Puglia: report riunione OpposizioneCgil nello Spi

Resoconto del Coordinamento regionale, Taranto 26 ottobre 2017.

Da parte del “coordinamento nazionale pensionati dell’area” è stata brevemente illustrata, in apertura della riunione svoltasi a Taranto il 26.10.17, l’esperienza sperimentata girando gran parte dell’Italia per la costruzione dei “coordinamenti pensionati”: da Torino a Brescia e Bergamo per il Piemonte e la Lombardia; da Padova a Bologna per il Veneto e l’Emilia; da Roma a Viareggio per il Lazio e la Toscana; a Taranto per la Puglia.
Non sono state ancora effettuate riunioni – ma ci sono impegni che esse vengano programmate e fatte a breve scadenza – a Campobasso per il Molise e gli Abruzzi; a Fermo per le Marche; a La Spezia o a Genova per la Liguria; a Ravenna, a Rimini o in altra città per la Romagna; a Napoli per la Campania; a Cagliari – ci si augura – per la Sardegna.
Per la Calabria si sta cercando l’indirizzo di un compagno con il quale organizzare un’iniziativa.
Per le restanti regioni non sono state programmate riunioni per i coordinamenti regionali, ma è auspicabile che questo obiettivo sia raggiunto – almeno per alcune di esse – prima del congresso.
Avvicinandosi il congresso, il “coordinamento nazionale dei pensionati” deve essere vivo ed operante.
I voti dati dai pensionati alla nostra Area non sono indispensabili solo per lo SPI, ma anche all’Area nel suo insieme, come complesso di categorie di lavoratori attivi e di pensionati.
Dobbiamo organizzarci fin d’ora perché i voti nel congresso siano voti veri.

Un compagno pensionato di Taranto del Sindacato è un’altra cosa-opposizione Cgil, ha ricordato gli eletti con cui siamo usciti dal precedente congresso: 3 compagni pensionati più 4 compagni delle categorie degli attivi (ma 3 di questi sono usciti dalla Cgil e sono andati un USB). Un compagno è entrato nel Direttivo SLC, ma incontra molte difficoltà. Radicamento per noi è usare una parola grossa.
Nell’Ilva e nella città Taranto è stato attuato uno stravolgimento. Tuttavia c’è una narrazione dell’Ilva e di Taranto che è una volgare falsificazione. Taranto aveva raggiunto circa 230.000 abitanti, ma c’è stato il distacco del Quartiere Statte, divenuta autonoma cittadina di 14.200 abitanti si è portata, quindi, via una fetta di popolazione. La questione demografica sta in parte qui. Non c’è stata una grossa perdita di abitanti, ma la normale trasmigrazione dei paesi del Sud.
Gli intellettuali e gli ambientalisti di Taranto hanno esagerato ed enfatizzato lo spopolamento e il declino della città. Spopolamento e calo demografico sono di carattere trasmigratorio.
Fino al 1981 c’erano 21.000 occupati. I lavoratori hanno subito l’eliminazione di posti di lavoro. La vecchia classe operaia era legata alla fabbrica che ha difeso con orgoglio, facendo spesso ricorso alle occupazioni (com’è avvenuto in questi giorni nello stabilimento di Cornigliano a Genova), utilizzando le catene umane, ecc.. La nuova classe operaia è più acculturata, ma meno unita e solidale dal punto di vista della coscienza di classe e poco impegnata politicamente. Non c’è alcun progetto del governo per la “copertura” e la difesa dei parchi di 70 ettari di territorio; bisogna ancora verificare se e come si possono “coprire”. Oggi si parla di copertura “per campi”. Non si parla mai dei lavoratori che “rimarranno sotto” e che saranno “manutentori” addetti alla loro conservazione. Intorno all’Ilva c’è una narrazione distorta che sta diventando nauseabonda. E’ stata provocata dal sindaco e dal presidente della regione.
Quanto alla presenza di categorie di lavoratori, non c’è quasi nulla del P.I. e dell’edilizia, mentre si registra una qualche presenza di pensionati. All’ultimo congresso, nelle assemblee di alcune categorie la maggioranza non si è presa neanche la briga di mettere le urne per le votazioni ed in una di esse su 976 votanti sono risultati 976 voti tutti a favore della Camusso (una vergogna per la Fiom). Spesso neppure sul luogo dell’assemblea si sapeva che c’era il congresso della Cgil. Questo è avvenuto nel Nidil e, ciononostante, la segretaria ha ottenuto riconoscimenti e una promozione. Dobbiamo stabilire che tipo di impatto possiamo avere con gli altri compagni dello SPI Cgil.  Il gruppo “Liberi e Pensanti” ha organizzato a Taranto cose egregie, portando in piazza anche migliaia di cittadini/e, ma poi il gruppo è diventato un insieme di benpensanti.
Il compagno intervenuto ha detto che questa è la situazione da cui partiamo ed ha espresso forti preoccupazioni per il congresso, perché non abbiamo quell’articolazione che sarebbe necessaria ed auspicabile. Ha concluso dicendo che tuttavia ci batteremo come abbiamo fatto in passato.

