Fiom intollerante al pluralismo
Per la seconda volta il comitato centrale non ha potuto procedere con le sostituzioni dei dirigenti a vario titolo usciti dal massimo organismo dei metalmeccanici Cgil. Il motivo è semplicemente scandaloso: nella lista c’è un nominativo che risulta poco gradito ai vertici: Domenico Destradis, delegato Fiom alla Fca di Melfi, uno degli stabilimenti di Marchionne. Guarda caso Mimmo è uno dei compagni che critica la linea ufficiale della Fiom e che continua a proclamare scioperi. Mimmo è un compagno dell’area Opposizione Cgil, insomma uno che da fastidio perché, come diversi delegati, non è così incline a piegare la testa e non si fa intimidire dai dirigenti di turno. Una tale caparbietà e dedizione dovrebbe essere valutata bene in una fiom che è stata cacciata via da Marchionne. Invece non è cosi, anzi. Solo che la Fiom fa parte di un’organizzazione che ha delle regole precise. La sostituzione di un componente di un’area di opposizione spetta a chi rappresenta quell’area, non ad altri. Ed è inaccettabile che si metta in discussione il diritto di Mimmo di entrare a far parte del comitato centrale. Non abbiamo altri candidati che non siano Mimmo Destradis e siamo pronti ad ingaggiare una dura battaglia per il rispetto di un diritto che non è a disposizione di nessun segretario, nessun funzionario e nessuna maggioranza. Il sindacato non è proprietà delle segreteria. La Fiom dimostra così un’estrema intolleranza al pluralismo, nemmeno in Cgil era mai accaduto tanto. Prove generali di coalizione sociale?
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