Modello contrattuale: Squinzi riporta il pallone…
Sergio Bellavita. Si apre con le dichiarazioni di Squinzi al Corsera una nuova pagina della novela sulla cosiddetta riforma del modello contrattuale.Sono passate poco più di due settimane dagli strali del presidente di Confindustria ( ancora per poco) contro il conservatorismo del sindacato a seguito dell’assenza di Cgil e Uil al tavolo del 22 settembre. Squinzi dichiarò concluso per sempre il negoziato sulla riforma della contrattazione e chiese al governo di farsi carico di innovare il sistema. Si profilò un blocco di tutti i tavoli per i rinnovi dei contratti nazionali. Oggi, con una svolta repentina Squinzi, non solo riporta il pallone dopo che la Camusso lo aveva accusato di averlo portato via come fanno i bambini, dichiarandosi disponibile a riprendere il confronto con i sindacati, ma si spinge sino ad affermare piena autonomia delle trattative aperte nelle singole categorie. Niente blocco contrattuale quindi. Chi e cosa avranno indotto il presidente di Confindustria a più miti consigli? Certamente un peso lo ha giocato il fattore crisi del sistema di rappresentanza che riguarda sia confindustria che i sindacati. Ogni organizzazione deve dare senso e valore alla propria esistenza, altrimenti il sistema ne fa presto a meno. Vale per i sindacati il cui rapporto con i lavoratori è largamente compromesso, ma vale anche per confindustria di cui sempre più imprese fanno a meno. Un intervento del governo avrebbe inevitabilmente acuito questa crisi e sopratutto reso più difficile mantenere e rafforzare il regime di monopolio costruito intorno all’accordo del 10 gennaio. Per le lavoratrici e per i lavoratori non ci sono buone notizie. In entrambe le ipotesi, accordo sindacale o intervento del governo, saremmo di fronte alla cancellazione sostanziale di un livello contrattuale ed al rafforzamento della contrattazione di scambio e ricatto a livello aziendale. La ragione è che Cgil Cisl Uil, pur tra distinguo e tensioni, hanno assunto lo stesso modello sindacale fondato sulle deroghe al contratto nazionale e sulla esigibilità degli accordi, cioè limitazione del diritto di sciopero e nessuna vera democrazia sindacale. In sostanza in campo non c’è nessuna posizione chiara e netta alternativa alle pretese di confindustria ed alle scelte del governo. La stessa modalità con cui si sostiene questo confronto è quantomeno indecorosa per la Cgil. Dapprima si è negato che si fosse mai avviato un confronto, persino quando Squinzi lo ha rotto Susanna Camusso ha continuato a negare che la Cgil fosse impegnata al tavolo, per poi due giorni dopo chiedere ufficialmente insieme a Barbagallo e Furlan la riapertura del confronto. Quando un negoziato non si costruisce in un rapporto democratico dentro il sindacato e tra lo stesso e i lavoratori vuol dire che ci si prepara alla resa. Se Squinzi ha cambiato repentinamente idea evidentemente, in maniera sotterranea, si sono costruite le condizioni per un affondo nel disponibile fronte sindacale. Aspettiamoci a breve una ripresa del confronto in sede confederale e una possibile accelerazione su un tavolo di categoria, magari su quello dei chimici. Non sarebbe la prima volta…
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