AG FIOM Piemonte: report, commento e intervento di L. Mortara.
Alcune note e l'audio dell'intervento di Lorenzo Mortara al AG FIOM Piemonte.
Come può apprendere chiunque ascolti l’audio del mio intervento (consiglio di farlo prima di proseguire la lettura), la nuova Cgil non si discosta molto da quella vecchia. Sarebbe interessante pubblicare anche l’audio, se solo l’avessi, dell’intervento conclusivo del Segretario De Martino. Tuttavia alla confusione della relazione d’apertura, si aggiungerebbe solo la doppia confusione delle risposte di chiusura, per cui è meglio riportarle indirettamente con le mie parole, le uniche, almeno per questa assemblea, che siano in grado di tradurre quelle del compagno Segretario nel linguaggio della logica, questa sconosciuta per la maggioranza Cgil…
Il Segretario Regionale, nelle conclusioni, ha ribadito che l’opposizione Cgil, cioè noi del Sindacato è un’altra cosa, non esistiamo e che quindi è felice per la conclusione unitaria del Congresso. Perché – dice – davvero pensate che i lavoratori non avrebbero detto nulla se ci fossimo presentati spaccati? È davvero curioso che quei lavoratori tenuti completamente all’oscuro della spaccatura Colla-Landini, manco la Cgil fosse un sindacato di carbonari, quei lavoratori che la maggioranza ha deliberatamente ignorato, come fossero corpi estranei, dalla prima all’ultima assemblea sui posti di lavoro, ora siano proprio loro che non possono sopportare una spaccatura. Ma se è davvero così, perché i maggioritari della Cgil, hanno così paura di consultarli? Ma sopratutto, chi l’ha detto che un congresso che fosse finito con tre correnti, Landini-Colla-Como, avrebbe sancito la spaccatura in Cgil?
Il Segretario regionale cita Bauman e la società liquida – chiunque merita una citazione per la maggioranza, purché non troppo sinistrorso, purché non Marx! – noi fantasmi materialisti ci permettiamo di consigliarli il politologo borghese Sartori: “Democrazia cosa è”, anche se in fondo basterebbe che ripassasse il nostro Statuto. La Cgil, per Statuto, non prevede la spaccatura, come non lo prevede nessuna associazione formalmente democratica. Nonostante da oltre un secolo non si faccia altro che parlare a vanvera, la Cgil, come qualunque associazione o partito di sinistra (persino il PD che di sinistra non è), almeno formalmente, è basata sul centralismo democratico di leniniana memoria, da noi chiamato “unità nel pluralismo”. La Cgil prevede posizioni diverse nella discussione e anche piattaforme contrapposte, purché si ricompongano unitariamente nell’azione, secondo il principio della minoranza o delle minoranze che seguono (non come cagnolini come vorrebbe la burocrazia) la maggioranza. Forse che, infatti, se il congresso si fosse concluso con tre documenti contrapposti, il 9 Febbraio a Roma avremmo visto solo i landiniani? No, la Cgil si sarebbe presentata unita e compatta, esattamente come si è sempre presentata unita e compatta in questi 4 anni, compresi i momenti in cui oltre all’opposizione di noi fantasmi, in piazza c’era ancora l’opposizione all’acqua di rose di Landini. Dove sarebbe stata e dove in fondo è quindi la spaccatura? La spaccatura evidentemente esiste solo nella testa di chi la confonde con il pluralismo, cioè nella testa di chi ignora l’abc delle regole democratiche. Non sarebbe quindi una cattiva idea se qualche volta, invece di fare i corsi di formazione per i delegati-fanti, li facessimo anche per i segretari-generali, mi sembra ne abbiano molto più bisogno.
Per la verità, anche con tre documenti, una spaccatura reale sarebbe esistita, ed è appunto la spaccatura tra Colla e Landini che lo Statuto non prevede. So bene che uno Statuto non è un teorema di matematica, e che può essere tirato un po’ a destra o a sinistra a seconda della bisogna. Però, per parafrasare Montesquieu, come esiste lo spirito delle leggi, esiste pure lo spirito dello Statuto. Cosa dice lo spirito dello Statuto Cgil, se si prova a leggerlo con un minimo di giudizio indipendente e senza tirarlo sempre dove fa comodo? Dice che in Cgil dobbiamo stare più concordi e compatti possibile, ma se proprio non riusciamo ad andare d’accordo, dobbiamo esplicitare i nostri disaccordi in maniera chiara e precisa e batterci lealmente e democraticamente per la leadership, non mostrarci uniti ufficialmente e combatterci sottobanco. Questa cosa vergognosa perché sottotraccia, lo Statuto non la prevede. E infatti come si è concluso il Congresso? Cambiando lo Statuto ovviamente! E ripristinando di fatto le correnti abolite da Trentin. Da una spaccatura sottobanco, siamo passati a un’unità altrettanto di corridoio.
