Conoscenza: il contratto e l’unità.

Una riflessione di Luca Scacchi, da un intervento al seminario interregionale FLC sul ccnl, Torino 26 settembre 2017.

Nelle prossime settimane, speriamo, inizierà concretamente la trattativa per il contratto della conoscenza. Il primo CCNL che riunisce insieme scuola, università, ricerca e AFAM. Il primo contratto dopo il lungo blocco salariale, a dieci anni dall’ultimo. Il primo contratto che viene dopo l’implementazione di molte controriforme neoliberiste che hanno colpito questi settori: dalla legge 240/2010 dell’università alla 107/2015 della scuola, passando per la 69/2009 per la ricerca (con tutte le sue successive applicazioni).

Ai primi di settembre il CD della FLC ha discusso, e votato, le sue piattaforme contrattuali. Il 4 ottobre a Roma un assemblea unitaria CGIL CISL UIL e CONFSAL varerà la linee guida unitarie per la scuola.

Larga parte di queste proposte sono attese, quasi scontate, nella nostra categoria. Sono la conseguenza ovvia delle battaglie che abbiamo combattuto negli scorsi anni, come dell’intesa del 30 novembre scorso: la richiesta di riportare nel contratto tutti gli emolumenti, la salvaguardia del ruolo delle RSU nei confronti dei dirigenti, la stabilizzazione del precariato ed in ogni caso il riconoscimento di eguali condizioni salariali e di lavoro, gli 85 euro di aumento tabellare, la compensazione di quanto eventualmente si possa perdere degli 85 euro del bonus Renzi, la richiesta di risorse aggiuntive nei nostri comparti. Non mi concentro ora su questi elementi (già ho avuto occasione di avanzare le mie critiche sul profilo complessivo di questa piattaforma, a partire dal grave limite di una richiesta salariale molto molto lontana anche solo dal semplice recupero del potere d’acquisto perso in questi dieci anni).

Ora voglio concentrarmi su un solo punto. Perché questo punto rischia di segnare significativamente, prima ancora del prossimo CCNL, la stessa trattativa ed il nostro rapporto con i lavoratori e le lavoratrici del comparto. Nelle piattaforme per la scuola, e nella bozza di linee guida, spicca infatti un elemento, per la sua novità rispetto alle nostre rivendicazioni di questi anni. Testualmente: “Va salvaguardato il meccanismo degli scatti di anzianità come valorizzazione dell’esperienza professionale acquisita. Eventuali accelerazioni della progressione economica potranno essere previste se in presenza di risorse aggiuntive, avendo come riferimento i sistemi retributivi vigenti in ambito europeo, caratterizzati da carriere basate sull’anzianità con percorrenze che consentono di raggiungere in minor tempo le fasce stipendiali più alte”.

In pratica viene proposto un percorso di carriera accelerato, con una differenziazione stipendiale tra i docenti, non solo per l’assunzione di particolare impegni o incarichi, non solo per particolari condizioni di svantaggio (particolari contesti sociali o geografici), ma anche basati su una valutazione del loro lavoro (titoli posseduti, formazione, prestazioni in aula, ecc). Con una formulazione inedita (accelerazione degli scatti di anzianità), viene comunque proposto di differenziare sul merito il corpo docente.

Ritengo estremamente sbagliata questa proposta, per diverse ragioni.

In primo luogo, è sbagliata una proposta in cui non si capisce quanto, a quanti ed in quanto tempo: cioè di quanto possa essere accelerata la maturazione dello scatto (metà del tempo, 1/3, 5/7?), a quanti persone si rivolge (il 20%, il 50%, l’80%?), in quanto tempo ci si propone di raggiungere l’insieme di questa eventuale platea (un triennio, un quinquennio, dieci anni?). Senza la precisazione di queste variabili cruciali, non è una proposta sindacale seria e concreta: è solo la penetrazione di un discorso ideologico sul merito, purtroppo persino nei documenti sindacali.

