Assemblea 25 febbraio. Documento conclusivo

Documento conclusivo

Il varo definitivo dei primi due decreti del Jobs Act e l’insieme dell’opera del governo Renzi in ossequio alla lettera della BCE del 2011, ci consegnano una situazione inedita e drammatica. Pensioni, libertà assoluta di licenziamento, riduzione ammortizzatori sociali, contrattazione di restituzione, generalizzazione della precarietà fanno dell’Italia un paese tra i più brutali d’Europa contro il lavoro.
Siamo all’epilogo del lungo processo di attacco ai diritti del lavoro in corso da almeno un trentennio. Oggi, la riscrittura del modello sociale costruito grazie alle lotte ed alle conquiste degli anni ’60 e ’70 è passata. L’autunno aveva reso evidente una disponibilità al conflitto di gran parte dei lavoratori e delle lavoratrici nel crescendo di iniziative che è culminato con lo sciopero generale del 12 dicembre. Sciopero che ha rappresentato, come avevamo denunciato, la fine e non l’avvio della parabola di conflitto della Cgil. Questa grande disponibilità è stata disattesa da Landini e Camusso a tutto vantaggio del governo che ha potuto operare senza alcun serio contrasto sociale. Oggi la maggioranza dei gruppi dirigenti della Cgil, con l’obbiettivo di rendere meno indecorosa la ritirata, propone l’ennesima raccolta firme tra i lavoratori su un progetto di nuovo statuto dei diritti dei lavoratori, senza aver difeso il vecchio, ed una consultazione tra gli iscritti su una campagna referendaria per l’abrogazione del
Jobs Act. Percorso che non condividiamo perché scarica sui lavoratori la responsabilità delle mancate scelte del gruppo dirigente. Siamo d’accordo con l’ipotesi della costruzione di un vasto fronte politico e sociale a sostegno di una campagna referendaria per l’abrogazione del Jobs Act e per il ripristino delle pensioni da lavoro. Una campagna referendaria che vogliamo però parte di una indispensabile mobilitazione generale, di una vertenzialità diffusa sugli stessi temi senza la quale nulla è tuttavia possibile, a partire dalla stessa campagna referendaria.
Il governo Renzi esce rafforzato nel suo scontro contro un sindacato che non ha avuto il coraggio di fare sul serio. Il sindacato e la Cgil in particolare ne esce pesantemente sconfitta. I limiti, le ambiguità, i ritardi, le complicità che hanno segnato la gestione dello scontro con il governo dimostrano l’incapacità dei suoi gruppi dirigenti di sostanziare e generalizzare la rottura con il PD e dare la necessaria continuità alle iniziative di lotta. Le responsabilità della maggioranza che governano la Cgil sono pertanto enormi.
Questo gruppo dirigente non è adeguato e se ne deve andare.
Non è più il tempo dell’iniziativa sindacale rituale, delle manifestazioni di pura testimonianza. O si costruisce una piattaforma generale unificante rispetto alla condizione del mondo del lavoro stabile, di quello precario sulla quale si ordinano tutte le iniziative di lotta e la vertenzialità dentro e fuori i luoghi di lavoro, o si costruisce una linea contrattuale fuori e contro il Jobs Act, fuori e contro la contrattazione di restituzione o nel breve periodo la Cgil si adatterà alle compatibilità imposte dal nuovo regime della ricattabilit
à.
Per queste ragioni oggi
non è immediatamente riproponibile una battaglia in continuità con lo sciopero del 12 dicembre. Non basta rivendicare un nuovo sciopero generale, dobbiamo sviluppare una strategia che tenga conto della condizione nuova in cui siamo in una dimensione del conflitto di medio lungo periodo.
L’assemblea nazionale dei compagni e delle compagne dell’area opposizione
Cgil fa appello ai lavoratori ed alle lavoratrici, al quadro militante, a tutte le delegate ed i delegati di luogo di lavoro a partecipare alla costruzione dell’opposizione alla ritirata della Cgil , a contrastare la passività, le persistenti illusioni concertative e la complicità dei gruppi dirigenti a lottare contro il governo,il PD e i suoi complici. Sosterremo ogni iniziativa vertenziale che punti a rendere non applicato il Jobs Act nei luoghi di lavoro in tema di licenziamenti, senza alcun periodo di prova. Non siamo d’accordo sui diritti d’ingresso.
