Report Direttivo FLC del 21 febbraio 2017

Una discussione su deleghe della Buonascuola e Lottomarzo.

Martedì 21 febbraio 2017 si è riunito il Direttivo nazionale della FLC. All’ordine del giorno, sostanzialmente due punti (intrecciati tra loro e nella discussione, anche se apparentemente diversi). Da una parte la discussione sui decreti del governo sulla Legge 107 (le otto deleghe applicative della BuonaScuola, recentemente proposte dal Governo ed ora in discussione consultiva alle Camere: reclutamento docenti scuola secondaria, disabilità, istruzione professionale, sistema integrato 0-6 –infanzia e nidi, diritto allo studio, cultura e creatività, scuola italiana all’estero, esami di stato), dall’altro le iniziative per il prossimo 8 marzo, a partire dall’appello per Lottomarzo di Nonunadimeno.

La riunione è stata aperta da una relazione di Anna Fedeli, a nome della segreteria nazionale recentemente eletta dall’Assemblea Generale FLC . In primo luogo è stato radicalmente criticato l’impianto delle deleghe, sia nel metodo (presentando all’ultimo minuto bozze approssimative e contraddittorie, si è infatti impedito qualsiasi confronto), sia nel merito (si conferma l’ideologia competitiva e neoliberista della Buonascuola, determinando un’inevitabile crescita della disuguaglianza: una scuola di classe). Tutte le deleghe sono quindi sbagliate nella loro impostazione, anche se alcune risaltano per le loro scelte discriminatorie: il sostegno, che rimette in discussione alla radice il principio di inclusione intrapreso dal 1977, bypassando autonomia e ruolo formativo delle scuole; il ciclo 0/6, che conferma l’esistenza di due sistemi diversi, annacquando ogni integrazione in un mare di generici “nel tempo” e “gradualmente” e che sdogana l’esistenza di soggetti e contratti diversi, in aperta contraddizione con la legge 62; le scuole estere, che crea un settore formativo al di fuori del CCNL e con procedure di reclutamento discrezionali e ambigue (colloqui individuali); il reclutamento, che diversamente dal resto del pubblico impiego non stabilizza i precari e rilancia le sperequazioni; il diritto allo studio, che di fatto trasforma i LEP (livelli essenziali di prestazione, cioè dei diritti), in fabbisogno standard (cioè una prestazione soggetta alla disponibilità di risorse), in contrasto con l’importante sentenza della Corte Costituzionale sui trasporti in Abruzzo ; la valutazione, che rilancia il ruolo dell’INVALSI inserendolo nella carriera dello studente, ledendo di fatto la precipua funzione docente. Per un giudizio più approfondito, in ogni caso, si rimanda al fascicolo predisposto dalla FLC . Per tutto questo, le deleghe vengono giudicate irricevibili. Sull’8 marzo, infine, la relazione ricorda che per quella data è convocato lo sciopero globale delle donne, lanciato da un appello internazionale e ripreso in Italia dal movimento nonunadimeno, che ha lanciato la grande manifestazione del 26 novembre scorso. Gli intrecci tra l’oppressione sociale delle donne ed il settore della conoscenza sono evidenti: da una parte per il ruolo dei servizi formativi nel liberare le donne, dall’altra per il particolare peso delle lavoratrici in questo comparto. Ma non solo: l’appello di nonunadimeno si rivolge direttamente anche a noi, alle organizzazioni sindacali della conoscenza, in generale per l’importanza della scuola nelle politiche di inclusione ed in particolare contro la Buonascuola, l’impianto classista e discriminatorio di questa riforma. Le ragioni delle nostre vertenze di questi anni e di questi mesi (contratto, Buonascuola e le stesse deleghe) si intrecciano perciò con questa giornata di lotta, a partire proprio dalla sua piattaforma. Per questo, la segreteria nazionale della FLC propone di aderire allo sciopero in questa giornata.

