Grecia: esiste un’alternativa e si costruisce con le lotte
di Eliana Como – Nel 480 a.c., dopo che l’anno prima l’esercito persiano aveva saccheggiato e distrutto l’Acropoli, la lega delle città greche guidata da Atene sconfisse a Salamina e Platea l’impero di Serse che era, per estensione e per potenza, infinitamente più grande delle piccole poleis greche. Fu la dimostrazione per tutte le città greche che si poteva vincere su un nemico apparentemente imbattibile, anche quando sembrava non ci fosse più speranza.
Molti secoli dopo, alla stessa Grecia spetta dimostrare di nuovo, stavolta con altre armi, che esiste una alternativa possibile di fronte a un nemico fino a oggi altrettanto invicibile, la Troika.
Con il voto in Grecia di dopodomani, per la prima volta in un paese europeo un partito che è esplicitamente contro le politiche di austerità e la Troika aspira a vincere le elezioni e a governare il paese.
Questa stessa circostanza rappresenta di per sé una svolta nel panorama europeo, perchè rende credibile la possibilità stessa di una alternativa. Non è un caso, che la campagna contro Syriza in queste settimane sia stata feroce, con la diffusione di messaggi di panico, quasi apocalittici.
Abbiamo molto da imparare dai greci e, viceversa, loro molto poco da noi. Su un aspetto in particolare, che mi pare decisivo. I lavoratori e le lavoratrici greche nel corso di questi ultimi quattro anni hanno portato avanti una grande battaglia collettiva, con decine di scioperi generali, l’occupazione di edifici pubblici, proteste e scontri anche violenti intorno al Parlamento, l’occupazione di piazze, l’ampio rifiuto di pagare i pedaggi stradali e via dicendo. Non sono riusciti in questi anni a rovesciare il governo e a stracciare il Memorandum, ma lentamente hanno costruito la possibilità stessa del cambiamento, quella che ha permesso a Syriza di passare dal 4,6% nel 2009 al 26,5% delle elezioni europee di maggio e che si manifesta oggi nelle intenzioni elettorali di gran parte della popolazione e che – speriamo – dopodomani si traduca nel voto.
Se i lavoratori e le lavoratrici greche – soprattutto se i sindacati greci – si fossero rassegnati e piegati alla cosiddetta compatibilità o alla politica del meno peggio, oggi probabilmente non ci sarebbe nemmeno da loro alcuna alternativa credibile.
Ricordo, durante il congresso della Cgil l’anno scorso, tutti quelli che ci dicevano che siamo dei matti a chiedere sempre lo sciopero generale, basta vedere in Grecia – dicevano – decine e decine di scioperi generali non sono serviti a niente!!! Molti di questi oggi sono già pronti a salire sul carro del vincitore, senza capire appunto che il successo di Syriza sta proprio in questa grande capacità di mobilitazione e soprattutto nella ostinazione con cui il popolo greco ha dato continuità alle loro lotte. Senza comprendere, insomma, che la situazione in Grecia oggi non sarebbe questa, se il sindacato greco, nonostante la disponibilità alla lotte dimostrata dai lavoratori, di sciopero generale ne avesse fatto uno, in ritardo di 10 giorni dall’approvazione del Memorandum e avesse poi convocato il proprio direttivo tre mesi dopo! Ogni riferimento a fatti e cose italiane è evidentemente non casuale.
Da questo punto di vista, per me i lavoratori e le lavoratrici greche hanno già vinto, perchè hanno resistito in questi anni e hanno comunque dimostrato che la lotta permette di costruire le condizioni per provare a cambiare le cose. Certo, l’esito del voto non è indifferente e che Syriza dopodomani prenda o meno la maggioranza che le serve per governare è decisivo. Ma la lezione che il movimento greco ha dato a tutti noi è già questa.
Altrettanto vero è che se Syriza vincesse le elezioni dopodomani sarebbe certo una grande opportunità per tutte e tutti in Europa, ma anche una grande sfida. Perchè la possibilità che un governo di Syriza possa mantenere le promesse fatte e realizzare davvero il suo programma elettorale dipenderà anch’essa dalla capacità di mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici greche. Il movimento e le lotte in Grecia, sebbene in calo rispetto all’ondata sociale del 2011, non sono mai cessate. É questo, davvero, che deve farci sperare, augurandoci che la speranza suscitata dalla Grecia dia un nuovo impulso alle lotte anche in Italia, a prescindere dalle burocrazie sindacali e politiche.