Ora un grande NO anche al Ccnl metalmeccanici. Ora una nuova stagione di lotta
Sul risultato del referendum costituzionale, i rinnovi contrattuali in corso e la prossima fase politico-sindacale.
Ieri ha vinto il NO. Nettamente e con una significativa partecipazione. Dopo aver centrato il suo programma di governo su questa controriforma, dopo aver personalmente firmato il DDL di modifica costituzionale, dopo averlo imposto alla sua maggioranza ed alle Camere, Renzi si è dimesso. Con questo grande NO abbiamo fermato una controriforma che avrebbe accentrato i poteri nell’Esecutivo, modificando il programma fondamentale della Costituzione in favore della supremazia dell’impresa e della cancellazione dei diritti sociali. Abbiamo fermato una svolta autoritaria dalla parte dei padroni.
Adesso bisogna sviluppare una nuova stagione di lotta. Questo governo lascia infatti un’eredità pesante a tutti i lavoratori e le lavoratrici: Jobs Act, Buonascuola, tagli alla sanità e regalie al padronato. Un’eredità che deve esser ancora sconfitta. Ma non basta. Solo una ripresa del conflitto sociale e un nuovo protagonismo del movimento dei lavoratori può sconfiggere un’ulteriore deriva reazionaria. Per tutto questo è necessario riprendere una grande mobilitazione di massa, costruire uno sbocco per questa vittoria dalla parte del lavoro e dei diritti sociali.
Per questo è stato sbagliato voler chiudere rapidamente, e forzatamente, le vertenze dei metalmeccanici e del settore pubblico pochi giorni prima di questa scadenza. Non serve firmare intese scritte sull’acqua, per pochi euro e con tante ambiguità (pubblico impiego e scuola) o contratti che non difendono diritti e salari (metalmeccanici). Per questo è necessario esprimersi oggi contro la fragile intesa nei settori pubblici, che distribuisce elettoralmente spicci, mette in discussione l’organizzazione del lavoro e la composizione dello stipendio (produttività, sanità e welfare integrativi). Per questo è fondamentale continuare a dire NO nel voto del 19/21 dicembre sul CCNL metalmeccanico: un accordo che smantella la contrattazione nazionale trasferendo ogni possibile redistribuzione sui livelli aziendali (dividendo lavoratori e lavoratrici), sulla parte variabile dello stipendio (impendendo ogni consolidamento del reddito), sul welfare contrattuale (contribuendo allo smantellamento del sistema sociale pubblico e riducendo il salario globale).
Per questo serve riprendere subito l’iniziativa sindacale, uscire dall’immobilismo di questi mesi, costruire uno sciopero generale contro la legge di stabilità, per arrivare a cancellare tutte le controriforme del governo Renzi (anche con i prossimi referendum Cgil). Dalla NOstra parte, la parte del lavoro.
5 dicembre 2016
Sindacato è un’altra cosa – OpposizioneCgil
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