Il dibattito, rispetto una relazione netta nelle sue valutazioni politiche e anche nella sua proposta concreta, ha registrato però uno svolgimento particolare, a tratti politicamente surreale.
Sulle deleghe la grande maggioranza degli interventi ha confermato il giudizio negativo, con parole chiare e nette (bisogna esser consapevoli che aprono una guerra sociale; rilanciano e stabilizzano differenze e sperequazioni territoriali, a partire dal solco sociale che approfondiscono tra nord e sud nel ciclo 0/6, nel tempo pieno, nel reclutamento, in tutto il sistema formativo; rappresentano una minaccia diretta al contratto nazionale, intervenendo nuovamente per legge sulle sue materie ed escludendone la vigenza in alcune realtà; propongono un rigurgito dei percorsi differenziali nella formazione professionale; ecc). Anche se, “ovviamente”, qualche intervento (della destra FLC) ha sottolineato chiaroscuri (la delega sulla formazione professionale regola nazionalmente il sistema, non a caso l’Aprea è contraria..), la necessità di approfondire e aggiornare le nostre posizioni (serve una discussione più approfondita e di dettaglio, serve soprattutto organizzare dei seminari per studiare le deleghe ed i suoi effetti), la necessità di darsi uno sbocco (qual è il punto di caduta? Partecipiamo al presidio del 23 febbraio, e poi? Sarà difficile cambiare l’impianto delle deleghe, dobbiamo quindi darci una prospettiva ad esempio proponendo alla CGIL una revisione del piano del lavoro che integri una diversa visione della scuola …cioè si propone di opporsi alle deleghe aprendo un confronto..con la Cgil per modificare il piano del lavoro!!! NdR).
Sullo sciopero dell’otto marzo è spesso prevalso il silenzio. Forse un certo scetticismo sulla proposta, in cui si è registrata la stupefacente convergenza della destra FLC (è uno sciopero simbolico; forse meglio solo di un ora; è un atto politico, di servizio al movimento delle donne, ma non è reale; sarà molto limitato nei numeri, non ripetiamo esperienza del maggio 2016; è solo sulla questione delle donne e nettamente staccato dalle nostre vertenze e dalle questioni della scuola) con larghi settori della sinistra della maggioranza FLC (è sbagliato sovrapporre le due iniziative: una questione è quella delle violenza sulle donne, una questione è quella della nostra giusta opposizione alla 107; non mettiamo il cappello su nonunadimeno, sbagliato intrecciare questioni della scuola e violenza; uno sciopero se si prepara bene, con assemblee e spiegazione della piattaforma: oramai però non c’è più tempo; iniziativa importante e simbolico l’otto sulla questione della violenza delle donne e certo, poi servirebbe uno sciopero vero su deleghe, ma forse oramai non abbiamo il tempo per prepararlo).

Nel dibattito, come sindacatoaltracosa-OpposizioneCgil nella FLC abbiamo partecipato con due interventi, per una volta sostenendo e tentando di sviluppare l’impianto della relazione.
Luca Scacchi ha sottolineato il tempo sospeso in cui viviamo. Renzi è stato sconfitto, il suo governo è caduto: però quello attuale né è una fotocopia e prosegue le sue politiche. Abbiamo vinto il 4 dicembre, ma perso nella raccolta firme sulla scuola. E’ un inverno dello scontento e una primavera di speranza, nello stesso momento. Siamo quindi in un tempo indefinito, ambiguo, contradditorio. In questa fase, è centrale il nostro ruolo: dobbiamo avere parole chiare e azioni conseguenti, per indicare una possibile uscita da questa palude. Nella relazione ed in molti interventi sono state dette delle parole chiare sulle deleghe: sono irricevibili, determinano una scuola di classe ed una guerra sociale. Ora quelle parole vanno dette fuori da queste stanze: nelle scuole, nel paese, nelle piazze. E’ necessario gridarle con forza, perché siano sentite da tutti. Ci vogliono azioni altrettanto chiare. E’ imprescindibile una mobilitazione, non possiamo fare come sulla Fornero. Le deleghe scadono a metà marzo: entro allora bisogna muoversi. Qui l’occasione dell’8 marzo. Nonunadimeno ci chiede di partecipare alla giornata di lotta contro la violenza delle donne. Loro stesse, però, segnalano la centralità della scuola e dell’opposizione alla Buonascuola. Allora le due iniziative possono convergere e intrecciarsi. Dobbiamo fare sciopero. Uno sciopero vero. Lottomarzo. Nelle iniziative di nonunadimeno insieme al resto della CGIL (magari), ma riempiendo le piazze anche al mattino con il popolo della scuola: docenti lavoratori e lavoratrici, studenti, contro la legge 107 e il suo impianto discriminatorio. Uno sciopero di tutte e di tutti. Per denunciare l’implementazione della Buonascuola a tutto il paese ed il suo portato di disuguaglianza. Per provare a trasformare l’inverno dello scontento in una primavera di speranza.
Francesco Locantore ha sottolineato l’accordo con l’impostazione generale della discussione: la valutazione chiara e netta sulle deleghe, la proposta di sciopero per l’otto marzo che noi avevamo chiesto già da tempo. Le deleghe sono un ulteriore attacco alla scuola pubblica, che implementa concretamente la Buonascuola ed il suo impianto classista. Non dobbiamo sottovalutare l’Invalsi che entra nel curriculum dello studente (nel decreto esami di stato), come la negazione della possibilità di conseguire titoli di studio per i disabili gravi ed i tagli al sostegno (che è il vero obiettivo del cosiddetto decreto sull’inclusione). È inaccettabile che qualcuno in FLC (la destra) faccia benaltrismo sul sostegno: il rapporto 1 a 1 tra insegnanti di sostegno e disabili gravi è la precondizione per una politica di inclusione. La delega sulla formazione professionale, poi, differenzia ulteriormente i percorsi scolastici rendendo i professionali confondibili con l’avviamento professionale. Infine è importante rigettare la riforma del reclutamento, che completa la 107 in termini di ricattabilità permanente degli insegnanti. Complessivamente i decreti hanno quindi un segno di classe che colpisce i più deboli. Lo sciopero dell’8 marzo è quindi un’occasione importante, fondamentale. Uno sciopero vero e non simbolico, che non va inteso su temi “ideali” ma che ha contenuti rivendicativi precisi: le donne del movimento hanno infatti definito piattaforme articolate sulla necessità sul sostegno dei centri antiviolenza, l’intervento pubblico e la difesa del welfare. In questo si inserisce perfettamente anche la difesa della scuola pubblica contro la 107, per il ritiro dei decreti delegati, per un rinnovo contrattuale dignitoso. Uno sciopero che deve essere una prima tappa per una ripresa del movimento di massa nella scuola, in connessione con gli altri settori sociali (movimento delle donne in primis).