Lo Statuto, certo, prevede anche di poter essere modificato, ma essendo la carta base, forse prima di cambiarlo, dovremmo discuterne tutti assieme alla luce del sole. Invece ci ritroviamo uno Statuto cambiato nella notte senza che nessuno ne abbia saputo nulla. Ed è il colmo per chi ha cominciato il Congresso brandendo lo Statuto, al grido “tutto si può fare, basta stare alle regole dello Statuto!”. Eravamo ovviamente noi della minoranza i sacrileghi che lo calpestavano. Morale: Statuto calpestato e modificato dalla maggioranza. Però i sacrileghi continuiamo a restare noi fantasmi…
Il Segretario Regionale ha proseguito tuonando contro i duri e i puri. È stanco di tanta purezza, perché a lui hanno insegnato che di fronte a disaccordi, bisogna saper fare delle mediazioni. A noi no, invece, non abbiamo mai avuto cattivi maestri. Solo quelli buoni possono insegnare qualcosa a noi. Ed è per questo che in Cgil noi abbiamo imparato da soli che le mediazioni fatte alla luce del sole, si chiamano compromessi, e anche noi quando è necessario li facciamo, non siamo infatti così puri e duri come i molli e impuri ci immaginano; viceversa le mediazioni fatte sottobanco, si chiamano inciuci e non vanno bene perché non sono degne né di chi le fa, né di chi le deve subire, perché sono irrispettose di entrambi. Infatti per fare una mediazione ci vuole un disaccordo. Ma che disaccordo c’è tra chi si presenta ufficialmente d’accordo? Più che spiegarci la banalità delle mediazioni necessarie, il compagno Segretario avrebbe dovuto finalmente rivelarci quale era il pomo della discordia. Ma non è stato capace di farlo, perché nessuno lo può fare. Non si può spiegare qualcosa di impalpabile, qualcosa che resta nascosto sottotraccia e nella sostanza non c’è. Perché in mancanza di un vero e proprio pomo della discordia, c’è solo una poltrona che balla. E non servono mediazioni per le poltrone, perché non interessano i lavoratori, non aumentano né il loro salario né i loro diritti.
Colpisce che il 90% delle conclusioni del segretario si occupino dell’unico intervento, su una quindicina, della minoranza. Noi non esistiamo, siamo fantasmi, ma appena apriamo bocca, siamo al centro dell’attenzione, per non dire l’unica preoccupazione dei segretari. Se fossi un compagno della maggioranza, uscirei dai direttivi sempre più depresso e sfiduciato. Ma noi – penserei – non contiamo proprio niente? I nostri interventi sono così insignificanti da meritare solo due o tre parole di circostanza, mentre tutte le attenzioni devono essere rivolte agli ectoplasmi della minoranza?
Eppure è così, quando noi morti ci ridestiamo, resuscitano per 5 minuti di conclusioni anche i vivi. La maggioranza, infatti, vive per combattere la minoranza, mica i padroni.
Ed è così che, ravvivato, il Segretario Regionale ha concluso l’assemblea generale della Fiom piemontese, con due stoccate una più incomprensibile dell’altra. Nella prima, in difesa del CCNL più brutto della Storia, ha chiamato in soccorso il CCSL di FCA. Se a qualcuno il rinnovo del contratto nazionale fa schifo – ha detto – dobbiamo ricordare che il CCSL è ancora molto al di sotto. È probabilmente con questa logica che la FIOM sta vacillando sul CCSL, in fondo dovesse capitolare e firmare, potrà sempre dire che chi raccoglie i pomodori a 3 euro all’ora in nero, guadagna molto meno. Il fallimento del CCNL è solo, la prima parte di una bancarotta della linea Fiom che arriva fino al CCSL di FCA. Nel primo caso siamo capitolati a FIM e Uilm, nel secondo siamo nel corso di una guerra, in entrambi perdiamo prima ancora di combattere.
