Sulle divergenze tra noi e i “Lavoratori, delegati, membri direttivo Fiom della Piaggio e Continental” di Pisa
In uno scritto di giorni fa, apparso sul sito nazionale dell’area, attivisti sindacali firmatisi con questa sigla hanno pubblicato un documento dal titolo “Il nostro modo di intendere l’opposizione sindacale“.
Un documento che potrebbe essere un legittimo contributo alla discussione su un argomento complesso sul quale si possono avere visioni differenti, ma in realtà vuole aprire una polemica pubblica riguardo alcune indicazioni organizzative del Coordinamento regionale a seguito dell’assemblea regionale dell’Area del 24 gennaio scorso.
È importante sottolineare che il testo (resoconto del Coordinamento del 24 gennaio) a cui fa riferimento la sigla è stato diffuso all’Esecutivo nazionale e agli attivisti dell’area della Toscana, senza diffusione pubblica.
E’ bene precisare che al Coordinamento regionale del 24 gennaio non ha partecipato, come consuetudine, alcun attivista di questa sigla. Non risulta, inoltre, la loro presenza al Coordinamento nazionale del 26 gennaio a Roma, per cui le valutazioni probabilmente si basano su un altrui “sentito dire”.
Tenendo conto che, ad oggi, all’interno dell’area Toscana non si è mai ufficialmente esplicitata una corrente organizzata, possiamo dire che questo (loro) documento ha avuto il merito di creare finalmente chiarezza.
Qual è la pietra dello scandalo? Il Coordinamento regionale del 24 gennaio, come aveva fatto in altre occasioni, ha ribadito il principio da sempre condiviso dalla nostra componente sindacale, anche a livello nazionale, che eletti/e dell’area all’ultimo congresso partecipano agli organismi di qualsiasi tipo e natura, per condurre l’opposizione in Cgil anche nelle strutture direttive, rispettando così il mandato dei lavoratori e delle lavoratrici che li hanno eletti/e rappresentanti sindacali in base al documento congressuale.
In caso contrario, il Coordinamento regionale ha ritenuto opportuno e necessario porre la questione ai compagni/e assenteisti/e con la possibilità di far ricoprire quel posto a chi si dichiara disponibile a questo impegno e a questa responsabilità.
In Toscana abbiamo casi di questa natura in varie categorie, non solo nella Fiom, in cui vige il malcostume di pretendere durante il Congresso posti nelle strutture direttive per poi abbandonarle: un atteggiamento che viene utilizzato strumentalmente dalla stessa maggioranza e che rischia di mettere in cattiva luce gli iscritti dell’intera area.
La valutazione, secondo cui si propone nel documento una gerarchia di compagni/e con il compito di reprimere chicchessia, sta evidentemente solo nella loro testa.
Anche perché, come compagni/e del Coordinamento regionale, non abbiano mai ritenuto utile che in un’area come la nostra si decida a colpi di maggioranza, perché è opportuno, a nostro avviso, rappresentare tutte le sensibilità, i tempi di maturazione dei lavoratori/trici e i livelli di coscienza presenti, pur nel rispetto dell’autonomia dei lavoratori/trici delegati/e delle singole aziende, in un’ottica unitaria. La democrazia operaia è ben altra cosa dalla “dittatura della maggioranza”. Questo a noi sembra un ragionamento di buon senso. E ciò che chiediamo da anni, a tutti e tutte…
Una posizione che non nasconde alcuna volontà impositiva anche perché sappiamo bene che nell’area, come nella Cgil Toscana, non esiste alcun strumento statutario capace di imporre le dimissioni a nessuno. E come attivisti/e abbiamo altri problemi da affrontare che aprire sterili scontri al nostro interno.
Non partecipare alla dialettica in Cgil, a tutti i suoi livelli, orizzontali e verticali, renderebbe lecita la domanda: perché si partecipa allora alla battaglia congressuale? Sarebbe più corretto e leale non parteciparvi e rivendicare la propria “opposizione”…
A nostro parere, quindi, i compagni dell’area devono praticare l’opposizione anche all’interno di tutte le strutture sindacali, come nei luoghi di lavoro e sul territorio.
