Mattarella presidente della Repubblica del Nazareno

di Sergio Bellavita.

Non abbiamo alcuna intenzione di morire democristiani.

Non è sufficiente essere tra i pochi dell’establishment nazionale formalmente onesti per diventare il nostro presidente della Repubblica. Nè tanto meno ci si può accontentare del fatto che essendosi talmente spostato a destra il quadro politico persino Sergio Mattarella appaia quasi un progressista. Schiena dritta forse ma con responsabilità precise del degrado di questo paese. Non ci riferiamo alla sua lunga militanza in un partito, la DC, sebbene difficilmente collocabile come forza politica sana e democratica nella storia di questo paese, quanto piuttosto al ruolo di primo piano che Mattarella ha ricoperto nei due governi D’Alema, prima nel 1999, quando da vicepresidente del consiglio coprì l’operazione “Arcobaleno” la prima guerra denominata umanitaria che violando l’art.11 della Costituzione consentì il bombardamento della Serbia fuori da ogni legittimazione internazionale. Successivamente nel secondo governo D’Alema, non a caso, divenne ministro della difesa e sostenne la creazione dell’esercito di professionisti della guerra cancellando la leva obbligatoria. A Mattarella si deve anche la legge elettorale che per prima introdusse il maggioritario e che cancellò il principio democratico una testa un voto. Per queste ragioni Mattarella non può raccogliere il nostro consenso. Non abbiamo intenzione di unirci al coro beota della ritrovata unità del Pd e della “sinistra” interna che mostra soddisfazione per il (finto) malessere di Berlusconi. Mattarella sarà presidente della Repubblica del patto del Nazareno perché è Renzi il suo grande elettore. E Renzi chiama Mattarella per cambiare la Costituzione formale dopo aver pesantemente smontato quella sostanziale. Berlusconi se ne farà una ragione, ha troppi interessi a mantenere in piedi il governo delle larghe intese. Certo avrebbe preferito Giuliano Amato, ma la sua rabbia pubblica è tutta ad uso interno a Forza Italia. Se non si vuole morire democristiani bisogna prima di tutto mantenere viva la memoria delle battaglie, delle lotte, dei valori che hanno segnato una lunga stagione politica. Mai dimenticare che c’era chi occupava i ponti contro la guerra e chi invece dalle sue stanze ovattate ordinava i bombardamenti. La memoria serve a maggior ragione quando tutto sembra andare in direzione contraria, perché ci sono cose che non cambiano.
Potrà Mattarella giurare lealtà e fedeltà ad una Costituzione che ha già violato sostenendo la guerra mentre è chiamato al Quirinale da Renzi esattamente per sovvertirla? Secondo noi no

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: