RIBelliamoci! Il 30 marzo a Verona

Ritorno al Medioevo? NO grazie!

Volantino in PDF.

Saremo a Verona il 30 marzo (ore 14.30 piazza XXV Aprile) per manifestare contro il Congresso Mondiale delle Famiglie (WFC), promosso da Fontana con il patrocinio del Governo, espressione della più miserabile lobby anti-abortista, omofoba e sessista in Italia e nel mondo. Vogliono il decreto Pillon, che compromette alla radice il diritto al divorzio, vogliono cancellare la legge 194, i matrimoni gay e il welfare alle coppie omosessuali. Sostengono la famiglia tradizionale e vogliono le donne relegate all’unico ruolo possibile di “madre”, perché, nella loro delirante ideologia, decenni di emancipazione delle donne sono la causa principale del calo demografico nelle società occidentali e quindi, in generale, della crisi della nostra civiltà.

Il lavoro è stato uno strumento di liberazione delle donne. Non torneremo a chiuderci tre le mura domestiche. E se il lavoro è faticoso, precario e malpagato, lottiamo per renderlo migliore, rivendicando diritti e dignità. Soprattutto, rivendichiamo di essere noi donne a decidere se e quando avere figli. Per questo difendiamo la legge 194 e ne rivendichiamo l’applicazione, contro l’obiezione di coscienza. E difendiamo il diritto di ognuno/a di esprimere e vivere in libertà le proprie preferenze sessuali e la propria idea di famiglia, che non è unica, naturale, indivisibile e immodificabile, ma liberamente scelta da ognuno/a, a cominciare dal sacrosanto diritto a non volerne affatto una.

A questi inquisitori, rappresentanti del peggior sovranismo di destra del mondo, ricordiamo che se tante lavoratrici rinunciano o posticipano la maternità è colpa della precarietà, del ricatto, degli asili che mancano, delle condizioni di lavoro pesanti e dei ritmi che danneggiano i corpi e la salute riproduttiva, del fatto che i salari sono così bassi che, anche volendo, uno per famiglia non basta. Se cala la natalità, la colpa non è delle donne che lavorano, ma dei padroni che riducono diritti e salari e dei governi che tagliano lo stato sociale. Tanto più questo, che da un lato santifica il feto, dall’altra espone le lavoratrici al ricatto odioso di lavorare fino al 9° mese di gravidanza.

Difendiamo quindi l’autodeterminazione delle donne e i diritti delle lavoratrici. E, se in questo paese, è difficile essere madri e insieme lavoratrici, rivendichiamo:

– la difesa e il potenziamento dei servizi pubblici e una più equa distribuzione del lavoro di cura tra uomini e donne;

– l’art.18, il contrasto alla precarietà e l’abrogazione del Jobs act, per rompere la catena di ricatti sul posto di lavoro;

– più tutele per tutte le lavoratrici madri, con la piena copertura anche delle precarie (per esempio, cancellare la norma che “permette” di lavorare fino al 9° mese, reintrodurre norme stringenti contro le dimissioni in bianco, riconoscere l’integrazione contributiva e retributiva al 100% per le maternità a rischio, estendere il congedo obbligatorio per i padri, aumentare la copertura salariale del congedo parentale, introdurre percorsi di formazione professionale per chi rientra da periodi di astensione);

– l’apertura di una campagna di prevenzione e informazione contro i rischi che le condizioni di lavoro producono sui corpi di donne e uomini che lavorano, anche, in particolare, sulla loro salute riproduttiva (in particolare, il lavoro notturno e a turni, le catene di montaggio, il lavoro ripetitivo etc);

– per tutte e tutti rivendichiamo, inoltre, un’altra politica salariale (anche con il contrasto a tutti i meccanismi che determinano il gap tra uomini e donne), la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, il contrasto ai part time involontari e al lavoro domenicale e festivo, la riduzione dell’età pensionabile con l’abrogazione della Legge Fornero.

– contro ogni pregiudizio e violenza sui posti di lavoro, crediamo, infine, che sia necessario riprendere la Convenzione di Instanbul e dare applicazione reale in tutte le categorie e i luoghi di lavoro alle norme UE contro la violenza e le molestie sui luoghi di lavoro.

#Riconquistiamotutto!

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