Chi ritiene un fattore inutile la partecipazione di opposizione in Cgil, posizione pur comprensibile e legittima, non può e non deve essere un freno a chi, oltre alle battaglie e al conflitto nei luoghi di lavoro, non ritiene inutile l’utilizzo anche di determinati ambiti e spazi.
Che poi la partecipazione alla “dialettica” interna all’organizzazione significhi un atteggiamento opportunista anche questo è da dimostrare, ma visto che è una pratica fatta propria da tutta l’Area a livello nazionale, ben venga finalmente una posizione chiara che teorizzi tale visione sindacale in vista dell’elaborazione del prossimo documento congressuale, anche per valutare da subito chi è disposto a condividerla e sostenerla.
Per quanto riguarda la “lezione” su come fare opposizione nei luoghi di lavoro, ci sembra che abbiano sbagliato ancora una volta la mira.
Come lavoratori/trici dell’area, non solo ci siamo impegnati nell’opposizione in Cgil ad ogni livello, ma principalmente in ogni conflitto o lotta che ha visto come protagonisti lavoratori e lavoratrici alla costruzione dell’unità con chiunque abbia, individualmente o collettivamente, sviluppato opposizione alle politiche padronali e governative.
Per questo siamo convinti della necessità di unità dentro (per quanto possibile) e fuori (per quanto capaci) alla Cgil per favorire ogni forma di autorganizzazione, di coordinamento delle lotte e di protagonismo da parte di settore salariati, di ogni categoria, in qualsiasi luogo di lavoro.
Sui nostri territori abbiamo sempre sostenuto la volontà di ricercare l’unità dal basso, come abbiamo fatto: – con il “Coordinamento dei lavoratori e lavoratrici livornesi” (che ha avuto un importante ruolo anche in aziende legate all’indotto Piaggio), – con il sostegno alle vertenze per lavoro, in difesa della sanità pubblica e contro la “buona scuola”, – con il Comitato per la reintegrazione di Sandro Giacomelli, delegato dei Cobas di una cooperativa dell’indotto Piaggio, fino all’obiettivo (conseguito) della sua riassunzione.
Purtroppo, gli attivisti della sigla, sulla costituzione del Comitato per Giacomelli, nonostante le riunioni dell’area, delle strutture unitarie e le assemblee pubbliche, alle quali sono stati sempre invitati a partecipare, non sono mai intervenuti neppure per proporre loro contributi alla vertenza, non comprendendo l’importanza di questa battaglia per l’unità ed il conflitto, per la difesa del posto di lavoro e della dignità. Hanno, così, perso una buona occasione per dimostrare la loro “intransigente” opposizione sindacale ai padroni e a dirigenti e burocrati sindacali …
Inoltre, nonostante la loro “opposizione” ed il loro “radicalismo” in Piaggio, lavoratori/trici iscritti Cgil, tra cui due Rsu, sono usciti per dar vita all’Usb, che ha ottenuto rappresentanti nelle ultime elezioni.
In queste settimane, l’Usb ha accolto anche la coordinatrice pisana dell’area Fiom che i compagni/e della Piaggio e alcune Rsu della Continental avevano imposto proprio a colpi di maggioranza, nonostante le perplessità dell’area e la contrarietà di Rsu dell’area della Continental, azienda da cui la compagna proviene ed è sindacalmente conosciuta.
Ad oggi, non ci risulta l’elezione di altro coordinatore Fiom, come d’altronde nessuno è mai stato informato in questi mesi di riunioni dell’area in Fiom di Pisa. Il proposito di questi attivisti sindacali di “stabilire rapporti diretti con i militanti di altri posti di lavoro, promuovere luoghi di incontro e di discussione su punti rivendicativi e su possibili iniziative comuni” si colloca negli intenti della nostra area ed è parte del lavoro su cui ci siamo impegnati sul nostro territorio. Ma l’abitudine a non rispettare la dialettica interna dell’area si è espressa anche in altre occasioni.
Nella sostituzione nel direttivo provinciale della Fiom dei compagni/e della Piaggio passati ad altri sindacati, la “coordinatrice” ha concordato direttamente con la segreteria i nuovi membri, senza confrontarsi con i compagne e le compagne dell’Area del direttivo Fiom, tanto più che alcune di queste new entry all’ultimo congresso si erano schierate con la maggioranza. Tutto questo, escludendone altri che hanno fatto parte dell’area fin dalla battaglia congressuale.
