Nella crisi della Val d’Aosta, difendiamo insieme diritti e servizi sociali
Comunicato sindacatoaltracosa Val d'Aosta
Da più di trent’anni la Valle d’Aosta ha conquistato il controllo di ingenti risorse finanziarie pubbliche, con cui sostenere e sviluppare il suo territorio. La legge 690/1981 ha permesso alla Ragione Autonoma di acquisire i 9/10 del gettito di tutte le principali tasse e imposte erariali riscosse sul territorio regionale. Ma non solo: a questi fondi si è aggiunto un costante afflusso di risorse esterne, prima dall’IVA d’importazione (e varie accise), poi dai trasferimenti statali sostitutivi e infine dalle imposte di fabbricazione sulla birra (dai 9 milioni di euro del 2000 ai quasi 114 milioni del 2010, sino ai 93 milioni del 2014, grazie al versamento in Valle dell’intero importo dovuto dalla Heineken Italia).
Questo significativo afflusso di ricorse ha costruito negli anni un particolare sistema politico sociale, in cui evidenti sono state le forzature, gli sprechi e le distorsioni, anche clientelari. In cui prioritariamente si sono sostenuti gli interessi di alcune classi, di alcuni settori sociali, di alcuni circuiti relazionali. Ma nel contempo si è garantita la piena occupazione (nonostante la crisi prolungata del precedente tessuto industriale, il progressivo smantellamento delle filiere Olivetti e Fiat, la significativa ristrutturazione della Cogne); si è distribuito benessere (alti salari nel pubblico impiego, espansione del turismo, diffusione delle opere pubbliche); si sono sviluppati servizi sociali universali (sanità e scuola in primo luogo).
La Grande Crisi Mondiale che si è aperta nel 2007, ha determinato in Italia una lunga depressione, che ha abbattuto il PIL del 10% e ridotto la capacità produttiva di un quarto. Una lunga crisi che è stata affrontata dai governi Europei e da quelli Italiani con politiche d’austerità, contrazione della spesa pubblica e degli investimenti, deflazione dei salari. Abbassando cioè significativamente redditi e condizioni di vita, oltre che aumentando le disuguaglianze, nella vana speranza di ricostruire attraverso questa strada nuovi margini per una ripresa. Anche la Valle d’Aosta è stata colpita pesantemente da questa lunga depressione. Ed il forte impatto del restringimento della base produttiva si è intrecciato nella nostra Regione con le politiche d’austerità pubbliche (patto di stabilità) e con una progressiva riduzione delle risorse regionali (legge delega 42/2009). Recenti sentenze della Corte Costituzionale rischiano di metter in discussione anche le entrate garantite dalla fabbricazione sulla birra. Nel corso degli ultimi dieci anni si è sostanzialmente dimezzato il bilancio regionale, ma più ancora si è messo a rischio la capacità di generare sviluppo e crescita nel futuro.
In una fase che alcuni chiamano di decrescita ristrutturante, serpeggiano nella Regione le tentazioni alla difesa prioritaria delle distorsioni e delle clientele del passato, come le pressioni ad una supposta modernizzazione, che comprimendo sostanzialmente la spesa pubblica regionale liberi risorse per mantenere e rilanciare profitti privati. In entrambi i casi, emerge con sempre più evidenza il rischio di tagli lineari del bilancio, l’ulteriore riduzione dei salari, lo smantellamento dei servizi sociali e assistenziali in un territorio piccolo, ma complesso, come quello valdostano.
Molteplici e continui sono i segnali in questo senso: le riduzioni del trasporto pubblico; la compressione dei servizi postali; l’aumento delle rette e l’incipiente chiusura di asili nido; l’annunciato abbattimento del bilancio all’Istituto Musicale (SFOM e AFAM); i tagli di fondi alla sanità; la chiusura dell’ambulatorio di gravidanza fisiologica ed il paventato trasferimento della centrale unica di soccorso; la prospettiva di razionalizzazioni all’istruzione, con l’implementazione in Regione della buonascuola. Tutto questo ci dice che oggi sono mesi a rischio i diritti sociali di tutti, ma nel quadro di una crescente disuguaglianza, soprattutto quelli dei giovani, di lavoratori e lavoratrici, delle classi subalterne e dei settori marginali.
E’ ora di dare una segnale diverso. Tutte queste crisi, e quelle che seguiranno, non devono esser affrontate solamente dai chi ne è coinvolto direttamente, siano essi cittadini o lavoratori. L’isolamento delle reazioni e delle risposte, individuali e collettive, porta nel tempo ad inevitabili sconfitte per tutti. O, peggio ancora, ad una generalizzata guerra fra tutti, ed in particolare fra i più poveri, per spostare la scure dei tagli sul proprio vicino. Per questo riteniamo fondamentale che tutti i soggetti interessati da queste ristrutturazioni riducenti si parlino: cittadini, utenti, lavoratori, gruppi, comitati e assemblee si confrontino e trovino il filo di una lotta comune. Ma non solo. Riteniamo fondamentale che si costruisca un fronte ed un coordinamento di tutte quelle realtà, per difendere diritti universali, servizi sociali e condizioni del lavoro nello nostra Regione.
Per questo ci appelliamo alla CGIL, a tutte le organizzazioni sindacali, all’associazionismo ed a tutti questi comitati e queste assemblee, affinché convochino al più presto un incontro pubblico, costituiscano un assemblea permanente, per avviare un confronto sul bilancio regionale e le sue prospettive, costruendo una convergenza ed un fronte comune di lotta. Difendendo diritti e salari. Difendendo beni comuni e servizi sociali. Difendendo il futuro di una Valle d’Aosta solidale.
Il sindacatoèunaltracosa OPPOSIZIONE CGIL Valle d’Aosta
Per info e contatti: Luca Scacchi (coordinatore dell’Area), tel 3397034812; mail r28a.vda@gmail.com.
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