Bologna. Sul contratto della cooperazione sociale
Teresa Iovino, Evelin Leva, Francesca Mengoli
Abbiamo da giorni appreso l’esito della consultazione dei lavoratori e delle lavoratrici della cooperazione sociale sulla pre-intesa del Contratto provinciale, il cui rinnovo era atteso da circa tre anni e mezzo. Secondo i dati sono stati consultati poco più di 700 lavoratori (con voto palese) e siamo di fronte ad una percentuale di FAVOREVOLI che raggiunge circa il 45% dei votanti, con 317 SI. Tuttavia la Segreteria provinciale della nostra Organizzazione Sindacale, la Fp CGIL di Bologna, assieme ad altri Sindacati, ha deciso il 19 Giugno scorso, di firmare comunque il Contratto provinciale, nonostante sia stato sostenuto dalla MINORANZA dei lavoratori e delle lavoratrici.
Riteniamo che questa decisione sia un errore, visto che nelle diverse assemblee indette per la consultazione erano emersi molti dubbi ed incertezze da parte dei/delle lavoratori/trici, ma anche di tanti delegati, riguardo soprattutto la Mensilizzazione e la Banca Ore.
Quest’ultima infatti non permetterà a tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che hanno l’interruzione estiva, ad esempio, di poter recuperare il debito orario accumulato (e già retribuito) nei successivi 6 mesi (tempo indicato per il recupero), lasciandoli/le nella condizione di dover restituire al conguaglio del 31/12 parte della retribuzione anticipata dalla propria azienda. Questo gap viene rimandato dalle Organizzazioni Sindacali e dalle controparti ad una successiva contrattazione aziendale (tra l’altro non ancora prevista dal CCNL) in cui dirimere i dettagli.
Altro tasto dolente riguarda il fatto che nel momento in cui un’azienda si trovasse in calo di lavoro, se non riuscisse a far arrivare il singolo lavoratore alla propria saturazione oraria, si tutelerà con la possibilità di abbassargli il contratto individuale facendo la media delle ore effettivamente lavorate nell’anno precedente. Diciamo che, conoscendo la tipologia di contratti della cooperazione sociale, un assist di questo tipo potevamo anche risparmiarcelo!
Un aumento del buono pasto di soli 70 cent e nessun allargamento della platea. In questo modo tutte le lavoratrici e i lavoratori che si vedono impegnati per tutta la giornata lavorando di fatto meno di 7 ore (ad esempio coloro che sono impegnati nei servizi domiciliari) continueranno a non poterne usufruire.
Questa consultazione, con la bassa affluenza che ha avuto, dimostra che la firma di questo Provinciale non rispecchia davvero la volontà di tutti/e i lavoratori e lavoratrici della cooperazione sociale a cui si applicherà. Sarà davvero complicatissimo per il Sindacato e la rappresentanza dei lavoratori gestire e contrattare le criticità che genera questo Contratto, Azienda per Azienda, Cooperativa per Cooperativa.
E’ davvero credibile pensare che si riuscirà a tutelare i lavoratori e le lavoratrici nelle singole situazioni se non siamo riusciti a farlo nella contrattazione provinciale? E poi, perché consultare i lavoratori se non si tiene conto dell’esito?
Noi continueremo a lavorare affinché le lavoratrici e i lavoratori del nostro comparto abbiano voce nella contrattazione. Eravamo, siamo e saremo convinti che abbiamo un estremo bisogno del sindacato, di un sindacato come la Cgil, sempre più forte. Perché solo unite/i si vince.
Tutte queste ragioni ci rafforzano nella convinzione che il Congresso sarà un’occasione importante per aderire, sostenere e rafforzare una posizione alternativa, in Cgil e nella Funzione Pubblica che è quella presente nel Documento “RICONQUISTIAMO TUTTO!”, per cambiare il lavoro e la Cgil.
Teresa Iovino, Evelin Leva, Francesca Mengoli
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