Che dire, poi, della vicenda riguardante la sospensione dal direttivo provinciale di Pisa di una compagna che ha definito “fascista” il segretario regionale della Fiom? Un’affermazione, magari comprensibile nella foga di un confronto, ma che risulta, a nostro avviso, sbagliata politicamente. Un conto sono critiche pesanti, altro conto è l’utilizzo del termine “fascista”. Anche le parole hanno un peso.
Di diverso avviso è stato l’atteggiamento degli attivisti della sigla che hanno utilizzato questa vicenda per uno scontro muro a muro con posizioni “aventiniane” nei successivi direttivi, all’insaputa degli altri membri del direttivo e appartenenti all’Area.
Contraddittoriamente a quanto è stato scritto, lo “scontro” nell’apparato viene praticato (male) anche da chi si ritiene incompatibile con qualsiasi concezione gerarchica e qualsiasi strategia verticistica nel sindacato.
Nel citato e biasimato “resoconto” frutto di una discussione libera e aperta abbiamo riportato anche l’attività svolta negli ultimi mesi dall’area toscana.
“Ci siamo aggiornati sulle lotte e le vertenze che hanno visto compagni e compagne dell’area impegnati nell’ultimo periodo sui nostri territori: il lavoro su Piombino assieme ai lavoratori dell’acciaieria Aferpi e dell’indotto (con l’esperienza del Coordinamento art.1 – Camping Cig) che ha anche formalizzato l’area con l’elezione di un coordinatore locale; il lavoro nella sanità a difesa dell’ospedale della Versilia con i comitati cittadini; l’aggiornamento sulle iniziative e le mobilitazioni per la strage ferroviaria di Viareggio e agli incidenti in ferrovia; il presidio a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio costretti a lavorare nei festivi durante i giorni di Natale, di fronte all’Ikea a Pisa durante lo sciopero nazionale del commercio; l’attività dei compagni pensionati …”.
Di questo, però, da questi attivisti non viene fatto alcun accenno, anche perché probabilmente riguardano lavoratori/trici salariati/e non appartenenti alla tradizionale e storica classe operaia? Questo, dovrebbe essere ciò che, principalmente, interessa a chi intende praticare l’opposizione.
Ricordiamo, sommessamente, che per la “nostra” opposizione ed il sostegno a determinate battaglie a fianco di lavoratori e lavoratrici, militanti dell’area hanno pagato un prezzo salato: dal licenziamento alla condanna penale, riportato puntualmente nella mailing list de “Il sindacato è un’altra cosa-Opposizione Cgil” della Toscana e sul sito nazionale dell’area. Siamo ancora in attesa di uno straccio di solidarietà da parte di “lavoratori, delegati, membri direttivo Fiom …”.
Allora, oggi, più che di censure e critiche c’è bisogno, ancora più di ieri, di umiltà e disponibilità, senza le quali non si è di alcun aiuto agli operai ed alle operaie, ai lavoratori ed alle lavoratrici.
Come sempre, siamo disponibili ad ogni tipo di confronto, con la volontà e l’impegno a mettersi in discussione e a comprendere errori e limiti collettivi di questi anni, senza problemi con chi si pone come corrente all’interno del “Sindacato è un’altra cosa”.
Per quanto riguarda presunte calunnie subite da alcuni degli attivisti della sigla non provengono dalle strutture di coordinamento dell’area, e dispiace sottolineare che il rispetto non lo si può pretendere tout court, ma va conquistato quotidianamente e se questo viene a mancare, tanto da impedire (come scrivono) “qualsiasi rapporto personale e sindacale”, pur a malincuore, ce ne faremo una ragione.
Esecutivo regionale dell’area toscana
Antonini Riccardo (Filt-Spi) Direttivo Generale regionale Cgil
Della Ragione Anna (Flc) Assemblea Generale Nazionale Cgil
Iozzi Carlo (Fiom) RSU “Fabio Perini”, CDR Fiom Toscana
Lazzini Silvano (Fiom-Spi) CDP Fiom Massa Carrara
Di Pietro Giusi (Fiom) RSU “Scienzia Machinale”, CDR Fiom Toscana
Giorgi Alberto (Spi) Assemblea Generale Cgil Lucca
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