Bergamo. Nelle grandi fabbriche un lavoratore su tre ha bocciato l’accordo!

comunicato sindacatoaltracosa in FIOM Bergamo

L’ipotesi di accordo per il ccnl dei meccanici e delle metalmeccaniche è stata alla fine approvata. Il 20% si è però espresso contro, quasi 69mila NO in tutta Italia.

A Bergamo i NO sono stati oltre 4mila su un totale di 12.707 votanti, pari al 24% del totale. Nel territorio in cui la FIM ha il suo maggior radicamento nazionale, un lavoratore su quattro ha bocciato l’intesa unitaria di FIM FIOM UILM. Un dato importante e ancora più significativo se si prendono in considerazione i dati relativi fabbriche più grandi del territorio. Tra quelle sopra i 150 dipendenti il NO raggiunge il 33% del totale. Ancora più eclatante il risultato nelle fabbriche con oltre 1.000 dipendenti, dove il numero complessivo di NO addirittura supera quello dei sì. Con il risultato netto della Same di Treviglio (con 765 NO, pari al 91% del totale) e l’inaspettata vittoria del NO alla Tenaris Dalmine, dove per la prima volta i lavoratori hanno bocciato un contratto nazionale firmato dai tre sindacati confederali (con il NO al 55%). Ma anche in Brembo e in N&W Global Vending il NO si è affermato in modo significato, 34% la prima, quasi 40% la seconda.

Per non parlare, dell’intera zona di Treviglio, dove il NO è all’87%.

Sono le altre fabbriche a riequilibrare il dato, quelle medio-piccole (oltre 140) dove le ragioni del NO non hanno avuto alcuna agibilità, tanto da fermarsi a meno del 10%.

Insomma, ovunque sono arrivate anche le ragioni del NO e ovunque abbiamo volantinato, il NO ha prevalso o comunque il SI ha vinto di misura, nonostante tutte e tre le organizzazioni sindacali sostenessero l’accordo. Se ci fosse stata pari agibilità probabilmente il risultato sarebbe stato tutt’altro, soprattutto nella miriade di piccole e medie imprese dove ha stravinto il sì.

In ogni modo, nonostante tutte le contraddizioni di questa consultazione, il sì ha prevalso e a livello nazionale il ccnl è stato approvato. Ne prendiamo atto. Ma nessuno sottovaluti il dato politico che ne esce e il fatto che in tanti grandi gruppi industriali, in tante fabbriche del paese e in molti territori come a Bergamo, in tanti hanno detto NO. Questo risultato lancia un segnale inequivocabile. Ai padroni prima di tutto. A FIM UILM e alla maggioranza della FIOM subito dopo.

Noi come area ripartiamo da qui. Dai quasi 69mila NO in tutta Italia e dagli oltre 4mila di Bergamo.

sindacatoaltracosa in FIOM Bergamo

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