Nella seconda stoccata, molto raffinata, ha spiegato che noi siamo degli “stiliti” e la maggioranza non può permettersi di fare altrettanto, pena ridursi a un sindacato di testimonianza. Come l’unità è buona a prescindere, come la firma di un contratto è positiva indipendentemente dal contenuto, anche l’immagine della maggioranza Cgil sempre attiva e presente, è stabilita a priori senza uno straccio di prove, senza un solo dato che la confermi. Provare a documentare anche solo minimamente quello che si dice, non rientra nei compiti di un segretario. A lui spetta il compito della narrazione. Una narrazione indefinita in apertura, e una ancora più indefinita e anodina in chiusura. Se provasse a controllare uno per uno tutti gli accordi e le iniziative fatte dal 1993 in avanti, forse gli verrebbe qualche dubbio che l’immagine dello stilita si addica più alla maggioranza che a noi della minoranza. In 25 anni, infatti, non un accordo che porti qualcosa di veramente positivo ai lavoratori, solo arretramenti su arretramenti, al punto che oggi siamo praticamente in mutande. Eppure la maggioranza è convinta di aver contato qualcosa, a differenza di noi che non contiamo nulla. In effetti la maggioranza ha contato qualcosa, per i padroni però, perché difficilmente avrebbero potuto avanzare così tanto senza le firme di sistematica, docile collaborazione della maggioranza Cgil.
Lo stilita, nel medioevo, era un monaco anacoreta che stava tutta la vita praticamente immobile, in cima a una colonna a pregare. La Cgil non sta in cima a una colonna, ma che sia ferma e immobile, lo vede anche un cieco. L’unica differenza tra lo stilita del medioevo e lo stilita maggioritario della Cgil, è che il nostro stilita completamente da solo proprio non resiste, ha bisogno continuamente della Confindustria che gli passi un qualunque accordo di arretramento da firmare. Ed è così che abbiamo passato 20 anni immobili, firmando tutto quello che (non) c’era da firmare. E dobbiamo stare attenti, perché di tutto hanno fatto gli stiliti moderni della maggioranza pur di non lottare sul serio, ma se non stiamo attenti va davvero a finire che nelle prossime scampagnate ci porteranno a Roma a pregare. Per evitare un sciopero, in effetti, gli resta solo quello da fare.
PS – Per un Landini che arriva, c’è una Camusso che lascia. Tante parole sono state spese per lui, ma nemmeno una per lei. E qui da avversario irriducibile, una cosa la voglio dire, visto che nell’intervento non mi è venuta in mente. Camusso è stata per 8 anni fedele e coerente alla sua linea sbagliata. E quando sento che con Landini abbiamo spostato la Cgil a sinistra, penso che all’ipocrisia più sfacciata non ci sia davvero limite. Che sia stato Landini a spostarsi sulla linea di Camusso, rinnegando tutto quanto detto contro di lei, in Cgil lo dicono tutti quelli che hanno ancora almeno un barlume di onestà intellettuale, cioè almeno uno su tre se non di più di coloro che intervengono nei direttivi. Oltre che fedele alla sua linea, però, all’ultima mossa, Camusso, pur nell’ambito esclusivo della sua maggioranza, ha dimostrato di saper pensare all’interesse generale della maggioranza Cgil, proponendo come successore l’unica persona in maggioranza davvero spendibile. Se i lavoratori oggi sono entusiasti di Landini, tanto che fioccano le adesioni per la manifestazione del 9, non è certo perché si sia evitata la spaccatura, ma è solo perché Colla, i lavoratori, non sanno manco chi sia, e dubito che se si fosse chiuso il congresso altrettanto “unitariamente” ma con Colla segretario e Landini vice, le camere del lavoro avrebbero visto qualcuno arrivare il giorno dopo per fare la tessera. Piazza San Giovanni non si sarebbe riempita con l’effetto Colla.
Camusso avrebbe potuto mandare a stendere Landini, perché dopo anni di liti, avrebbe avuto più di un motivo per farlo restare in attesa per ripicca. Invece, nominando lui, ha dimostrato di saper andare oltre le questioni personali. Landini sarebbe capace di fare altrettanto? Landini che gli oppositori suoi li ha decimati, buttandoli fuori dalla Fiom, sarebbe capace, qualora Colla tra un mese rompa la tregua armata spacciata per unità, di proporre Colla o un altro tra 4 o 8 anni? Colla non è né sarai mai un oppositore irriducibile come noi. Al massimo sarà un’opposizione finta alla Landini. Ma anche così io credo che Landini non sarebbe capace di un ultimo gesto come quello di Camusso. E in questo senso il passaggio di consegne tra Camusso e Landini fa arretrare di diecimila passi la Cgil. Perché proponendo Landini, Camusso ha dimostrato di essere diecimila volte meglio di lui.
Lorenzo “Casper” Mortara
Direttivo Fiom VC
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