore compito. Non esser semplicemente un sindacato di categoria. Non difendere semplicemente la forza lavoro nei settori della conoscenza. Ma esser sindacato generale, sindacato del lavoro, sindacato quindi della trasformazione sociale. Negli ultimi dieci anni la FLC, una tra le poche categorie della CGIL, ha saputo intrecciare le proprie iniziative ed i propri percorsi, anche da sola, con i movimenti, l’associazionismo, percorsi di lotta che nascevano dal basso. Lo ha fatto, appunto, perché si è sempre pensato sindacato generale e sindacato che si deve porre l’obbettivo di una trasformazione generale, politica, della società. Io credo che oggi questo elemento sia in discussione per i tanti processi in corso e che sarà centrale mantenerlo nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
Concludo. Noi come area programmatica congressuale Riconquistiamotutto, che ci siamo costituiti come tale al primo appunto dei nuovi organismi CGIL (il 4 marzo) dopo aver presentato un documento alternativo al congresso, voteremo contro la segreteria. Come abbiamo votato contro il segretario generale, non per una valutazione personale, ma sulla base di un ragionamento politico complessivo.
In ogni caso, ci auguriamo che questa segreteria, come questa AG, sappia tenere in considerazione questi elementi di riflessione, di analisi e di proposta. E sappia quindi nei prossimi mesi e nei prossimi anni sviluppare una linea politica, un percorso concreto, in grado di riavviare questi percorsi di lotta.
Luca Scacchi
Rispondi