Parteciperemo alla manifestazione contro Salvini e i fascisti del prossimo 28 febbraio a Roma. Partecipiamo alle mobilitazioni di
Milano del 28 febbraio contro Expo e Jobs Act sebbene le stesse siano scaturite da percorsi non inclusivi e non attraversabili. Aderiamo e staremo nella giornata di protesta europea del prossimo 18 marzo contro il convegno della BCE a Francoforte fatta propria dal percorso dello Strike meeting. Siamo solidali con le lavoratrici e i lavoratori del teatro della scala di Milano che giustamente difendono il valore del primo maggio subendo una vergognosa campagna diffamatoria. Siamo parte del movimento contro l’Expo 2015, il suo carico di sfruttamento del lavoro e di saccheggio di territorio e ambiente e del percorso che sta costruendo il primo maggio a Milano che quest’anno al tradizionale May day aggiunge appunto la mobilitazione contro Expo. Denunciamo la gravità della decisione della Fiom di non proclamare più sciopero contro sabati e domeniche comandate e contro la crescente fatica del lavoro negli stabilimenti FCA (ex Fiat) dopo la scarsissima adesione allo sciopero di Pomigliano. Siamo con i lavoratori che in questa settimane continuano a scioperare senza la proclamazione ufficiale dell’organizzazione, la loro e’ una mobilitazione giusta e va sostenuta. Chiediamo che si riapra la vertenza contro FCA, contro ritmi e carichi di lavoro, anche alla luce dei buoni risultati ottenuti in alcune elezioni RSA autorganizzate Fiom e di una sostanziosa ripresa dei volumi produttivi. Terremo una assemblea di quadri e militanti FCA della nostra area, aperta a tutti, con l’obbiettivo di riaprire la vertenza contro il modello Marchionne. Chiederemo e sosterremo ogni mobilitazione nel Pubblico impiego, per il rinnovo del contratto, contro la riforma Madia, le privatizzazioni delle aziende municipalizzate e l’applicazione concreta della Brunetta. Siamo parte dell movimento contro l’ennesima riforma dell’istruzione e l’annunciata buona università, che impongono una scuola competitiva e di classe, una ricerca pubblica al servizio del capitale. Siamo con le lavoratrici e i lavoratori Piaggio colpiti da una pesante intimidazione aziendale sul diritto alla malattia che ha anticipato il clima generale che il Jobs Act alimenta.
Il prossimo marzo terremo un seminario del coordinamento nazionale della nostra area. Un seminario che si carica di un gravoso impegno: immaginare una strada per la ricostruzione del conflitto che si affranchi dalle pastoie di una burocrazia sindacale logora e complice.
Siamo solidali con il popolo greco che in questi anni ha combattuto una battaglia drammatica contro le mortificazioni imposte dal memorandum e dalle politiche d’austerità. Le decine di scioperi generali e una miriade di lotte settoriali e aziendali, pur senza essersi affermate sul piano generale, hanno costruito quella domanda alla politica che ha consentito la vittoria di Syriza. Nelle ultime settimane il nuovo governo greco è stato chiamato a tentare, in una condizione di totale isolamento a livello europeo di cui la sinistra politica e sociale del nostro paese ha pesanti responsabilità, di riscrivere il memorandum. L’accordo sottoscritto all’Eurogruppo non ha purtroppo determinato quella rottura indispensabile per sostenere politiche economiche e sociali di segno opposto a quelle d’austerit
à. La partita è aperta e ogni scenario è ancora possibile. Il modo migliore per sostenere la rottura necessaria del popolo greco è costruire solidarietà concreta con la ripresa del conflitto contro il governo Renzi anche nel nostro paese. Non bisogna lasciare solo il popolo greco a giocare una partita che ha un valore generale e che è nell’interesse di tutti i popoli d’Europa. Il prossimo marzo terremo un seminario del coordinamento nazionale della nostra area che si carica di un gravoso impegno, immaginare una strada per la ricostruzione del conflitto che si affranchi dalle pastoie di una burocrazia sindacale logora e complice: “Fare sindacato nel mondo del Jobs Act”.

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