La discussione quindi, al di là dei temi all’ordine del giorno, ha evidenziato alcuni nodi al pettine rispetto alla linea generale della FLC. Dopo la chiusura della mobilitazione (lasciata sfumare nel nulla per la necessità di mantenere l’unità con CISLUILSNALS), dopo il fallimento dei referendum sulla scuola, davanti ad un governo che intende proseguire la propria iniziativa sulla Buonascuola (deleghe e mobilità, dove intende confermare discrezionalità dei dirigenti scolastici, cioè la chiamata diretta), la FLC intende continuare la lotta contro la Legge 107 o intende contrattarne l’applicazione (cercando di eliminarne, o limitarne, gli aspetti peggiori)? La destra FLC ha avanzato in alcuni interventi una prospettiva chiara (approfondiamo il contenuto delle deleghe; ci sono chiaroscuri; dobbiamo pensare a delineare dei punti di caduta; è necessario firmare sulla mobilità, in cui si conquistano miglioramenti significativi nei trasferimenti, anche se alla fine dovesse esserci la chiamata diretta che abbiamo provato a fermare in ogni modo). La sinistra della maggioranza ha sottolineato che l’impianto delle deleghe è da respingere e che questa deve essere una posizione netta (si parla sempre di aggiornare la posizione e approfondire i contenuti, ma la maggioranza lavoratori sono contro ed hanno perfettamente chiaro perché). Noi come sindacatoaltracosa-OpposizioneCgil nella FLC abbiamo sottolineato che non è solo necessario avere parole chiare, opporsi con nettezza alla 107 ed alle sue deleghe, ma anche riprendere una mobilitazione di massa.

Nella replica, il neosegretario Francesco Sinopoli ha provato a tenere insieme le cose. L’impianto del suo ragionamento ha infatti proposto di assumere un approccio vertenziale nei confronti della legge 107 e di tutta questa fase che ci aspetta. Bisogna uscire dall’empasse, riprendendo un’iniziativa propriamente sindacale, cioè individuando un quadro di rivendicazioni puntuali attraverso cui scontrarsi con l’applicazione della 107 (come nell’Università, nella ricerca e negli AFAM con le controriforme neoliberiste degli scorsi anni). Nei prossimi sei mesi si gioca una partita determinante, nella definizione concreta delle deleghe (che probabilmente slitteranno di qualche settimana) che non è sicuro rimangano tutte e rimangano tutte inalterate, sul ruolo dei privati nella gestione di alcune risorse (pensiamo al settore 0/6 anni), sulla stabilizzazione dei precari, sulla revisione della Brunetta e quindi sul ruolo del contratto, negli stessi rinnovi contrattuali. In questi sei mesi dobbiamo quindi prepararci ad intervenire, con un piano di rivendicazioni precise da approfondire e definire rapidamente: su questo si stanno programmando seminari ed incontri nazionali, riunioni di comparto e momenti di approfondimento. (Un approccio che, spostando il tema sulla definizione delle rivendicazione, prova a spostare in avanti il piano del confronto, rischiando però di scivolare progressivamente nell’accettazione del quadro, NdR). Nel contempo, di passaggio, la replica ha segnalato anche la necessità di riprendere la mobilitazione: il dissenso nei confronti della Buonascuola deve crescere e di si deve vedere. Per questo come FLC si è deciso di sostenere e di partecipare alle iniziative che sono state proposte da diverse parti, a partire dal presidio del 23 febbraio lanciato da una settantina di associazioni e comitati della scuola. Per questo si è deciso di convocare il 10 marzo un’assemblea nazionale di RSU sul contratto e le vertenze in corso, nel quadro della campagna referendaria della CGIL. Per questo si prevede anche lo sciopero dell’otto marzo, in cui si intreccia l’iniziativa contro la violenza delle donne con le nostre vertenze (ribadendo quindi l’impostazione, su questo punto, della relazione introduttiva, anche se con qualche concessione retorica alle osservazioni della destra e della sinistra della maggioranza).

L’ordine del giorno finale, proposto dalla segreteria, ha mantenuto appunto la proposta di sostenere e partecipare alla giornata dell’8 marzo con lo sciopero, intrecciando la lotta contro la violenza sulle donne con le battaglie della conoscenza (contratto, difesa della formazione e della ricerca pubblica, opposizione alla legge 107 ed alle sue deleghe). Per questo lo abbiamo votato. E’ stato approvato a larghissima maggioranza, con qualche astenuto.

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