Un altro compagno pensionato dell’Area ha iniziato affermando che siamo tornati ai tempi e alla pratica della Democrazia Cristiana. Il “consociativismo” non è per nulla morto. La presenza del P.D. fa morire lo SPI Cgil. Il compagno intervenuto – nipote di un fondatore della Cgil – ha sostenuto che noi dovremmo essere la memoria storica di questa organizzazione. Invece siamo obbligati ad avere vergogna di noi stessi e costretti a gridarlo nelle assemblee. I ragazzi della Cgil sono senza storia. C’è in molti di loro una mancanza quasi totale di coscienza di classe.
Il compagno ha raccontato che all’Università di Taranto ha avuto una conferma. Un giovane dirigente Rai tarantino, Angelo Mellone, ha mandato in onda su Rai Uno e presentato all’Università “3X8 Cambio turno” un documento film sull’Ilva e Taranto. Il documentario sull’Ilva – a giudizio del compagno – aveva le caratteristiche della propaganda fascista. Le interviste fatte a giovani figli di operai, morti o malati, avevano le stesse caratteristiche. Si tratta di 8000 giovani tutti assunti con sistema clientelare, ai quali è stata consegnata una fabbrica pericolosissima. Nel documentario proiettato, quando si aprono le valvole di certe macchine c’è un rumore tale che i ragazzi scappano. L’Ilva è una fabbrica pericolosissima dove non si reagisce. Una fabbrica di ragazzi che non sanno cos’è quella fabbrica. Essi vengono pagati dal padrone perché prendano posizione contro il Tribunale. Franco Sebastio – ex procuratore della Repubblica di Taranto e coordinatore dell’inchiesta “Ambiente svenduto” sul presunto disastro ambientale provocato dallo stabilimento Ilva – ha detto che il film non dice tutto e non presenta obiettivamente la realtà. Angelo Mellone con parole artificiose ha difeso il proprio documentario.
Il nostro compagno di Taranto ha aggiunto che negli anni ’70 noi mettevamo fortemente in discussione l’organizzazione del lavoro e che oggi il “Sindacato è un’altra cosa-opposizione Cgil” deve proporre, insieme ad altre organizzazioni sindacali (come USB), la nazionalizzazione dell’Ilva. Si dice – ha aggiunto il compagno della nostra Area – che nel 2023 questa fabbrica verrà chiusa e sarà venduta a pezzi.
A volte sembra che questa organizzazione sindacale della Cgil non abbia futuro. C’è un futuro solo se stiamo insieme nel “Sindacato è un’altra cosa opposizione Cgil” ed aumentiamo in esso la presenza di operai, lavoratori, pensionati e giovani. I sindacati rivoluzionari partirono da zero quando la Cgil non c’era. Il P.D. fa corrompere e marcire lo SPI. Solo a Cerignola ed in altri due paesi della Puglia c’è la commemorazione di Di Vittorio. L’ambiente deve entrare come elemento fondamentale; ciò significa conoscere bene gli impianti. La classe operaia deve conoscere l’intera fabbrica. Taranto e la classe operaia tarantini è un crocevia importantissimo per la scrittura del nostro documento congressuale.