In secondo luogo, è strategicamente sbagliato avanzare questa proposta oggi. Al di là di ogni discussione sul merito e sulla sua valorizzazione, discussione che attraversa da anni la categoria e la stessa FLC, questo CCNL non è il luogo per avanzare questa proposta. Questo contratto è segnato, profondamente e dolorosamente, da molteplici avversità. Innanzitutto, la lunga crisi che ha colpito duramente il nostro paese, ed in particolare i rapporti di forza tra le classi nel nostro paese. Questo contratto arriva dopo sconfitte consecutive, in particolare nei settori della conoscenza ed in particolare nella scuola: basti pensare alla successione dell’approvazione della “buona scuola”, del fallimento della raccolta firme sui referendum, dell’emanazione delle deleghe alla 107 la scorsa primavera. Questo contratto arriva dopo la legge Madia, recentemente approvata, che mette a rischio diversi elementi normativi e diritti, e dopo l’intesa del 30 novembre scorso, in cui si profila un recupero salariale limitatissimo rispetto a quanto perso in questi anni. In questo quadro avverso, abbiamo allora in primo luogo bisogno di compattare la categoria: coinvolgere lavoratori e lavoratrici nell’elaborazione e nella discussione della piattaforma, recepire i loro bisogni e le loro frustrazioni, delineare un fronte di resistenza e riconquista rispetto alle sconfitte di questi anni, mobilitarli su alcuni punti precisi da rivendicare nel corso della trattativa. Abbiamo bisogno, soprattutto, di conquistare risorse salariali aggiuntive, di fronte allo scandalo di 85 euro di aumenti lordi dopo anni e anni di salari congelati. Una rivendicazione che, in questo contesto, sarà necessario strappare con le unghie e con i denti. Allora ritengo profondamente sbagliato far presagire nella nostra piattaforma, in primo luogo alla controparte, che queste eventuali risorse aggiuntive possano esser concentrate nella differenziazione degli stipendi (e quindi non esser distribuite a tutta la categoria, ma solo ad una sua parte); sbagliato soprattutto aprire oggi questo confronto nelle assemblee e nel corpo docente, rischiando lacerazioni e conflitti proprio quanto sarebbe più necessaria unità e compattezza tra i lavoratori e le lavoratrici.

In terzo ed ultimo luogo, ritengo che proprio oggi dovremmo invece concentrarci sull’unità. Il prossimo CCNL riunirà per la prima volta tutta la filiera della conoscenza: in qualche modo invera e concretizza una delle stesse radici fondanti della FLC. Dovrebbe quindi esser segnato dalla nostra capacità di individuare alcune linee rivendicative trasversali ed omogenee per tutti i suoi settori. MIUR e governo hanno questa direttrici omogenee: l’adattamento delle norme contrattuali alle controriforme liberiste di questi anni, il contenimento salariale, l’imposizione di una differenziazione stipendiale tra lavoratori e lavoratrici (funzionale ad un modello competitivo centrato sulla costruzione di eccellenze, cioè sulla divaricazione dei sistemi di formazione e ricerca tra strutture di diverso livello). Di fronte a questo obbiettivo, ad esempio, la legge Madia mette in discussione nelle università la pratica delle PEO: le progressioni economiche di carriera, da strumento di avanzamento salariale per via contrattuale su larghe parti di lavoratori e lavoratrici, viene trasformato in strumento per premiare solo una ristretta parte della forza lavoro. In questo quadro, la piattaforma che proponiamo ai lavoratori ed alle lavoratrici di tutto il comparto dovrebbe concentrarsi proprio sugli aumenti salariali: sul quanto (sul massimo recupero possibile dei 250/300 euro mensili persi in questi anni) e sul come (sulla composizione di questi aumenti, consolidandoli nella paga base per ottenerli per tutti e tutte, a fronte della grave crisi salariale che contraddistingue il nostro paese e che denunciamo in tutti i nostri documenti sindacali). Per questo una delle rivendicazioni, trasversali a tutta le conoscenza e che potrebbe compattare lavoratori e lavoratrici del comparto, dovrebbe esser la difesa e l’estensione delle progressioni economiche di carriera basate sull’esperienza, con forme automatiche e semi automatiche di scatti di anzianità per tutti e tutte, senza differenziazioni: dal personale tecnico, amministrativo e ausiliario di tutti i settori sino ai docenti di ogni ordine e grado. Ed, all’interno della scuola, dovremmo poi in particolare caratterizzarci per la rivendicazione della docenza unica, dall’infanzia alle superiori, con un unico inquadramento ed unico stipendio. Dovremmo cioè concentraci, proprio oggi di fronte all’imposizione da parte del governo e del padronato di processi competitivi di divisione della forza lavoro e del mondo della conoscenza, su rivendicazioni unitarie, in grado di difendere e consolidare il salario di tutti e di tutte. Un impianto unitario del CCNL, in grado di compattare la categoria e dare quindi una risposta forte alla differenziazione proposta da MIUR e dalle forze neoliberiste, che come avvoltoi si stanno avventando da anni sui nostri settori.

Un contratto, quindi, per l’unità. Questa è quindi a mio parere la priorità politica e di fase che abbiamo come FLC. Per questo, su questo punto, al di ogni valutazione sul resto della piattaforma, è cruciale cambiare rotta.

Luca Scacchi
Cd FLC-CGIL

 

 

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