Report congresso FP
Il congresso ad Assisi si è tenuto all’insegna della massima arroganza della maggioranza tale che ha poi portato ad una grossa defezione tra i suoi delegati (che in un congresso nazionale sono estremamente selezionati). Noi avevamo 18 delegati al congresso su un totale di 587.
La relazione della Dettori ha ribadito le stesse cose degli ultimi 4 anni con alcuni passaggi sul governo Renzi inqualificabili. Ha detto che bisogna rimettere al centro la contrattazione, un forte sostegno al piano del lavoro proposto in questo congresso, che siamo aperti alla discussione sulla riorganizzazione o riforma della P.A. e una richiesta di dialogo a Renzi.
Noi abbiamo avuto 2 interventi (ce ne avevano concessi 3 ma il terzo ce lo siamo persi perché in contemporanea con una riunione della nostra delegazione). Sono intervenuti Mario Iavazzi giovedì pomeriggio e Giorgio Cremaschi venerdì mattina. Entrambi gli interventi sono stati applauditi molto oltre i nostri compagni presenti.
Nelle conclusioni la Camusso ha attaccato molto l’intervento di Giorgio, arrivando a sostenere che per lei la democrazia è anche non permettere la formazioni di minoranze come dei fortini inespugnabili (quindi ha sostanzialmente detto che il loro obiettivo era farci andare sotto il 3%).
La discussione sui membri del direttivo è stata quella che ha portato allo scontro maggiore con la maggioranza. Loro avevano trovato un accordo con Lavoro e Società che gli garantiva 10 membri ma avevano problemi rispetto ai rapporti tra le regioni. Così la proposta che ci è stata fatta era di 4 nostri compagni su 142: questo comportava una passaggio dei rapporti tra i documenti che ci ridimensionava dal 3,08 al 2,80% e quindi andando sotto la soglia importante e simbolica del 3%. Per avere un quinto membro bastava alzare il numero del direttivo a 147, quindi solo 5 membri in più: il fatto che non lo hanno potuto fare dimostra quali forti tensioni avevano al loro interno.
Noi abbiamo respinto la proposta paventando la possibilità di presentare la nostra lista del 3% nel caso non avessero preso un’altra decisione. Il giovedì non solo riceviamo il rifiuto di ridiscutere il numero del direttivo ma propongono per il voto una modalità di voto alquanto ghettizzante, cioè con urne separate. Aurelio Macciò (nostro membro in commissione elettorale) ha argomentato la nostra opposizione alla decisione spiegando come si riduceva la percentuale della minoranza e il fatto che il metodo delle urne separate era molto poco democratico, tanto che la maggioranza l’ha dovuto far votare al congresso perché appunto non presente nel regolamento congressuale. Alla fine l’opposizione a queste due decisioni si è allargata di qualche numero oltre ai nostri delegati: sul numero di 142 circa 5 delegati in più, sulle urne separate 30 contrari e altrettanti astenuti circa.
Alla fine ci impongono di avanzare una nostra lista per i membri del futuro direttivo, che potevamo votare (favorevoli o contrari) solo noi 18, e una loro lista votabile solo dai delegati del 1° documento (sempre favorevoli o contrari). Alla fine sono riusciti a far votare tutti i 587 delegati (anche se alla mattina di venerdì ne mancavano una 43 all’accreditamento) ma 52 dei loro delegati si esprimono contro la lista del primo documento, più qualche scheda nulla e bianca per un totale di 65 non favorevoli alla lista della maggioranza, tutti i nostri 18 naturalmente favorevoli. Questo ci ha portati ad avere quindi il 5° membro del direttivo passando dal 3,08 al 3,67%.. una grande vittoria!
I nostri membri nel direttivo sono: Mario Iavazzi (Bologna), Aurelio Macciò (Genova), Maria Pia Zanni (Napoli), Nico Vox (Milano) e Erminia Bellina (Trieste).
Nella commissione verifica poteri, nella quale era presente il compagno Vox, abbiamo sottoscritto il verbale nel quale si certificava il numero degli accreditati presenti nelle tre giornate del congresso ma poi abbiamo rilasciato una dichiarazione nella quale abbiamo evidenziato che la sottoscrizione di quel verbale non certificava il congresso in coerenza con quanto denunciato in tutte le sedi, comprese le diverse commissioni di garanzia territoriali e nazionale. Vi invieremo la scansione della copia di questa dichiarazione formale rilasciata in commissione.
Infine ci sono stati gli ordini del giorno presentati da noi che allego: uno contro la repressione dei movimenti e del conflitto (no tav, no muos ecc.) presentato da Dafne Anastasi della Lombardia; uno contro l’accordo sulla rappresentanza presentato da Lucia Soliani dell’Emilia Romagna; uno contro il Governo Renzi presentato da Armando Morgia del Lazio e infine uno per il salario minimo garantito presentato da Nico Maman dell’Emilia Romagna. Tutti gli OdG hanno visto un sostegno maggiore rispetto alla nostra delegazione, raccogliendo più o meno i voti di quelli che hanno votato contro alla proposta di voto per urne separate.
Al documento politico presentato dalla maggioranza, che assumeva anche la relazione della Dettori e le conclusioni della Camusso, abbiamo fatto una dichiarazione di voto contraria (che allego) e i voti contrari sono stati solo i nostri.
Infine nel Direttivo Nazionale riunitosi subito dopo ho fatto una dichiarazione contraria a nome de IL SINDACATO E’ UN’ALTRA COSA alla candidatura della Dettori, votazione che ha ottenuto 6 voti contrari e 12 astensioni.
Vi allego la dichiarazione contraria al documento politico conclusivo, gli ordini del giorno e la dichiarazione a verbale rilasciata in Commissione Verifica Poteri.
L’esito del voto sugli ordini del giorno presentati da noi è stato il seguente:
Contro il governo Renzi respinto con 30 voti a favore e 6 astenuti.
Contro il Testo Unico sulla rappresentanza respinto con 21 a favore e 3 astenuti
Per il Salario Minimo Garantito respinto con 38 voti a favore e 9 astenuti
No alla repressione del conflitto respinto con 35 voti a favore e 8 astenuti.
Mario Iavazzi
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