Un altro compagno di Taranto della nostra Area è intervenuto raccontando che nella fabbrica, in cui ha lavorato, gli operai sono arrivati a 5000 unità. Poi è scoppiato il problema dell’amianto e la fabbrica è stata chiusa. Il compagno ha riferito che spesso si è domandato NON cosa faccia il governo, la Cisl o la Uil, ma cosa facciamo noi CGIL. Si è chiesto se la CGIL abbia deciso di NON rappresentare più il mondo degli operai, che – secondo interpretazioni molte distorte – sarebbe molto diminuito o addirittura pressoché scomparso. Ha affermato che lo SPI Cgil dovrebbe essere chiuso come sindacato di categoria e che tutti gli iscritti allo SPI dovrebbero andare nelle rispettive categorie di provenienza dei lavoratori attivi.
Lo SPI non ha potere contrattuale ed è diventato il refugium peccatorum, una istituzione che assicura una sistemazione tranquilla. Al suo interno si sono formate la famiglie. Il compagno – scambiando probabilmente il termine e il concetto di area con quello di componente – ha detto che è arrivato il momento di fare “la componente” all’interno della Cgil, altrimenti saremo assorbiti dalla maggioranza. Ha aggiunto che la componente ha la sua autonomia e che le spettano i soldi in percentuale. Ha continuato dicendo che la Corte costituzionale non è più espressione del Paese, ma rappresenta gli interessi di Giuliano Amato. Ha proseguito affermando che ci sono compagni che rimangono iscritti alla Cgil, ma non sopportano Susanna Camusso.
Ha concluso chiedendo i contratti a tempo indeterminato, la regolamentazione dei gravi problemi dei call center, la riforma del fisco e la lotta all’evasione. Da anni in Cgil non si parla di moralità: bisogna dare battaglia su questi problemi; con Trentin si fecero convegni su mafia e camorra.

Un altro compagno intervenendo ha puntualizzato la differenza tra autorevolezza e autorità. Quest’ultima si basa sulla forza della burocrazia. Ha parlato della nuova classe operaia dentro l’Ilva, delle professionalità spezzate, sbriciolate con obiettivi collettivi e personali, della ricomposizione dell’identità operaia (altrimenti Riva organizza a modo suo gli operai). E’ stata citata l’esperienza della lotta dell’INNSE di Milano-Lambrate. Il compagno ha denunciato che con la Fiom si sta perdendo del tempo. Il compagno ha poi parlato del regime pensionistico contributivo e retributivo, criticando accesamente il primo e lodando fortemente il secondo. Ha parlato infine degli immigrati e ha deprecato il comportamento che spesso si riscontra verso i migranti all’interno delle Leghe SPI.

La compagna che è intervenuta della nostra Area ha parlato dell’anziano, diventato ormai organicamente ammortizzatore sociale.
Ha raccontato dello scambio che in passato si era determinato nelle Leghe SPI tra casalinghe pensionate di Taranto ed operai pensionati che provenivano dall’Arsenale della stessa città o che avevano lavorato per anni nelle città del Nord. Quella discussione e quello scambio furono ad un certo punto interrotti con grave danno per la vita sindacale e politica delle Leghe SPI e dell’intera Cgil.
La compagna intervenuta ha poi affrontato il problema del rapporto tra pensionati e servizi, nello Stato Sociale in estinzione. La nostra iscritta ha avanzato anche alcune proposte per contattare i pensionati e le pensionate e per costruire collettivi di categoria comprendenti iscritti provenienti dalle diverse categorie dei lavoratori attivi. Ha affrontato infine il problema del ritorno dei pensionati nelle categorie di provenienza, condividendone la finalità e la giustezza dell’impostazione sia sul piano politico che su quello organizzativo.

Le conclusioni sono state fatte riprendendo molti degli argomenti trattati negli interventi effettuati, arricchendo argomenti e temi che non erano stati abbastanza precisati, correggendo posizioni e argomentazioni che non rispondevano all’impostazione politica generale o alle prese di posizione particolari del Sindacato è un’altra cosa-opposizione Cgil.

Achille Zasso

Milano,15.11.2017

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